Quando la visione del regista spesso non coincide con quella della produzione.
Non è mai bello quando devi lavorare ad un film e le volontà dall’alto lo riarrangiano in post-produzione per esigenze di marketing o di censura.
È come lavorare ad una torta e poi ti viene detto “No, devi rifarla da capo, è brutta“. Distrugge il morale e fa provare tanto ma tanto risentimento nei confronti di chi ha detto questa cosa. Però, talvolta, quando un progetto non è così bello quanto pensi, certi cambi in post salvano il film, anche se ciò va contro la volontà del regista.
Quindi ecco alcuni film che sono stati modificati pesantemente dalla post-produzione, a volte in bene, altre in male.
C’era Una Volta in America
L’ultimo film di Sergio Leone, considerato da tutti il suo capolavoro. Oggi in circolazione, anche grazie ai figli di Sergio Leone, Martin Scorsese e la Cineteca di Bologna, esiste una versione da 4 ore e 6 minuti, ma non è stato sempre così.
La storia della post-produzione di questo film è un’epopea incredibile. Inizialmente Leone fece un montaggio di 10 ore circa, per poi passare a 6 ore. Il piano di Leone era di fare due film da 3 ore ciascuno, ma gli studios l’hanno incentivato a tagliare di più, principalmente perché Novecento di Bertolucci, diviso in due parti, fu un flop.
Con un po’ di fatica riuscirono ad arrivare ad una durata di circa 4 ore e 29 minuti, che poi tagliò di 40 minuti per la distribuzione, arrivando alla durata di 3 ore e 49 minuti che è quella che viene considerata la versione autentica del regista.
Ma non è questo il motivo per cui è sulla lista: in America la compagnia di distribuzione The Ladd Company prima tagliò leggermente il film per ottenere un rating “R”, ovvero “Vietato ai Minori di 17 anni non accompagnati”, ma, vedendo che le prime reazioni erano negative, anche a causa della violenza del film e del fatto che i cinema non potevano proiettare più volte il film in una giornata, presero una decisione drastica.
Tagliarono ancora di più senza chiedere nulla a Leone e fecero un errore gravissimo: rimontare il film in ordine cronologico. Capite benissimo che in un film incentrato sui flashback, una roba simile vanifica lo scopo. Con questi tagli e con questo montaggio di 2 ore e 19 minuti il film fu, prevedibilmente, un flop. Un vero peccato.
American History X
Sembrerà strano, ma questo film effettivamente non corrisponde alla visione originale del regista Tony Kaye ed è effettivamente un prodotto che il regista si è rifiutato di visionare per molto tempo.
Il primo montaggio del film fu consegnato in tempo ed entro i costi, ma la New Line Cinema, la casa di produzione, chiese di cambiare alcune cose. E fu così che iniziò uno scontro senza confini.
Edward Norton lo aiutò per il rimontaggio, un’esperienza che Tony non gradì (tanto che si fece male ad una mano dando un pugno al muro), e questa seconda versione, più lunga di 40 minuti, piacque agli studios e all’audience. Ma non a Tony Kaye che screditò pubblicamente gli studios e Norton. Tentò perfino di rimuovere il suo nome e anche di fare causa alla New Line Cinema e la Directors Guild of America, fallendo in entrambi i fronti.
Solo nel 2007 ha effettivamente visto il film e ha ammesso di aver sbagliato nelle sue azioni.
Blade Runner
La storia della post-produzione di questo film e delle sue molteplici versioni è leggendaria. Non ci sono una o due versioni differenti del film, ce ne sono ben sette.
La prima viene definita Workprint Version, ed è la prima versione del film. Questa non venne accolta bene dal pubblico, spingendo gli studios a modificarla in post-produzione. Successivamente c’è la seconda versione, la San Diego Sneak Preview, che contiene alcune scene inedite.
La terza versione, la Domestic Cut, contiene le varie modifiche successive alla Workprint, ma esiste solo in Nord America. Quella uscita nel resto del mondo, la International Cut, contiene scene violente assenti nella Domestic. Una quinta versione, la US Broadcast, è praticamente una versione censurata del film atta alla trasmissione in TV.
Troviamo poi la Director’s Cut, fatta da Ridley Scott e Micheal Arick, un restauratore di film. Questa versione contiene varie modifiche sostanziali, rimuovendo la voce fuori campo presente nelle altre versioni, facendola effettivamente tornare ad una versione più simile alla Workprint.
Ed infine troviamo la settima ed ultima versione: la Final Cut. Questa è la versione finale del regista e dove Ridley Scott ha avuto totale libertà artistica. Le differenze con la Director’s Cut sono veramente minime e si possono citare dei restauri per le immagini e l’audio.
Commodoriani, conoscete altri film con una storia di produzione o post-produzione così travagliata? Fatecelo sapere qui sotto nei commenti.
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