Benvenuti alla nostra nuova rubrica settimanale chiamata Sakuga Week, nella quale prendiamo brevemente in esame alcune delle migliori animazioni della serie TV anime stagionali. Ad aiutarci in quest’ardua impresa sarà il buon FAR del sito FARfromAnimation.
Fugou Keiji Balance:UNLIMITED #ED
Animatore: Toshiyuki Tsuru
Matteo: Dopo avercelo praticamente urlato contro per un episodio intero, c’è un messaggio importante che tutti abbiamo sicuramente afferrato dopo la visione del primo episodio di Fugou Keiji Balance:UNLIMITED, ovvero che Daisuke Kanbe è un pezzo di m... tipo particolarmente odioso. Sarà per il suo atteggiamento altezzoso, per il suo particolare modo di risolvere i problemi o per la quantità di zeri del suo conto in banca, fatto sta che bisognerebbe avere le bende sugli occhi per non notare lo sforzo che la serie ha impiegato per presentarcelo nella peggiore (o migliore, scegliete voi) maniera possibile. Eppure, se non ci fossero stati questi primi venti minuti a farlo, sarebbe bastato questo brevissimo spezzone dell’ending per darci un’idea chiarissima del personaggio. Nata direttamente dalla matita del leggendario Toshiyuki Tsuru, questa camminata racchiude al suo interno un fascino che nessuno dovrebbe darsi il lusso di perdere. E quindi eccovela qui.
Sarebbe sin troppo semplice aggrapparsi all’indiscussa capacità dell’animatore di conferire alla sua creatura una realisticità più che notevole. E, attenzione, dovremmo farlo, però se ci limitassimo a questo non staremmo cogliendo il vero fulcro della questione. Perché vedete, se c’è un aspetto che riesce a rendere così espressiva una semplice figura nera che si muove, quello è proprio l’enorme quantità di informazioni che, banalmente, il suo semplice movimento riesce a trasmettere. Ecco, è questo il punto; la magia di Toshiyuki Tsuru. Non la celebrazione fine a se stessa della realtà, riprodotta nel suo più piccolo e complesso dettaglio, bensì l’utilizzo del realismo come strumento per condividere un messaggio.
Insomma, non sarà questo articolo a farvelo notare, ma quella non è di certo una camminata qualunque. In quel modo lì si muove soltanto chi crede di avere in mano le sorti del mondo. Osservate la scioltezza dei suoi movimenti, il ritmo serrato e il piccolo calcetto in avanti che scandiscono ogni singolo passo del personaggio. Per Daisuke Kanbe camminare sembra quasi un mini-gioco; un’attività che, anche attraverso la postura, tradisce una sicurezza di sé ed una calma completamente ingiustificate in quel contesto. Suvvia, ditemi se non c’è miglior riassunto di quanto visto che rappresentare Daisuke mentre se ne sbatte altamente del lavoro che dovrebbe svolgere.
Listeners #OP
Regia, storyboard, key animation, inbetween check: Shinpei Kamata
FAR: Chi si sarebbe mai aspettato che un character designer di second’ordine, conosciuto soprattutto per le sue ferree correzioni in qualità di supervisore delle animazioni, ci avrebbe deliziato con il genere di debordante opera che potremmo aspettarci soltanto da un Kiyotaka Oshiyama o da un Mitsuo Iso?
Non sto esagerando, badate bene. Il post di Ashita contenente quello che è l’apice creativo della carriera di Kamata fino ad oggi detiene il record per il maggior numero di tag contenutistici dell’intera sakugabooru. Tra voluminosi effetti di fumo alla Takashi Hashimoto, piccoli momenti di recitazione dannatamente struggenti, continui riferimenti alla cultura musicale pop statunitense arricchiti da deliziose coreografie e corse pazze dal realismo mozzafiato, Kamata dà prova di non essere soltanto un maestro dell’espressività facciale come esperto direttore delle animazione ma anche di esser divenuto uno scrupoloso teorico della messa in scena ritmata e, senza troppi giri di parole, uno dei grandi animatori attualmente in attività. Un animatore così meticoloso che decide di utilizzare persino tecniche non convenzionali per ottenere il massimo controllo dell’output visivo.
Il paragone con Mitsuo Iso, maestro del “chi fa da sé fa per tre”, infatti non è certo un caso. Kamata infatti decide di prendersi cura anche di correggere e modificare personalmente gli inbetween frames evocando così in molte sequenze un timing che ricorda addirittura le sperimentazioni a rotoscopio. Percepisco questo piccolo gioiello, all’interno di una serie purtroppo fin troppo statica, non come un atto rivoluzionario da parte dell’artista quanto come il coronamento di un già sedimentato approccio che però questa volta decide elevare qualitativamente attraverso un aumento delle sue responsabilità personali e delle mansioni di pre-produzione. Sarebbe meraviglioso poter acquistare un artbook dedicato ai materiali di produzione della sigla per poter apprezzare appieno la cura maniacale di quello che a tutti gli effetti è il suo unico creatore.
Gleipnir #1
Animatore: ?
Matteo: L’ultima volta che vi abbiamo parlato di Gleipnir l’abbiamo fatto nei nostri consigli stagionali. Per l’occasione ci eravamo lasciati con alte aspettative, almeno per i primi episodi, e va detto che queste sono state più che soddisfatte. Come anticipato, il design di Takahiro Kishida ha enormemente addolcito l’impatto dello spettatore sulla serie, presentando dei personaggi costituiti da un consistente numero di linee volte ad arricchire il loro aspetto. E con “aspetto” non intendo meramente il volto, ma anche i loro capelli e indumenti. Fateci caso.
La cosa che sorprende più di tutte, però, è la cura che è stata posta nel farle muovere, queste linee. Perché si, abbiamo appurato che Gleipnir ha dalla sua dei personaggi disegnati in maniera ben dettagliata, ma ciò da solo non sarebbe stato sufficiente a fargli fare il figurone che ha fatto. Per una serie che, almeno in questa fase, punta parecchio sulla sua energia erotica, concentrarsi sul proporre in maniera affascinante anche il più comune dei loro gesti è stata sicuramente la scelta giusta per accentuare al meglio i pregi che la storia ha da offrire. Però mi dispiace, oggi non siam qui a parlare di “quella parte”. Piuttosto, concentriamoci su quanto state vedendo qui sopra.
Spesso nella community si tende a dare attenzione soltanto alle scene d’azione più sbalorditive, come alle super mega mosse ultra finali dei nostri personaggi preferiti. La verità, però, è che quello del character acting è un mondo tanto sottovalutato quanto importante e meritevole d’attenzione. E poche storie, questo breve ma intenso colloquio tra Shuichi e il suo insegnante ne è indubbiamente la prova.
Senza considerare alcuni brevi stacchi, siamo praticamente di fronte a quaranta, ininterrotti secondi di ottime animazioni. La scena di per sé non ha una qualche cruciale importanza sul piano narrativo. Piuttosto, essa funge da espediente per darci più informazioni sui personaggi. Informazioni che però vengono accompagnate da movimenti ritratti con grande scrupolosità. Il modo in cui Shuichi aggiusta la sua postura e poggia delicatamente le mani sulle sue gambe dimostra chiaramente la sua natura mansueta e insicura, mentre la rilassatezza del professore è facilmente identificabile persino guardando la scena senza audio. Come non parlare, poi, della cura che è stata posta nel riprodurre gli effetti del vento sui capelli del professore. Fantastico.
Nami yo Kiite kure! #01
KA: Hironori Tanaka e Nozomu Abe (Presumed)
FAR: La linea che separa la ricerca del realismo con il desiderio di espressività in animazione è sottile quanto una ragnatela argentea. E lo diventa ancora di più quando si parla di un cartone che fa della voluminosa recitazione e dei ricchi design il proprio punto di forza visivo ma che necessita comunque di alcuni momenti di puro divertissement esagerato. Abe e Tanaka, compagni di mille avventure che però negli ultimi anni si erano un po’ persi di vista, tornano alle origini con il divertentissimo scontro tra la nostra energica protagonista ed un pericolosissimo orso dell’Hokkaido, anatomicamente credibile ma accompagnato da stilosissimi effetti 2D che però nel misurato universo grafico di Hiroaki Samura paiono provenienti da chissà quale cartone per bambini mattutino.
Tanaka, come suo solito, ha un approccio peculiare nella gestione del peso e nel posare i suoi personaggi. Seppur i movimenti di Midare siano assolutamente improbabili, cerca sempre di far comprendere allo spettatore da dove proviene la forza con la quale salta e si dimena. Abe, FX animator duro e puro, invece, si concentra molto di più sul rapporto tra movimenti dei protagonisti e l’ambiente circostante. È indubbiamente una scelta ragionata che la fase costruttiva dello scontro sia stata affidata a TNK, il quale lavora su ritmi più ponderati ed eleganti. Così come lo è affidare la sua conclusione ad Abe, che punta quasi completamente sulla spettacolarità fornendo alla divertentissima sequenza un finale col botto al limite del ridicolo.
Purtroppo i due, oramai veri e propri veterani dell’animazione televisiva, sembrano non essere altro che delle guest star per nulla legate alla produzione. Tuttavia, come vedremo anche nelle prossime settimane, Sunrise non difetta per nulla di talenti in-house pronti a dare il cambio a questi valorosi eroi.
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