Dopo la brusca accelerata dell’ottavo episodio di O Maidens in Your Savage, le storyline di Kazusa e Sonezaki si fanno da parte per lasciare tutto lo spazio alle loro compagne. Questo è quello che mi sarei aspettato di dire in questo commento, però le cose non sono andate così. Kazusa e Sonezaki sono ancora lì, però almeno la loro presenza è giustificata. In fin dei conti tutte le vicende sono connesse in qualche modo, e Mari Okada sembra avere ancora qualcosa da dire con loro. Tuttavia, affermare che Hongo e Momoko non abbiano avuto l’occasione di brillare sarebbe comunque sbagliato. Le vicende che le coinvolgono si complicano parecchio, e non solo le loro.
Sto parlando ovviamente di quelle di Nina. Dopo la sua dichiarazione ad Izumi, la biondina dichiara guerra a Kazusa senza però dirle nulla. Anzi, lo fa esattamente dopo averla incoraggiata ad inseguire il suo amore. Alla faccia della loro grande amicizia. Però quel che conta è il modo in cui lo fa: dicendo a Momoko di non poter fare “quella cosa” con le amiche. Il che, più che farci intuire che Nina ha fatto la sua scelta, dovrebbe darci qualche spunto su Momoko.
Quello che sta passando la nostra sorellona non è proprio un ottimo periodo. La relazione con le altre sta peggiorando sensibilmente a causa di un amore che lei non concepisce, e per di più non sa neanche se “amiche” sia il modo giusto di chiamarle. Kazusa è indubbiamente una persona con la quale ha un ottimo rapporto di amicizia, però con Nina le cose sono un po’ diverse. Momoko voleva ristabilire la relazione che c’era tra le tre così com’era prima, però così facendo calpesterebbe i suoi sentimenti.
Devo ammettere che quest’aura di repulsione nei confronti dell’altro sesso che la serie avanza con Momoko mi ha lasciato perplesso. Si, l’abbiamo capito che il personaggio è omosessuale, ma sentirsi disgustata dal venire toccata da un ragazzo mi sembra non solo esagerato nel contesto narrativo, passi, ma anche pericoloso come messaggio. Promuovere un atteggiamento d’odio nei confronti dell’altro sesso giustificandolo come una normale conseguenza del proprio orientamento sessuale mi sembra un punto di vista molto poco condivisibile, se non controproducente. Essendo un ragazzo etero non mi permetterei mai di parlare a nome della comunità LGBT, ma mi sembra che possiamo tutti convenire sul fatto che essere omosessuali non vuol dire odiare l’altro sesso.
Nina invece, come già abbiamo detto, ha fatto la sua scelta. E, come al solito, l’ha fatta dopo aver parlato con Saegusa. Ormai siamo sempre più vicini alla conclusione, e la speranza che il vecchio pedofilo smetta di essere soltanto uno strumento narrativo atto a condizionare Nina si è quasi spenta. Il personaggio appare in maniera a volte anche inspiegabile ogni qualvolta Nina sta passando in un qualche periodo strano, e per qualche ragione riesce sempre a trovare le parole giuste per metterla sulla cattiva strada. Non si sa perché lo stia facendo (a parte il “è divertente”), non si sa perché lei continui ad ascoltarlo. Per carità, il messaggio di fondo è chiaro, ma contestualizzarlo meglio nella narrazione non avrebbe fatto male.
Ma tornando al punto: Momoko si confessa, però Nina non riesce ad accettare d’essere amata. Da buna volpe qual è ha messo in atto un piano diabolico per indurre Izumi al passo falso, fallendo miseramente. Questo rigetto l’ha sconvolta, e per questo la biondina inizia a dubitare della sua bellezza. Abbandonandosi per davvero all’immagine che si è costruita col tempo, Nina ha lasciato che questa la definisse e su di essa ha basato il suo valore come donna. Il giudizio degli altri l’ha convinta di essere irresistibile, e quando questo l’ha tradita è rimasta senza nulla.
Il che ci deve condurre a due riflessioni strettamente collegate. La prima è che non tutti gli uomini sono delle scimmie in calore, e la seconda è che la bellezza fisica e l’attrazione sessuale non sono le uniche cose che contano. Oh, ma guardate un po’ che coincidenza… esattamente l’opposto di quello che Nina disse a Kazusa su quella panchina! È curioso, inoltre, notare come i ruoli si siano praticamente invertiti. Adesso è Nina a dare la caccia alla sua preda, ai maschi, e lo fa con le stesse intenzioni “unicamente passionali” che criticava.
Nel frattempo, comunque, Izumi se la passa male… o bene, a seconda dei punti di vista. Adesso è fidanzato, ergo se non “agisce” è un bugiardo, se lo fa invece è un pervertito. Insomma, il ragazzo ha i suoi problemi, però quelli che stanno per arrivare sono ancora peggiori. Approfittandosi della sua innocenza e ingenuità (due caratteristiche che gli abbiamo già accostato spesso) Nina l’ha spinto al passo falso. Su quel treno il ragazzo ha messo le mani dove non doveva, e per questo si sente un traditore. Però ecco una bella domanda: ma siamo sicuri che Izumi si è sentito in colpa proprio per questo?
Dopo ben 10 settimane c’ho fatto l’abitudine ai parallelismi di Mari Okada, e quindi non mi sorprenderei se a motivare il suo senso di colpa fosse stato piuttosto quello che succede dopo. Il suo strumento di battaglia è entrato in battle mode nonostante non dovesse farlo, e forse questo per Izumi è semplicemente intollerabile. D’altronde esso si sveglia soltanto quando c’è un desiderio dietro, vero? E se c’è un desiderio, allora vuol dire che vorrebbe farlo con lei? Ma quella cosa non la si vuole fare soltanto con chi si ama?
E a proposito di arnesi: Milo. Il suo non ha funzionato però, e menomale direi io. La senpai se ne esce con il suo ennesimo e altrettanto crudele ricatto, e Milo non può che stare al suo gioco. O almeno così sembra, perché come Hongo stessa aveva intuito, il suo piano era quello di scoraggiarla. Milo non la prende sul serio, e lei vuole dimostrarsi invece degna di attenzioni. Vuole sorprenderlo…e finisce invece per essere lei quella sorpresa. Se c’è una cosa che abbiamo capito da questa fallimentare vicenda non è certo che Milo soffre d’ansia da prestazione, bensì che entrambi non si amano. Il ché è, in tutta onestà, positivo. Entrambi stavano piuttosto cercando di mettersi alla prova per ragioni personali, ma alla fine non ce l’hanno fatta.
Per tutto questo tempo ho espressamente dichiarato la mia avversità al loro stare insieme, però mentirei se affermassi di non essere rimasto con l’amaro in bocca. Non posso negare di essermi leggermente affezionato al loro amore impossibile, però in fin dei conti è meglio così. Se non altro, questo è il momento giusto per andare avanti e per imparare dai propri errori. Sono certo che Hongo riuscirà a trovare un amore sano e sono pronto a scommettere che Milo si farà avanti con la professoressa.
Si perché non so se il messaggio è arrivato correttamente, quindi forse è meglio ripeterlo: a Milo piacciono le donne in carne. Che c’è di strano? Nulla, ed è proprio questo il punto. Okada sembra voler distruggere parecchi luoghi comuni per quanto riguarda la definizione di bellezza in questa serie, e fa davvero piacere vederla all’opera. La grande diversità e varietà dell’offerta narrativa e del design dei personaggi è indubbiamente una delle caratteristiche più lodevoli di questo cartone, e con questo aggiungiamo sicuramente un’altro tassello importante al puzzle. Non resta che sperare che si mettano insieme!
Nel frattempo Sonezaki viene a sapere che la sua amica Sonoe aspetta un bambino. Ovvero che si trova in una situazione che richiede molta delicatezza e tatto nel venire affrontata. Due caratteristiche che invece quel professore sembra non possedere. Ancora una volta veniamo messi di fronte a degli insegnanti che fanno tutto il contrario rispetto a quello che dovrebbero. Invece di creare un ambiente inclusivo e di educare i giovani a non commettere certi errori, si deresponsabilizzano e anzi aggiungono carne al fuoco denigrandoli pubblicamente. Secondo il loro ragionamento, essi vanno crocifissi pubblicamente affinché gli altri non commettano i loro stessi sbagli. Non posso nascondere di essermi infastidito parecchio dinanzi ad un tale comportamento, e spero che Sonezaki ricambi l’affetto ricevuto sostenendo la sua amica durante la battaglia che sta per affrontare. Perché è questo ciò di cui ha bisogno: di sostegno, non di accuse.
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