Ecco la nostra recensione di Bleeding Edge!
Sono passati ormai quattro anni da quando Overwatch, titolo targato Blizzard, faceva il suo debutto nelle case di tantissimi videogiocatori. Quattro anni in cui il genere “hero shooter” ha proliferato, generando titoli su titoli che in maniera più o meno riuscita tentavano di riproporre il sistema di gioco che vedeva protagonisti Tracer, Winston e compagni. Ancor prima di PUBG, Fortnite e delle battle royale infatti era quello il genere di punta, capace di attrarre milioni e milioni di videogiocatori. L’affezione del pubblico generalista a questa “nuova” tipologia di gioco è andata via via scemando, venendo, come già anticipato, sostituita dal fenomeno delle battle royale. Tuttavia, nonostante tale disaffezione, Overwatch è ancora oggi uno dei titoli più giocati sulla scena competitiva e non; sarà per questo che Ninja Theory, studio di sviluppo recentemente passato sotto l’egida di Microsoft, ha deciso di sviluppare Bleeding Edge, titolo che riprende alcuni dei canoni propri degli hero shooter, rimescolandoli ed innovandoli sotto alcuni punti di vista. Dimenticate infatti la componente shooter, dato che a differenza di Paladins ed Overwatch, Bleeding Edge si basa interamente su scontri corpo a corpo; possiamo dunque definirlo un “hero brawler“. Dopo un lungo periodo di beta, Bleeding Edge è finalmente sbarcato su PC ed Xbox One, e, ringraziando Microsoft per averci fornito un codice della versione completa del titolo, siamo finalmente pronti a dirvi la nostra. Sarà riuscita Ninja Theory a creare un instant classic? Scopriamolo insieme!
Personaggi e setting
Prima di addentrarci all’interno delle meccaniche proprie di Bleeding Edge vale la pena soffermarsi brevemente sul setting e sui vari personaggi che compongono il roster di combattenti da controllare. Il titolo è ambientato in un futuro non troppo lontano, in cui è stata instaurata una sorta di dittatura da parte degli Stati, che controllano la popolazione in maniera piuttosto rigida grazie anche all’aiuto delle forze di polizia. In questa macabra cornice, un gruppo di ribelli che risponde al nome di Bleeding Edge organizza degli scontri clandestini a squadre, che vedono protagonisti dei guerrieri che hanno impiantato all’interno del loro corpo degli upgrade cibernetici, capaci di donare agli stessi particolari e non comunissime abilità. Tali scontri arrivano a diventare un vero e proprio fenomeno underground, essendo questi gli unici atti di vera ribellione nei confronti dell’oppressione governativa, ed arrivano quindi ad attirare “atleti” da tutto il mondo, vogliosi di dare sfoggio alle loro abilità. Questo è essenzialmente il setting di Bleeding Edge che, come è ovvio che sia, non è altro che un mero pretesto utile a giustificare gli scontri che vedranno noi ed il combattente da noi scelto come protagonisti. Appare dunque chiaro come, a differenza di Overwatch, Ninja Theory non abbia voluto spingere più di tanto sulla lore del gioco, ritenuta evidentemente superflua dal team di sviluppo, che, come vedremo, ha preferito concentrarsi di più sugli 11 combattenti (con un ulteriore lottatore in arrivo) che vanno a comporre il roster iniziale del titolo. Ognuno di essi infatti ha una backstory abbastanza approfondita, che chiarisce e per certi versi giustifica la loro presenza nel circuito delle lotte clandestine dei Bleeding Edge. Anche il design degli stessi è particolarmente ben riuscito nonchè fortemente identitario, capace di rapire subito gli occhi e la mente del giocatore; in alcuni casi tuttavia, in particolare in un paio, ci è sembrato che alcuni personaggi fossero delle copie sbiadite di quelli, meravigliosi, già visti in Overwatch. Un vero peccato che, al momento del lancio, i personaggi siano solo 11; una maggior varietà avrebbe sicuramente spinto l’utenza ad alzare il livello di attenzione rivolta nei confronti di questo titolo, che dal punto di vista del setting e della “lore” dei vari personaggi non raggiunge vette d’eccellenza, ma è sicuramente ben sopra la sufficienza.
Gameplay ottimo, ma poca carne al fuoco
Passiamo ad analizzare adesso la vera e propria colonna portante di Bleeding Edge, il gameplay. L‘impianto ludico targato Ninja Theory non delude le attese dei tanti giocatori che ripongono fiducia nella software house, che ha saputo sfornare ancora una volta un titolo divertente e particolarmente curato, che tuttavia avrebbe necessitato di qualche contenuto in più per spiccare nel mare di titoli multiplayer online only presenti attualmente sul mercato. Il gioco introduce le sue meccaniche con un lungo ed approfondito tutorial, utile ad apprendere tutti i comandi di base ed il gameplay, oltre che ad illustrare le peculiarità delle tre tipologie di combattenti disponibili, divisi come sempre in damage dealer, tank e support. Prendere la mano ed apprendere i comandi di gioco è particolarmente semplice, grazie anche all’ottima implementazione dei comandi sul controller, che risulta essere necessario e fondamentale per giocare a Bleeding Edge, e ad alcune trovate incredibilmente intuitive ed efficaci, come ad esempio la possibilità di castare un’abilità su se stessi premendo due volte il tasto ad essa adibita. Potremmo infatti definire l’opera di Ninja Theory come un titolo easy to learn, hard to master, poichè se acquisire familiarità con il gameplay e con il sistema di controllo risulta essere semplice ed intuitivo, lo stesso non si può dire per ciò che riguarda la padronanza dei personaggi e delle loro abilità, dei parry e così via. Ogni personaggio infatti è totalmente diverso dall’altro sia per mobilità, sia per modalità di attacco, sia per potenza, e padroneggiare alla perfezione uno dei membri dello scarno roster del gioco risulterà particolarmente arduo e complicato; concatenare le sue abilità ed apprendere il loro, corretto timing oltre che i loro effetti non sarà dunque un gioco da ragazzi, e sarà dunque necessario passare un bel po’ di ore di gioco in compagnia di questi folli lottatori. In ogni caso, una volta padroneggiate le basi, vi ritroverete davanti ad un titolo indubbiamente divertente, che tuttavia soffre di alcuni problemi legati in particolare ai contenuti ed al ritmo di gioco. Infatti le modalità di gioco presenti al momento sono solamente due: una classica “conquista l’obiettivo” ed un’altra in cui invece dovremo raccogliere dei globi di energia sparsi per la mappa per poi depositarli in appositi punti di raccolta. In entrambe le modalità guadagneremo punti sia dopo ogni uccisione di un membro della squadra avversaria, sia dopo aver completato gli obiettivi richiesti dal gioco stesso. Queste due modalità di gioco tuttavia, per quanto divertenti, soffrono di alcuni sbalzi di ritmo tutt’altro che banali, vivendo una sorta di dualità: da un lato infatti vi è la frenesia degli scontri corpo a corpo, che offrono momenti di pura esaltazione, dall’altro invece vi sono dei momenti morti abbastanza lunghi, dettati in particolare dallo spostamento da un lato all’altro della mappa e dalla lunghezza delle partite stesse, che dovrebbe essere sicuramente rivista dagli sviluppatori in quanto da vita a momenti morti che fanno inevitabilmente calare la qualità delle partite nonchè l’attenzione del giocatore. Non bastano infatti i vari potenziamenti disseminati nella mappa a rendere i momenti lenti meno noiosi. La mancanza di contenuti, come già anticipato, si fa sentire anche con riguardo ai lottatori, presenti in numero troppo esiguo al momento del lancio del gioco. Da rivedere anche le varie arene, piuttosto piatte ed anonime. Tale mancanza di contenuto è essenzialmente il maggior problema di Bleeding Edge: 11 lottatori, per quanto vari e ben congegnati e 2 sole modalità di gioco, per quanto divertenti, non bastano per poter pensare di impensierire competitor molto più strutturati ed in giro da molto più tempo.
Quanto stile, con alcuni difetti
Passiamo infine ad analizzare il lato tecnico ed artistico di Bleeding Edge. Il titolo sfornato da Ninja Theory ha infatti uno stile particolare, ben definito, che richiama alcuni elementi cyberpunk unendoli alla cultura underground; questo mix da vita a personaggi stilisticamente spettacolari, belli da vedere e caratterizzati ed animati alla perfezione. Purtroppo però, all’eccellenza stilistica di Bleeding Edge fanno da contraltare una veste grafica non particolarmente spettacolare e pulita e delle arene davvero troppo anonime, prive di qualsivoglia caratterizzazione e piuttosto scialbe anche in quanto a texture e colori. Alla veste grafica piuttosto altalenante si uniscono anche alcuni problemi relativi al frame rate, che risulta essere parecchio ballerino anche su PC di fascia alta e su Xbox One X. Tali incertezze non sono giustificabili data la potenza di calcolo della console Microsoft. Interessante all’inizio e scialbo poi l’accompagnamento musicale degli scontri, che addirittura in alcuni frangenti risulta essere totalmente assente.
In conclusione..
Bleeding Edge è un titolo che attualmente non può essere giudicato in maniera definitiva. I personaggi ed il gameplay del titolo targato Ninja Theory sono spettacolari, divertenti, e sapranno dare tante soddisfazioni a chi avrà la voglia e la pazienza di padroneggiare questo singolare sistema di gioco. Tuttavia un lato tecnico ingiustificatamente poco curato ed una mancanza di varietà nei contenuti previsti fanno di questo titolo un grosso vorrei, forse posso, ma non ora. Perchè Bleeding Edge ha tutte le premesse per diventare uno dei titoli multiplayer più giocati dai gamer che amano il multiplayer online, ma deve ancora fare molta strada per poter pensare di competere contro il mostro sacro del genere, rappresentato al momento da Overwatch e nel prossimo futuro, probabilmente, da Overwatch 2. Essendo dunque Bleeding Edge un titolo in divenire, preferiamo non esprimerci in termini numerici, evitando di dare un voto al gioco. Vi ricordiamo che se siete incuriositi potete scaricare il titolo su Xbox One e PC sia acquistandolo, sia sottoscrivendo un abbonamento ad Xbox Game Pass.
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