I più famosi smart speaker (Amazon, Apple, Google, Microsoft) sono stati messi alla prova.
Una ricerca dell’Imperial College of London e della Northeastern University del Massachusetts ha controllato se questi dispositivi ci spiano o meno. Sempre più presenti nelle case di molte persone, sono comparsi in uffici e luoghi pubblici date le loro forme poco invadenti e ai servizi offerti. Grazie alle loro funzioni si sono ritagliati una parte nelle nostre vite: gestione delle playlist musicali, informazioni sul meteo o il controllo delle luci, solo per citarne alcune.
Ma qualcuno si è chiesto: sono attivi solo quando li “chiamiamo”? Una domanda simile era già stata posta qualche mese fa (ne avevamo parlato qua) ma visto l’espandersi del fenomeno è bene fare chiarezza.
I ricercatori sono partiti dal fatto noto a molti, ovvero che questi dispositivi si attivano anche con altre parole simili a quelle chiavi di Siri, Alexa, Cortana e Google Assistant. Per questo hanno messo alla prova i vari smart speaker con un test di sensibilità: trasmettendo delle serie tv disponibili su varie piattaforme online hanno registrato le attivazioni improprie. Ecco la lista dei partecipanti e le loro parole chiavi:
- Google Home Mini 1st generation: Ehi/Ok/Ciao Google;
- Apple Homepod 1st generation: Ehi Siri;
- Harman Kardon Invoke di Microsoft: Cortana;
- 2 Amazon Echo Dot 2nd generation: Alexa, Amazon, Computer, Echo;
- 2 Amazon Echo Dot 3rd generation: Alexa, Amazon, Computer, Echo;
Il setting dell’esperimento
Gli speaker sono stati isolati ed affiancati da dei microfoni che registravano ciò che veniva detto, una telecamera per captare le attivazioni dei led, una cassa per l’audio delle serie tv e un wifi access point per controllare gli accessi degli speaker a internet.
Le serie utilizzate erano delle più varie; per citarne alcune abbiamo The Office, Riverdale, Grey’s Anatomy, Friday Night’s Tykes, Big Bang Theory e The West Wing. E qui inizia la maratona di 125 ore delle serie tv. I ricercatori hanno monitorato continuamente le attivazioni, ripetendo il test ogni volta che uno degli speaker si attivava con una parola diversa da quella chiave (non sono state conteggiate le attivazioni dovute alle parole chiavi pronunciate nelle varie puntate).
I risultati lasciano qualche perplessità
I dispositivi non sono costantemente attivi e si attivano solo tramite riconoscimento vocale (che come vedremo non è perfetto) per un periodo di tempo variabile per ogni smart speaker. Le attivazioni medie oscillano da 1.5 a 19 volte nell’arco di 24 ore con l’Homepod e Cortana al primo posto, seguiti da Echo Dot Serie 2, Google Home Mini e Echo Dot Serie 3 che risulta quindi il più “preciso“; le attivazioni però non sono costanti, probabilmente a causa della diversa pronuncia o tono utilizzato o per la capacità degli speaker di imparare dai propri errori.
In linea generale non sembra ci siano serie tv più capaci di altre nel provocare una reazione, se non per il numero di dialoghi presenti che ovviamente aumenta il rischio di attivazioni improprie. Riguardo alla privacy, i dispositivi con il periodo di registrazione maggiore sono risultati Echo Dot Serie 2 e Harman Kardon Microsoft con tempi da 20 a 43 secondi, mentre Google e Echo Dot 3 sono stati sul chi va là solo per 6 secondi.
Aggiungono che spesso le reazioni degli smart speaker erano dovute a parole molto simili ai comandi. Parole come “They” oppure la lettera A seguiti da una parola con la G per quanto riguarda Google Homepod, mentre per Alexa erano le parole con la K o con suoni simili come “exclamation” o “kevin’s car“. Siri reagiva a “they very” o “hey sorry“. Cortana invece subisce il fascino delle parole che iniziano per Co come “colorado“, “consider” o “coming up“. Insomma, i risultati di questa ricerca non dichiarano un vincitore assoluto. Ma tranquillizzano un poco gli animi.
Cosa ne pensate, avreste condotto diversamente l’esperimento? Conoscete altre parole trigger in italiano? Lasciate un Hey CZ nei commenti e fatecelo sapere!
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