In quest’articolo ho intenzione di consigliarvi tre anime che fanno del dramma il proprio tratto distintivo; quei tipi di serie che hanno l’intento, fin da subito piuttosto palese, di commuovere lo spettatore e portarlo alle lacrime.
Prima di iniziare, però, mi sembra doveroso fare due premesse:
1) Questa è una lista soggettiva. Non sto dicendo che questi siano gli anime drammatici migliori in assoluto, ma solo quelli che, secondo me, meriterebbero tranquillamente di rientrare in tale categoria.
2) Non troverete titoli particolarmente conosciuti come Shigatsu wa kimi no uso, Clannad e Anohana, perché, appunto, sono piuttosto noti fra gli appassionati, e chi ama il genere li avrà di sicuro già visti.
Ho voluto inserire degli anime un po’ più sconosciuti in questa lista, di cui si è sentito parlare abbastanza poco, in modo da dare un po’ di risalto ad alcune grandi opere rimaste, purtroppo, semisconosciute alla massa.
Detto ciò, possiamo partire!
TOKYO MAGNITUDE 8.0
INTRODUZIONE
I terremoti sono tra i fenomeni naturali più devastanti di questo pianeta, i quali hanno il potere di radere al suolo intere città e causare innumerevoli vittime. Il Giappone, purtroppo, è un paese molto afflitto da tali calamità che, nel corso degli anni, hanno provocato molti danni, feriti e morti.
Dovendo convivere con ciò, i giapponesi hanno preso parecchie contromisure per difendersi, sopratutto grazie alla costruzione di edifici appositamente progettati per resistere alle scosse.
Tuttavia, nonostante i terremoti siano un fenomeno abbastanza comune, il Giappone lo ha affrontato come tema in pochissime opere, almeno per quanto riguarda l’animazione.
Tokyo Magnitude 8.0 è una di queste, un anime che simula un terremoto di magnitudo 8.0 che colpisce improvvisamente la città di Tokyo.
COMMENTO
Creata dopo attenti studi sull’argomento, la serie risulta pregna di un quanto mai opportuno realismo, necessario per immergere lo spettatore nella tragedia vissuta da due piccoli fratelli che, all’improvviso, si ritrovano in una città rasa al suolo, con edifici distrutti, feriti e morti ovunque.
Con simili premesse, è ovvio il perché l’appellativo di anime drammatico le calzi a pennello.
Yuuki e Mirai (questi sono i nomi dei nostri protagonisti), due bambini che si imbattono in una vera tragedia durante quella che doveva essere una semplice gita.
La serie è piuttosto corta, ci sono appena 11 episodi, quindi si arriva al punto molto velocemente, senza dilungarsi troppo e diventare stucchevole.
Il tema principale è trattato in maniera impeccabile; gli studi condotti dalla produzione si sono rivelati fruttuosi, dato che stupisce non poco il grande realismo che permea tutta la serie. Tutto è riproposto in modo che sembri il più possibile fedele alla realtà: le scosse di assestamento, cercare riparo, evitare luoghi pericolanti, convivere con il terrore che il terremoto possa tornare e la possibilità di morire sempre dietro l’angolo.
I disegni non sono granché, ma rimangono comunque funzionali alla narrazione; le animazioni sono discrete e i personaggi abbastanza buoni, il cui forte legame viene approfondito gradualmente durante il loro viaggio di ritorno verso casa.
Le scene drammatiche si susseguono quasi ininterrottamente, fino ad arrivare all’indimenticabile finale in cui l’essenza dell’anime raggiunge il suo culmine.
Un finale che colpisce nonostante la prevedibilità e che, secondo me, consacra Tokyo Magnitude 8.0 come una serie da vedere assolutamente, qualora amiate questo genere.
EF: A TALE OF MEMORIES/MELODIES
INTRODUZIONE
Questo è sicuramente l’anime più particolare che troverete in questa lista; non è molto conosciuto dal grande pubblico, ma parecchio interessante, sopratutto dal punto di vista visivo.
La serie è composta da 2 stagioni (EF: a tale of memories e EF: a tale of melodies) e narra le vicende di un gruppo di ragazzi molto diversi tra loro, ognuno alle prese con problemi sentimentali e le classiche difficoltà degli adolescenti.
Non ha una vera e propria storia lineare, dal momento che sono proprio le vicende dei vari personaggi a dare vita alla trama. Questo, però, non deve darvi un’idea sbagliata; Ef è ben lungi dall’essere la tipica commedia romantica, poiché tratta temi molto più maturi ed ha un’aria di forte drammaticità per tutta la durata.
COMMENTO
Le due stagioni, ovviamente, sono collegate fra loro, ma in una forma che non vi aspettereste, visto che alternano presente e futuro, creando un intreccio ben riuscito e mai troppo confusionario.
Non c’è un protagonista principale, o almeno non solo uno; Ef è piuttosto corale, e i vari personaggi hanno, più o meno, la stessa importanza, nonostante alcuni siano più interessanti e approfonditi di altri.
I temi trattati sono molti; l’abbandono, il lavoro, il lutto, la solitudine, la perdita dell’identità e l’abuso minorile sono solo alcune delle tematiche che la serie affronta in maniera intelligente e sincera, senza mai sminuirne l’importanza.
L’opera è stata realizzata dallo studio Shaft, quindi potete già aspettarvi un comparto grafico decisamente originale. Siamo lontani anni luce dalla saga Monogatari, ma questo talentuoso studio aveva dimostrato, già con Ef, la sua bravura e originalità nella messinscena.
L’ottima regia di Shin Oonuma accompagna efficacemente una storia assai dolorosa e molto più matura rispetto alla media; ad esempio, pochissime altre serie anime hanno trattato così bene il delicato tema dell’abuso su minori. Inoltre, Ef mi resterà sempre nel cuore per avermi mostrato una delle scene più belle che io abbia mai visto nella storia dell’animazione.
La scena in questione avviene nella seconda stagione, ed è qualcosa di sconvolgente dal punto di vista visivo e registico; si tratta di un momento estremamente tragico e cruento, la cui messinscena ne accentua ancora di più la tristezza tramite un uso incredibile dei disegni, dei colori e della regia.
L’ho sempre detto e lo ribadisco tuttora: quella scena è da prendere come esempio per dimostrare la forza espressiva dell’animazione. Una cosa così originale, creativa e drammatica non sarebbe mai stata possibile in un film live action, a conferma del fatto che l’animazione è un’arte senza confini, il cui unico limite è la fantasia dell’animatore.
RAINBOW: NISHA ROKUBOU NO SHICHININ
INTRODUZIONE
Bene, su questo titolo cercherò di essere più breve, poiché gli ho già dedicato un intero articolo.
Rainbow è una serie fra le più drammatiche mai create, e ci presenta un insieme di ragazzi alle prese con un vero e proprio inferno sulla Terra: un carcere minorile.
In quel luogo dove, in teoria, dovrebbero essere al sicuro, invece divengono vittime di torture e abusi di ogni sorta. I vari maltrattamenti si susseguono giorno dopo giorno, lasciando pochissimi attimi di pace, mentre l’estremo realismo delle scene turba e commuove lo spettatore, che finisce per sentirsi parte integrante della storia.
Sia l’anime che il suo omonimo manga affrontano tanti temi: fame, solitudine, discriminazione sociale e, sopratutto, la guerra e le sue conseguenze.
COMMENTO
Ambientato nel 1945, ci apre una finestra sulla difficile vita in un Giappone distrutto e ridotto in miseria dopo la sua devastante sconfitta, dove vivere e sempre più difficile, sopratutto per ragazzi come i nostri protagonisti, che vengono considerati alla pari dei rifiuti.
Nonostante tutto questo, però, Rainbow è un anime pieno di una positività piuttosto esplicita; l’autore non si nasconde e cerca di mandare un messaggio forte sull’importanza dell’amicizia, l’unica vera arma che i protagonisti hanno per sopravvivere non solo nel riformatorio, ma anche nello spietato mondo al di fuori di esso.
I protagonisti sono tutti diversi e particolarmente abili in una mansione specifica, il che si rivela parecchio utile; inoltre, mi sembra superfluo dire quanto sia facile provare empatia ed affezionarsi ad ognuno di loro.
Quest’anime è di sicuro uno dei miei preferiti. È una storia semplice, diretta ed efficace, che riesce perfettamente nel suo intento, ovvero trasmettere un messaggio di speranza. Non è sicuramente un anime perfetto, dato che ha dei difetti evidenti (alcune forzature, personaggi un po’ troppo positivi ed altro ancora), ma niente che rovini la visione o ne abbassi troppo la qualità generale.
Rainbow è una storia di amicizia notevole, la quale consiglio non solo di vedere, ma di vivere insieme ai sette carcerati della cella numero sei. Se riuscirete a farvi coinvolgere, potrebbe essere una visone in grado di lasciarvi dentro qualcosa, ve lo posso assicurare.
Se volete un approfondimento un po’ più dettagliato su Rainbow, vi lascio il link del mio articolo in cui ne parlo.
Ringrazio tutti quelli che sono arrivati a leggere fin qui, e spero che, qualora non li abbiano visti, il mio articolo li abbia convinti a dare una possibilità ad uno di questi tre ottimi anime.
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