Ecco a voi la recensione di Dragon Ball Z: Kakarot!
Fermi, fermi. Prima di insultare il sottoscritto, vi chiedo un momento. Il titolo di questa recensione è provocatorio, e necessita di un chiarimento prima che orde di fan di Dragon Ball assetati di sangue decidano di scagliarmi contro una Genkidama. Dragon Ball Z: Kakarot, titolo sviluppato da CyberConnect 2 e pubblicato da Bandai Namco, è finalmente arrivato nei negozi da poco più di una settimana; il gioco, slegandosi dai classici canoni da picchiaduro, è un classicissimo RPG che ci permetterà di rivivere tutta la saga di Dragon Ball Z nei panni di Goku e dei “Guerrieri Z”, facendoci immergere non solo negli storici combattimenti tanto cari ai fan della serie creata da Toriyama, ma anche in tutti quei momenti diventati ormai leggenda, come ad esempio la ormai famosissima “scuola guida” di Goku e Piccolo. Un progetto ambizioso, che tutti gli adepti della saga attendevano con estrema ansia; un progetto che, alla fine dei conti, avrebbe potuto dare molto di più. Un titolo, questo Dragon Ball Z: Kakarot, che se fosse uscito nel lontano 2002, quando il sottoscritto aveva ben 10 anni, sarebbe stato giudicato da me e da tanti altri come il gioco del secolo, come il sogno bagnato di ogni bambino, come il gioco perfetto. Purtroppo però, dal 2002 sono passati ben 18 anni, e molti dei bambini che intorno alle 14 si sintonizzavano su Italia 1 per emozionarsi alla vista di Goku trasformatosi finalmente in Super Saiyan, sono cresciuti; con l’aumentare dell’età aumenta anche la consapevolezza, e quella stessa consapevolezza non può più farci affermare ciò che avremmo pensato da bambini. Dragon Ball Z: Kakarot infatti non è un gioco perfetto. È un buon titolo, che utilizza sapientemente il fanservice per attrarre anche i giocatori più casual, ma è lontano dall’essere un ottimo gioco. Volete scoprire perchè? Continuate a leggere la nostra recensione!
Cha-La Head Cha-La
Analizzare la struttura narrativa di Dragon Ball Z: Kakarot potrebbe sembrare particolarmente semplice, ma così non è. Il titolo targato CyberConnect 2 infatti non fa altro che ricalcare gli eventi delle macro-saghe più importanti di Dragon Ball Z. Si partirà quindi con l’invasione dei Saiyan, rappresentati da Raddish prima e da Vegeta e Nappa, fino ad arrivare allo scontro finale con il malvagio e potentissimo Kid Buu; nel mezzo non mancheranno ovviamente gli scontri con la squadra Ginew, Freezer, gli Androidi e Cell. Ognuna di queste macro-saghe viene raccontata con una discreta precisione e con un ritmo incalzante che vengono meno in alcuni casi proprio per la natura RPG del titolo. Tutti i momenti più iconici di Dragon Ball Z sono stati ricreati da CyberConnect 2 in maniera praticamente perfetta; le sequenze delle varie trasformazioni di Goku, la famosissima Kamehameha Padre-Figlio con cui Gohan si sbarazza di Cell e così via sapranno infatti far esaltare ed emozionare tutti i fan della saga creata da Toriyama, risultando in alcuni casi anche superiori all’anime, che per ragioni meramente temporali offre uno spettacolo visivo meno esaltante rispetto a quello offerto da questo gioco. Oltre alla trama principale non mancano alcune sezioni “secondarie” tratte da episodi filler e non, utili ad immergere meglio il giocatore all’interno del mondo ideato da Akira Toriyama e parzialmente reinventato dai ragazzi di CyberConnect 2. Sotto il profilo dell’aderenza alla trama e della riproposizione della stessa dunque, nulla da dire; il lavoro della software house è infatti incredibilmente curato, risultando un vero e proprio atto d’amore nei confronti dei tanti fan di Dragon Ball che da tempo attendevano un RPG così fedele all’opera originale. Il problema della narrativa di Dragon Ball Z: Kakarot tuttavia sta proprio nella natura RPG del titolo; ripercorrere una storia nota praticamente a tutti in un numero così alto di ore di gioco, pari circa a 50, può far venir meno qualche stimolo ai giocatori più esigenti, anche perchè, come vedremo, il gameplay del titolo non fa assolutamente gridare al miracolo. Certo, un RPG che ripercorre l’intera saga Z non potrebbe durare di meno, data la mole di eventi presenti, ma allo stesso tempo uno snellimento di alcune sezioni sarebbe stato sicuramente gradito per tenere alta un’attenzione che, altrimenti, viene a mancare dopo poco tempo, complice anche come già rilevato la profonda conoscenza della storia nella sua interezza. Nonostante questo problema insito nella natura del gioco però, non possiamo non promuovere il lavoro di CyberConnect 2, che ha saputo portare con maestria la magia di Dragon Ball all’interno di un videogioco, riproponendo in maniera sublime i momenti più emozionanti della saga Z.
Un mondo vasto, ma..
Come già anticipato, a differenza dei vari FighterZ, Budokai Tenkaichi e Xenoverse, Dragon Ball Z: Kakarot non è un picchiaduro, ma un RPG condito da una struttura open world che, ve lo anticipiamo sin da subito, soffre di alcuni problemi. Il mondo di gioco ripropone fedelmente gran parte delle ambientazioni viste nell’anime e nel manga, immerse in una mappa liberamente esplorabile in cui sono presenti le classiche missioni secondarie, alcuni nemici, degli oggetti da raccogliere e numerose attività da svolgere. Il mondo di gioco tuttavia, per quanto enorme, risulta essere terribilmente spoglio: le tante missioni secondarie, utili a far salire di livello i vari personaggi giocabili, sono perlopiù delle fetch quest dal mordente praticamente nullo e le varie attività disponibili, che vanno dalla pesca alla caccia fino ad arrivare alla cucina, non risultano essere altro se non un riempitivo utile a diluire la longevità del titolo. Alcune delle missioni secondarie, come ad esempio quella in cui bisognerà capire chi è il clone di Yamcha che sta seducendo le ragazze di Central City o quella della patente di guida di Goku e Piccolo, sapranno strapparvi un sorriso in quanto ben costruite e divertenti; purtroppo però, tali quest si contano sulle dita di una mano, perdendosi in quel marasma di mediocrità rappresentato dalle restanti, noiose e poco incisive. Anche i vari minigiochi disponibili ci sono risultati eccessivamente piatti; divertenti da giocare la prima volta, magari anche alla seconda, ma nulla più. L’open world, come ogni RPG che si rispetti, è inoltre costellato di nemici “base” più o meno conosciuti, la cui varietà è tuttavia piuttosto risicata: nelle prime ore di gioco infatti troverete solo dei robot della Red Ribbon e dei Saibamen, contro i quali darete vita a scontri tutt’altro che memorabili. Scontri che, in sostanza, sono utili solo a guadagnare qualche punto esperienza ed a raccogliere oggetti e sfere utili alla progressione del personaggio e che mai vi metteranno a dura prova, se non in alcune occasioni. Alcuni dei mob sparsi sulla mappa sono infatti circondati da un’aura oscura, che indica al giocatore che il livello di potenza di questi è enormemente superiore rispetto a quello del PG in uso in quel momento; tali scontri, a volte con versioni potenziate dei nemici normali ed a volte con boss secondari, metteranno a dura prova la vostra pazienza grazie ad un livello di sfida parecchio elevato. La buona riuscita di questi combattimenti vi porterà dunque in dote un elevato numero di punti esperienza ed una conseguente facilità maggiore negli scontri della main quest, che esclusi alcuni rari casi, non ci hanno mai impegnato eccessivamente. Tornando alle sub quest, Dragon Ball Z: Kakarot offre alcuni momenti di puro free roaming tra una saga e l’altra, chiamati “Intervallo“. Durante questi momenti potrete girovagare liberamente per la mappa, scontrandovi con i nemici presenti, completando missioni secondarie e raccogliendo le Sfere Z disseminate in lungo e in largo, utili ad aumentare il livello delle abilità dei personaggi. Durante queste sessioni la pochezza delle quest non riguardanti la storia principale diviene ancor più palese, dato che per procedere saremo costretti a completare incarichi tutti troppo simili a se stessi, fatti di fetch quest e poco altro. Un vero peccato, poichè se Dragon Ball Z: Kakarot avesse avuto una maggior cura di questi elementi tutt’altro che trascendentali in un RPG sarebbe potuto essere un gioco eccezionale, con poche e circostanziate debolezze.
Kamehameha!
Se il mondo di gioco di Dragon Ball Z: Kakarot ci ha convinto poco, lo stesso non si può dire del suo combat system e della sua main quest, colonne portanti di questo titolo. I combattimenti contro i tanti villain di Dragon Ball Z sono infatti spettacolari, bellissimi da vedere e soprattutto da giocare. Il sistema di combattimento ideato per l’occasione da CyberConnect 2 è infatti molto semplice nella struttura, ma allo stesso tempo profondo e variegato, grazie ad una serie di feature non banali e che possono capovolgere rapidamente le sorti di qualunque scontro. Ogni combattimento si svolge in volo, in un’arena piuttosto grande e distruttibile solo in parte grazie o a dei colpi particolarmente ben assestati o grazie a Kamehameha e compagnia. Gli attacchi di base sono relegati ad un tasto, la cui spasmodica pressione darà inizio ad una combo capace di infliggere danni più o meno gravi al malcapitato essere che ha incrociato i potenti Saiyan; un altro tasto è invece dedicato all’utilizzo dei colpi dell’aura, le classiche sfere di energia viste e riviste in ogni titolo di Dragon Ball, utili a colpire i nemici dalla distanza. Vi sono poi pulsanti dedicati alla parata, alla schivata – entrambe da utilizzare sapientemente per avere la meglio durante gli scontri più duri – ed al caricamento dell’aura, che sarà utile sia a scatenare le varie skill in dote al personaggio controllato, sia a sbloccare per breve tempo una sorta di boost alle caratteristiche dello stesso; per sbloccare questo potenziale nascosto bisognerà subire vari colpi che andranno a caricare un’apposita barra presente nell’HUD, che, una volta riempita, vi permetterà di avere per breve tempo piccoli potenziamenti ai danni utili ad infliggere ingenti danni al malcapitato di turno. Tramite la pressione dei dorsali potrete poi accedere a tre sottomenu: il primo relativo agli attacchi speciali, il secondo ai personaggi di supporto ed il terzo alle trasformazioni, finalmente di nuovo presenti durante la lotta. I tanti attacchi speciali disponibili, che abbiamo imparato a conoscere ed amare durante l’intera saga di Dragon Ball Z, sono liberamente personalizzabili tramite un’apposita sezione del menu, e se utilizzate a dovere saranno capaci di ribaltare le sorti di scontri che sembravano altrimenti segnati; attenzione però, gli slot disponibili per questi attacchi sono solo 4, quindi sarà necessario miscelare sapientemente tutti quelli a vostra disposizione per adattarli al vostro stile di gioco. I personaggi di supporto invece saranno delle “evocazioni” utili o a colpire il nemico con una delle loro iconiche mosse o a difendere il nostro personaggio dagli attacchi avversari. Ogni scontro è spettacolare, adrenalinico, divertente, e vi metterà a dura prova soprattutto se il vostro livello di potenza non sarà “over 9000“. Sotto questo punto di vista il lavoro fatto da CyberConnect 2 è veramente ottimo; gli scontri di Dragon Ball Z: Kakarot sono infatti la trasposizione videoludica più spettacolare e fedele dell’essenza di Dragon Ball. Proprio per questo motivo, una maggiore attenzione nei confronti delle altre componenti del titolo sarebbe stata sicuramente graditissima.
Componente ruolistica appena abbozzata
Analizzando la componente ruolistica presente in Dragon Ball Z: Kakarot, dobbiamo fare una doverosa specificazione. Essendo il titolo una fedelissima riproposizione dell’intera saga Z, i ragazzi di CyberConnect 2 si sono trovati imbrigliati all’interno di schemi fissi e difficilmente modificabili; per questo motivo, all’interno del gioco non troveremo equipaggiamento utile a migliorare le statistiche del nostro personaggio e livellando non saremo comunque capaci di acquisire prima alcuni degli attacchi speciali e delle trasformazioni proprie di alcuni cicli narrativi. Per intenderci, anche arrivando da Frieza a livello 100 non saremo comunque capaci di trasformarci già in Super Saiyan. Le uniche possibili personalizzazioni sono dunque quelle riguardanti alcuni parametri del nostro personaggio, che sarà possibile migliorare permanentemente utilizzando consumabili e gustose pietanze cucinate da Chichi. Partendo dalla cucina è doveroso introdurre una simpatica feature semi-gestionale inserita da CyberConnect 2: le Comunità Z. Completando missioni principali e, soprattutto, secondarie otterremo infatti degli emblemi di praticamente tutti i personaggi presenti in Dragon Ball Z, ognuno con una sua specialità. Tali emblemi andranno posizionati su dei tabelloni, le Comunità appunto, divisi per tipologia; il corretto posizionamento dei suddetti viene valutato sia dalla specialità propria dell’emblema (ad esempio, appunto, la cucina), sia dal rapporto che il personaggio dell’emblema ha con gli altri componenti del tabellone. Questa è forse la meccanica più approfondita dell’intero titolo, e grazie ad essa potrete sbloccare numerosi bonus passivi utili a migliorare tutti i parametri del vostro PG. Ognuno di questi potrà essere poi potenziato tramite l’utilizzo delle Sfere Z disseminate lungo tutta la mappa. Come anticipato, molti degli emblemi saranno acquisibili solo con il completamento di missioni secondarie; missioni secondarie che, per fortuna, mostreranno in anticipo la ricompensa prevista per il loro completamento, non lasciando nulla al caso.
Spettacolare da vedere, ma quante imperfezioni
Anche dal punto di vista tecnico il lavoro di CyberConnect 2 vive uno strano dualismo. Il mondo di gioco infatti è ricreato praticamente alla perfezione, così come perfetti e molto belli da vedere sono i modelli poligonali dei protagonisti e dei vari villain. Anche i filmati sono delle riproposizioni fedelissime e per certi versi migliorate delle scene viste in Dragon Ball Z ormai anni ed anni fa; la cura riversata in questa trasposizione dunque c’è e si vede, senza alcun dubbio. Tuttavia l’intero mondo di gioco, eccezion fatta per alcuni edifici ed ambienti, risulta veramente spoglio, rivestito di texture piuttosto anonime e datate che mal si amalgamano con gli splendidi modelli poligonali dei personaggi. Durante la nostra prova, effettuata su PlayStation 4 PRO, non ci sono stati vistosi cali di frame rate, neanche nelle situazioni più concitate, ove gli effetti particellari la fanno da padrona. Ma, nonostante ciò, non abbiamo potuto fare a meno di notare noiosissimi rallentamenti sia in alcuni combattimenti, sia e soprattutto durante i salvataggi che, praticamente, freezano l’intero gioco per una manciata di secondi. Anche il passaggio tra i vari menu risulta eccessivamente ed ingiustificatamente lento; sappiamo che l’hardware delle console dell’attuale generazione è ormai datato, ma tali problemi risultano comunque inaccettabili. Ottimi invece il doppiaggio, da godere sia in inglese che in giapponese, e la traduzione italiana dei dialoghi.
In conclusione..
Dragon Ball Z: Kakarot poteva essere il gioco definitivo, ciò che tutti i fan della serie di Akira Toriyama aspettavano da tempo immemore. Tuttavia così non è, soprattutto a causa di alcune gravi imperfezioni che minano la qualità e la bontà del titolo. Le missioni secondarie lasciano infatti davvero molto a desiderare, così come l’open world, vuoto e poco ispirato sia dal punto di vista ludico che dal punto di vista tecnico. A salvare la baracca ci pensano dei combattimenti che restano fedelissimi all’opera originale e che, per certi versi, la migliorano, risultando questi divertentissimi da giocare, adrenalinici, nonchè visivamente eccelsi. Dragon Ball Z: Kakarot è dunque “solo” un buon gioco, che siamo sicuri farà felici i tantissimi fan della serie disseminati in tutto il mondo ma che, allo stesso tempo, potrebbe essere sconsigliato a chi, da bambino e non solo, è rimasto indifferente rispetto alle gesta di Goku, Vegeta e compagni.
VOTO: 7
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