Nel palinsesto anime della scorsa stagione, uno dei titoli a spiccare maggiormente è stato Carole & Tuesday. Le premesse affinché l’hype lievitasse c’erano tutte: uno studio importante alle spalle (Bones), Shinichiro Watanabe alla regia (Cowboy Bebop, Samurai Champloo) assieme a Motonobu Hori. Quest’ultimo si trova per la prima volta a dirigere una serie per intero, mentre la sceneggiatura è di Aya Watanabe.
In un’epoca dove l’umanità ha colonizzato il pianeta Marte, Carole vive nella metropoli marziana di Alba City guadagnandosi da vivere con lavori saltuari, ma coltivando il sogno di diventare musicista. Un giorno incontra per caso Tuesday, una ragazza benestante appena scappata di casa con solo una valigia e la sua chitarra acustica Gibson, anche lei col sogno della musica. Le due ragazze non lo sanno ancora, ma la loro amicizia rivoluzionerà di lì a poco tutto il campo culturale e musicale, ormai da troppo tempo coltivato unicamente dalle IA.
La componente fantascientifica in Carole & Tuesday
L’insieme di vari elementi sapientemente ben orchestrati tra loro, hanno reso questa serie decisamente meritevole di attenzione. Un incipit dalle tonalità melodrammatiche che rimanda inevitabilmente a serie come Nana, si fonde ad una componente musicale ben più accentuata rispetto a quest’ultima ed una presenza non indifferente di quella sci-fi, a cui tutte le vicende sembrano essere in qualche modo correlate in modo indissolubile. Se quindi da una parte abbiamo la voglia di riscatto e di costruirsi un percorso con le proprie mani (caratteristica tipica e fondamentale di qualsiasi opera musicale classica che si rispetti), dall’altra la componente sci-fi smorza quel senso di già visto e propone un genere che si vede sempre più di rado nelle produzioni moderne, reso tuttavia in modo più fresco e moderno rispetto all’hard sci-fi novantino.
Se tuttavia da una parte mi sento di lodare questa capacità di riproporre qualcosa e di svecchiarlo in un contesto meno pesante e più fresco, dall’altra tutto ciò ha reso l’elemento sci-fi troppo di contorno, quasi del tutto inutile oserei dire. L’impatto della componente sci-fi nel worldbuilding di Carole & Tuesday assume un’importanza irrisoria, non solo da un punto di vista narrativo, ma anche e soprattutto da un punto di vista registico e visivo.
Pochissimi campi lunghi utili a far risplendere l’ambientazione marziana e pochissime attenzioni registiche atte a far risaltare il fatto che questa serie non solo è ambientata su Marte, ma dispone di un’ambientazione futuristica che merita di essere sottolineata. Anche la presenza delle intelligenze artificiali ed il loro impatto sulle vite dei personaggi e sul mondo della musica, viene messa troppo in secondo piano e sviluppata frettolosamente tramite alcuni episodi di stampo comedy o tramite sottotrame insignificanti.
L’immigrazione clandestina inoltre chiude alla perfezione tutta l’incapacità della serie di destreggiarsi in questo genere. Nessun’inquadratura atta a mostrarci le condizioni degli abitanti del pianeta Terra, nessuno sbarco. Questa serie sarebbe potuta essere ambientata tranquillamente sul pianeta Terra in un futuro prossimo, e fondamentalmente non sarebbe cambiato nulla.
Diventare musicisti migliori per essere persone migliori
La crescita assume un ruolo importantissimo in quest’opera. Le due protagoniste partono da una situazione diametralmente opposta, ma viaggiano nella stessa direzione: un luogo in cui sentirsi a proprio agio. Con questo scopo entrambi i personaggi cercheranno di crescere come musicisti, incontrando diversi ostacoli sul loro cammino, infrangendosi contro il muro dell’amore non corrisposto e viaggiando freneticamente verso una maturità sfuggente.
Ed è proprio su questo concetto base che a mio parere la serie riesce a mostrare un qualcosa di molto bello e di peculiare rispetto a tutte le altre serie di crescita che siamo abituati a vedere. Da un certo punto in poi infatti la serie mette in secondo piano i sogni dei personaggi e si focalizza su un’ideale superiore. Non serve a nulla costruire la propria posizione nel mondo, se quel mondo non funziona come dovrebbe.
Inseguire i propri sogni difatti deve necessariamente andare di pari passo con il resto del mondo. Inseguire un grande obiettivo spesso può far dimenticare le piccole (che poi tanto piccole non sono) cose che abbiamo attorno, ed è ovviamente importante non perdere di vista nulla e valorizzare al meglio tutto ciò che ci circonda.
Carole & Tuesday è una serie che insegna a non svalutare nulla e a dare il giusto valore alle cose. La cosa più importante difatti non è tanto la costruzione di un luogo in cui le due protagoniste possano finalmente sentirsi a loro agio, ma la realizzazione di un mondo in cui qualsiasi persona possa avere la possibilità di crearselo, questo spazio di felicità.
Ovviamente ciò richiede lo sforzo e la collaborazione di tutti, ma nel loro piccolo le due protagoniste riusciranno a creare qualcosa di davvero interessante.
Un messaggio forte che si perde un po’ per strada prima di arrivare al bellissimo finale
Le note di “Mother” chiudono splendidamente Carole & Tuesday, con un ultimo episodio davvero di impatto che difficilmente lascerà indifferenti. Tuttavia la serie, nel bellissimo messaggio che lascia, si perde un po’ per strada mostrando degli eventi apparentemente importanti e successivamente liquidati in maniera banale.
Una serie che a mio parere osa troppo, provando a gestire situazioni secondarie di un certo peso, dimenticandole per strada come se non fossero meritevoli di approfondimenti. E’ questo secondo me il più grave difetto dell’opera. Oltre alla debole presenza della componente sci-fi che ho accennato poco fa, la serie non enfatizza a sufficienza alcuni legami che avrebbero dovuto essere, emotivamente, più di impatto.
Due tra i legami più importanti dell’opera (quello tra Carole e suo padre, e quello tra Angela e Tao) vengono lasciati troppo da parte e la serie perde di emotività, se non viene dato il giusto peso ad alcune questioni secondarie.
Quando i personaggi secondari diventano più interessanti dei protagonisti
Carole & Tuesday è uno di quei casi in cui alcuni personaggi secondari hanno maggiori sfaccettature dei principali, ed è il caso di Angela. La modella è senza dubbio un personaggio di spicco nella serie in questione, e il suo atteggiamento spocchioso nasconde diverse fragilità.
Sicuramente non è una caratteristica innovativa lo stereotipo in questione, ma nel caso di Angela viene sfruttato molto bene in quanto il personaggio subisce delle evoluzioni ed involuzioni continue. Un personaggio tanto forte e distruttivo, quanto incapace di rialzarsi nel momento in cui le cose non volgeranno per il meglio. Nel corso dei vari episodi si renderà conto in maniera progressiva quali saranno le cose più importanti per lei, imparerà a rialzarsi dignitosamente e a guardarsi allo specchio facendo i conti con la vera sé stessa, la cosa che la preoccupa di più.
Conclusione
Giunti alla fine diventa a mio parere molto difficile azzardare un giudizio solido su una serie così interessante per certi versi, mentre su altri un po’ meno. Tecnicamente la serie si dimostra molto interessante per alcune cose in particolare: principalmente per l’uso del rotoscopio durante le varie esibizioni che riesce a rendere credibilissimo il movimento dei personaggi. Un esempio è il ballo di Pyotr nella prima metà della serie, in cui compie movimenti davvero strambi resi molto credibili grazie alla fluidità del character acting.
Molto interessante inoltre la fotografia e i giochi di luce che vengono fatti durante le esibizioni, mentre per quanto riguarda l’attenzione registica rivolta alla parte futuristica dell’opera, purtroppo non riesce a dare quell’enfasi che avrei voluto vedere. Non meno importante la presenza di un comparto sonoro davvero di impatto (cosa fondamentale per un’opera musicale). Le soundtrack, nonostante alcune eccessivamente teen, sono davvero piacevoli da ascoltare e rispecchiano al meglio il personaggio che le canta. Tra tutte spicca sicuramente “Mother” che oltre ad essere molto piacevole da ascoltare, riesce a dare quella punta di emotività in più che manca a tutte le altre colonne sonore.
In definitiva ritengo Carole & Tuesday un’opera discreta verso cui nutrivo tantissime aspettative, molte delle quali si sono infrante su un muro. Quando si osa, c’è il rischio di non riuscire a rendere al meglio in ogni cosa che si decide di fare, ed è proprio questo il caso.
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