Ni no Kuni Remastered: la fiaba di Level-5 mai così luminosa
Correva l’anno 2013 e Bandai Namco si preparava a lanciare un RPG speciale, forte di una collaborazione d’eccellenza per grafica e sequenze animate, e di uno dei compositori più in gamba del settore. Nello specifico parliamo di Ni no Kuni: La minaccia della Strega Cinerea, JRPG sviluppato da Level-5 e a cui hanno partecipato dei nomi importanti come Joe Hisaishi, sul fronte musicale e lo Studio Ghibli, per quanto riguarda lo stile grafico e animato del titolo. Una produzione ambiziosa dunque sul comparto tecnico-grafico ma che ha saputo dire la propria anche sul fronte narrativo e di gameplay. Definito al tempo come capolavoro, siamo tornati a parlarvi di Ni no Kuni 6 anni più tardi grazie a una rimasterizzazione, forse non necessaria, ma di indiscutibile fattura tecnica che permetterà a chiunque sia in possesso di una PlayStation 4, Nintendo Switch o PC, di rivivere l’avventura di Oliver in una veste aggiornata, in caso questa autentica perla non abbia mai toccato la vostra PlayStation 3. Vediamo dunque come se la cava Ni no Kuni Remastered sulle attuali macchine da gioco nella nostra recensione.
Un destino già scritto
In Ni no Kuni: La minaccia della Strega Cinerea impersoneremo Oliver, un bambino predestinato che a seguito di una bravata con il suo amico Phil – costata la vita a sua madre che lo salvò dall’annegamento – intraprenderà un arduo viaggio staccandosi dalla ridente cittadina di Motorville per cercare di riportarla indietro e salvare i due mondi paralleli collegati tra loro che convivono nell’universo di gioco. Il ragazzo non partirà però, senza prima aver fatto la conoscenza con il Signore delle Fate: Lucciconio, adattato in italiano con un simpatico – talvolta esagerato in rapporto alla mole di dialoghi – dialetto romanesco. Oliver spezzerà la maledizione di Lucciconio proprio grazie al suo pianto e lo renderà di nuovo libero, essendo stato maledetto precedentemente dal Genio Nero, Shadar e ridotto ad una bambola di pezza. Da qui in avanti il romano Lucciconio ci farà da mentore per tutta la durata dell’avventura in viaggio nel suo mondo, e specialmente nelle prime fasi di gioco, dove apprenderemo le basi del combattimento e della magia, che ci servirà per progredire e diventare degli abili utilizzatori di arti magiche per scacciare l’oscurità. Il viaggio ha dunque inizio e il piccolo Oliver, dopo aver ricevuto tantissime nozioni sui due mondi, seguirà le dritte di Lucciconio senza far storie ma ponendo molte domande. Sebbene non brilli di originalità, l’incipit narrativo brilla di caratterizzazione ed emozioni che solo pad alla mano è possibile provare. Il viaggio introspettivo, in un mondo fanciullesco ma che nasconde delle ombre concrete sarà per Oliver motivo di crescita, alla dimostrazione che c’è sempre un modo, anche fantastico, di riprendersi da una batosta inflitta dalla vita. Grazie alle 50-60 ore offerte dalla produzione faremo la conoscenza approfondita sia del mondo fantastico, creato dai ragazzi di Level-5 e reso credibile grazie allo Studio Ghibli, e sia dei fantastici personaggi che lo popolano che per un bel po’ ci garantiranno un’immersione totale in una delle fiabe più belle della scorsa generazione videoludica.
Famigli per tutti
Nonostante una trama veramente ben narrata, abbiamo anche un gameplay stratificato molto piacevole che non ha subito alcun cambiamento dall’opera originale. Lo scontro con le creature che popolano il mondo avverrà attraverso e soprattutto l’uso dei famigli, creature generate dal cuore di una persona che seguiranno gli ordini e le volontà del proprio padrone. Ogni famiglio ha delle statistiche e potenziale di crescita, che avviene attraverso l’accumulo di esperienza nelle battaglie e attraverso la Gabbia delle Creature, dove potremo nutrire i nostri pupilli andando ad incrementare una statistica precisa. Più avanti nella storia potremo convincere le creature che incontreremo nei combattimenti, in caso non siano di troppo più forti di noi, a unirsi alla nostra causa come famigli a tutti gli effetti. I famigli son suddivisi per tipologie tra 400 creature diverse pronte per essere scovate all’interno del mondo di gioco. Ogni membro del nostro party potrà avere attivamente 3 famigli intercambiabili equipaggiati, di cui potremo prendere il controllo, oppure impostare delle soluzioni affidate all’intelligenza artificiale (che a volte potrebbe giocarci dei brutti tiri). Sarà possibile combattere anche con i nostri protagonisti umani, ognuno specializzato in arti proprie e con delle specifiche abilità peculiari che ci torneranno utili in diverse situazioni di combattimento. Nello specifico, Oliver, entrato in possesso dell’Abbecedabra dopo l’incontro con il “Gran Sire Supremo delle Fate” potrà utilizzare diversi incantesimi sia in combattimento che fuori durante le fasi esplorative. Durante il suo viaggio Oliver avrà anche un altro compito: curare i “cuorinfranti”, persone che hanno perso una parte delle lorò virtù e che dovremmo curare grazie all’acquisizione della medesima caratteristica da un’altra persona che ne abbia in eccesso e sia disposta a donarcela. Il portacuori che Oliver porta con sé al collo serve proprio allo scopo.
Durante gli scontri, innescabili nell’overworld di gioco al contatto con i mostri, ci ritroveremo ad alternare l’utilizzo dei personaggi umani e dei famigli sul campo di battaglia in tempo reale, e switchare tra essi è la chiave strategica che viene richiesta dal gioco, in quanto l’uso dei famigli è limitato e deve ricaricarsi. Un aiuto consistente ci viene fornito dalle sfere che di tanto in tanto compariranno sul campo, con le quali ripristinare un po’ di punti vita e mana, e all’occorrenza garantirci di lanciare una supermossa, diversa in base al personaggio che stiamo utilizzando. Non mancano poi le skill, peculiari di ogni tipo di famiglio e dagli effetti più vari, tra buff e veri e propri attacchi a zona con scena di intermezzo. Anche alternare le sequenze di attacco – a tratti legnose – alle parate, specialmente contro i numerosi boss che ci ritroveremo ad affrontare, rappresenta la chiave della vittoria, essendo i loro attacchi più forti estremamente prevedibili. Non mancano poi tutta una serie di oggetti consumabili utili in ogni occasione, sia offensiva che difensiva.
Anche se giocata a normale, l’avventura di Oliver non risulta particolarmente ostica, e in caso lo si dimostrasse per i neofiti dei JRPG, nulla che un po’ di grinding non possa sistemare, anche perché il livello del nostro personaggio influenzerà direttamente quello del famiglio in uso. Se paragonato ad altre produzioni affini in terra nipponica, il titolo di Level-5 fa fatica a rimanere al passo per quanto riguarda le meccaniche da RPG puro, che tendono a rimanere in superficie senza essere approfondite a dovere. La produzione però, riesce ad amalgamare narrazione, esplorazione e sistema di crescita dei famigli in modo egregio tanto da tenere impegnati i giocatori su un altro versante, facendo dimenticare delle piccolezze in termini di profondità. Il sistema dei famigli funziona molto bene e supportato anche dalle evoluzioni di essi con diramazione a scelta in base allo stile di gioco può far dimenticare ai più esperti del genere di non esere davanti ad un gioco di ruolo hardcore, ma bensì ben narrato e graficamente ineccepibile.
Un porting di qualità
Tutto ciò riportato è sicuramente figlio del suo tempo e già ampiamente sviscerato, e quindi dove sono le novità di questa edizione? Vale davvero la pena rivivere la storia di Ni no Kuni: La minaccia della Strega Cinerea specialmente se già giocata? La risposta risiede nell’analisi tecnico-grafica che approfondiremo di seguito.
Ni no Kuni Remastered è la versione rivisitata del titolo originale del 2013, e se si tiene a mente quella specifica versione, il salto di qualità è netto. La società che si è occupata di tale porting è QLOC, già autrice di numerosi altri porting negli anni scorsi, ma che con Ni no Kuni si è superata per qualità. L’ammiraglia di Sony (PlayStation 4 Pro) consente due impostazioni applicabili all’esperienza di gioco, nel dettaglio abbiamo una modalità in 4K e 30 fps, e l’altra a 1440p e 60 fps. Nonostante il 4K, è consigliata l’impostazione in 1440p in quanto non si sentirà molto la mancanza della risoluzione maggiore, ma saranno provvidenziali i 60 fps per un’ottima fluidità. Chi deciderà di fruire di Ni no Kuni su PC potrà optare per l’esperienza migliore in termini di prestazioni, ovvero il 4K e 60 fps; mentre chi opterà per Nintendo Switch dovrà accontentarsi di un 720p e 30 fps. Infine, per i possessori di una PlayStation 4 Standard, il gioco potrà essere fruito in 1080p e 60fps granitici senza possibilità di cambiare impostazioni.
Rivisitate parzialmente inoltre le cutscene animate dello Studio Ghibli e maggiormente le transizioni con il motore di gioco, dove possiamo notare dei netti miglioramenti delle immagini, con una profondità più definita. Anche la luminosità generale è aumentata, ma è ben ponderata e dona ad ogni ambientazione un tocco fiabesco praticamente perfetto. La direzione artistica non ne ha risentito, anzi, il miglioramento è evidente e ben si sposa con le console di attuale generazione senza tradire lo stile originale dell’opera del 2013, che già allora poteva vantare di uno stile grafico e di disegno perfetti.
Conclusioni
Ni no Kuni Remastered vale l’acquisto? Dipende. Senz’altro il lavoro effettuato graficamente e tecnicamente è una gioia per gli occhi, un porting decisamente riuscito, ma pregi e difetti del titolo ancora permangono e contenutisticamente siamo di fronte al medesimo titolo di 6 anni fa. Se amate alla follia il JRPG di Level-5 e volete rivivere l’avventura di Oliver sotto una grafica migliorata che ne esalti i disegni, le luci e i colori, allora Ni no Kuni Remastered è ciò che fa per voi. Se volete introdurvi per la prima volta alla serie e al titolo in sé l’acquisto è estremamente consigliato, amanti dei JRPG o meno.
Ni no Kuni Remastered rappresenta un restauro perfetto, che segue le linee di demarcazione originali, ma che non tradisce mai lo stile originale, anzi ne migliora ulteriormente la qualità nonostante sullo stesso fronte si rasentava la perfezione anni fa. Una seconda chance per un titolo un tempo esclusivo, ma che ora può trovare nuova vita su altre piattaforme grazie a una conversione grafico-tecnica perfetta, che si porta dietro un gameplay immutato e una colonna sonora leggendaria a cura di Joe Hisaishi. Il nostro giudizio in merito non può che essere positivo, proprio come in quel lontano 2013, solo che oggi c’è qualcosina in più che spinge il titolo ulteriormente nei nostri cuori.
Se ve la foste persa, qui potete trovare la recensione di Ni no Kuni 2, a cura di un giovane me direttamente dal passato.
Pro
- Il fascino di Ni no Kuni, più luminoso, splendente e fluido
- 60 fps solidi come roccia
- Una direzione artistica leggendaria
Contro
- L’adattamento romanesco di Lucciconio potrebbe stancare nei dialoghi più lunghi
- Un po’ di legnosità nei combattimenti
- Il prezzo in rapporto a quanto offerto potrebbe far desistere
VOTO: 8.8/10
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