Kubrick e l’allunaggio, fantasia o realtà?
4 ottobre 1957
Una breve vibrazione dal tono metallico proveniente dallo spazio profondo.
Oggi potrà sembrare roba da poco, ma questo iconico segnale sancì l’inizio di quello che fu uno dei capitoli più travolgenti e affascinanti della guerra fredda: la corsa allo spazio.
Lo Sputnik 1 è stato un successo, i sovietici riuscirono a lanciare il primo satellite artificiale nella storia dell’umanità. Con una forma sferica puntellata d’antenne dal peso complessivo di 83 chili circa, per gli americani quel piccolo veicolo spaziale rappresentava invece una sola cosa: terrore.
October Sky (1999), Joe Johnston
L’idea che un oggetto metallico di fattura sovietica volasse sulla testa del buon cittadino americano mentre si trovava a fare compere o a giocare col proprio figlio a baseball era pressoché inaccettabile.
Ovviamente stiamo pur sempre parlando del 1957, il concetto di satellite era giustamente un tabù. Inutile dire poi che il solo parlarne suscitava angoscia e disagio.
Era imperativo quindi per lo Zio Sam attivarsi in modo deciso ed immediato. Da quel momento in poi l’URSS e gli Stati Uniti destinarono infatti una grandissima fetta dei loro bilanci alla sperimentazione di veicoli spaziali. Il traguardo, ovviamente, era la luna.
Una serie inarrestabile
Ad un solo mese di distanza dal primo successo, i russi lanciarono nel vuoto lo Sputnik 2 con a bordo la cagnetta Laika, Il primo essere vivente a raggiungere lo spazio. Pochi anni dopo, il 12 aprile del ’61, sempre i sovietici segneranno un altro, incredibile risultato: il primo uomo nel cosmo, Jurij Gagarin.
A questo punto viene spontaneo pensarlo ed è ovvio: gli americani sono stati fregati. Vittoria dopo vittoria, l’unione sovietica è sempre un passo avanti. I numerosi traguardi dell’URSS costrinsero quindi gli Stati Uniti a concretizzare con più decisione il loro programma spaziale. Nel 1961 il presidente statunitense John F. Kennedy annunciò al congresso l’inizio del programma Apollo, con la promessa di portare gli USA sulla luna entro 10 anni.
Dopo diversi tentativi catastrofici, il 20 luglio del 1969 gli Stati Uniti riuscirono finalmente a piantare per primi la bandiera a stelle e strisce sul suolo lunare.
Houston, missione compiuta! Il traguardo è stato raggiunto. O no?
Qui arriva il bello. Durante il nostro breve e grossolano excursus sulla corsa allo spazio, andrebbe forse citata un’altra tappa essenziale, che indirizzò gran parte dell’opinione pubblica su un pensiero univoco: l’allunaggio è una cazzata colossale!
Qualche mese prima prima del celebre “un piccolo passo per un uomo, un gigantesco balzo per l’umanità”, il mondo era già stato sulla Luna, e l’aveva fatto attraverso la visione del genio di Stanley Kubrick.
Una missione spaziale dalle dubbie finalità che sfocerà in un viaggio visionario senza eguali. Con 2001: Odissea nello spazio Kubrick riscrive la fantascienza del passato, del presente e del futuro.
Il pubblico rimase esterrefatto. Dall’irraggiungibile penna fluttuante sino agli spettacolari valzer spaziali, in termini di effetti visivi stiamo parlando di un capolavoro in grado di sorprendere ancora oggi.
Incredibile, anzi impossibile, Stanley aveva anticipato di qualche decade innumerevoli abitudini del viaggio spaziale, ancor prima del suo avvento! Era dunque ovvio che sarebbe stato proprio lui l’uomo giusto per dirigere il finto allunaggio.
Perché dirigere un finto allunaggio?
Beh, in realtà è semplice. Gli instancabili sovietici avevano bruciato una tappa dietro l’altra, lo Zio Sam aveva dunque bisogno di un vero successo che fosse degno di questo nome. Quale modo migliore di raggiungere direttamente la meta, appuntando la parola FINE a questa manfrina spaziale ormai durata un decennio?
Gli Yankee c’erano riusciti, avevano vinto. Ed è proprio qui che sta l’inghippo per molti. La convinzione era quella che gli USA non avessero le tecnologie e le risorse necessarie per compiere la mitica impresa, architettando una vera e propria farsa atta a prevenire l’ennesima sconfitta. Di farsi mettere nuovamente i piedi in testa dai russi, ovviamente, non se ne parlava neanche.
Allora qui subentra Stanley Kubrick, segretamente chiamato dal governo degli Stati Uniti in seguito alla sua esperienza nel campo degli effetti speciali legati allo spazio. In molti ritengono infatti che si, sulla Luna ci siamo effettivamente stati, ma non il 20 luglio del 1969.
Ovviamente, si sta parlando di pure illazioni. È però più che comprensibile che, soprattutto all’epoca, più di qualcuno avesse dubbi sulla reale riuscita dell’impresa. Dove con “impresa” non si intende la conquista della Luna, ma la “vittoria” degli Stati Uniti nei confronti dell’URSS. A fronte di una situazione così esasperante, praticamente all’insegna del fallimento, le parole di Neil Armstrong resero effettivamente gli americani vittoriosi di uno dei capitoli più avvincenti della storia contemporanea.
https://www.youtube.com/watch?v=mZikeXE97gA
I Griffin, Stagione 4 episodio 4
E le prove? Kubrick ha mai confermato?
Inutile dire che anche qui si percorre un terreno costituito da pure fantasie, composto da finte dichiarazioni e presunti indizi seminati nella filmografia del regista americano naturalizzato inglese. Stiamo parlando di gigantesche leggende che trovano sicuramente pochi riscontri nella realtà.
L’unico collegamento fra Kubrick e la NASA è il Planar 50mm/f0,7, storica ottica capolavoro dell’ingengeria.
Erano i primi anni 70 e Kubrick stava progettando Barry Lyndon. L’intenzione era quella di adoperare solo luci naturali, in modo da restituire le atmosfere tipiche dei salotti inglesi del ‘700. Ovviamente, il tutto non sarebbe stato possibile attraverso una normale ottica.
Prodotto dalla Zeiss in soli dieci esemplari su richiesta della NASA che voleva utilizzarlo per fotografare il lato oscuro della Luna, il Planar era dotato di una luminosità strepitosa. Dei 10 esemplari 1 restò a Carl Zeiss, 6 vennero acquistati dalla NASA e 3 vennero intercettati proprio da Stanley Kubrick, utilizzando per il suo film ottiche che erano state di fatto pensate per venir montate su un satellite.
Volgendo uno sguardo alla produzione autoriale degli ultimi cinquant’anni non c’è dubbio: l’allunaggio è stato fra gli eventi storici che più hanno stimolato l’immaginario collettivo, catalizzando l’attenzione di molti creativi e non.
Oggi, a 50 anni di distanza, è bene celebrare uno dei più grandi capolavori di Stanley Kubrick. Anticipare la scienza di un anno e ideare e dirigere un prodotto di finzione così ben confezionato da far venire dubbi sull’autenticità di un caposaldo della storia contemporanea non è da tutti. Se è questo aggiungiamo la mole quasi esasperante di complotti negazionisti e di fatti più o meno verificati (oltre che leggende metropolitane disseminate nel corso dei decenni), risulta chiaro come la figura di Kubrick sia facilmente associabile non solo al mondo della finzione ma anche a quello della realtà.
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