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Xenon Racer, la recensione: un coin-op in incognito nel vostro salotto

Ecco la nostra recensione di Xenon Racer, il racing game degli italianissimi 3DClouds

Immaginatevi adolescenti, in una giornata al mare. Trovate il coraggio di attraversare la sabbia ardente a piedi nudi per trovare riparo dal sole cocente nel gazebo del baretto del lido. Entrate nello stabile per ordinare un ghiacciolo e trovate un vecchio cabinato arcade a farvi gli occhi languidi a pochi metri. Vi mettete in fila per il gelato, ma l’idea  diventa un tarlo e decidete, altresì, di investire quegli spiccioli nella macchina tentatrice. “Rave Racer“, ok. Vi mettete al volante, adrenalina a palla, i ragazzi attorno che vi guardano bramosi di farsi un giro.

Ecco: concettualmente Xenon Racer, il nuovo arcade racer dei menghini di 3DClouds, riesce a donare questo tipo di sensazioni sopite al videogiocatore di vecchia data; ma vanta anche alcune peculiarità distintive (più o meno riuscite) che lo elevano da mero seguito spirituale dei racing game vecchia scuola, a prodotto fresco dal gameplay profondo e riconoscibile. Seguiteci nell’analisi del nuovo titolo degli autori di All-Star Fruit Racing, disponibile dal 26 marzo 2019 per PC, PlayStation4, Xbox One e Nintendo Switch.

Un mero pretesto

Ci troviamo nell’anno 2030, la World Prototype League (WPL) ha appena annunciato che nel ’31 sarà indetto il primo campionato ufficiale per veicoli a levitazione magnetica. Nel frattempo e in vista dell’evento, i costruttori più importanti del globo hanno organizzato un campionato clandestino in cui testare la nuova tecnologia ERS (Energetic Recovery System) e l’IA dei veicoli con assetto variabile: nasce così la Xenon Racing Championship, che fa uso di ibridi con motori Xeno per testare e affinare le suddette avanguardie della tecnica.

Per quanto non originalissimo, l’incipit Sci-fi risulta accattivante, andando a fare leva anche sulle velleità “ribelli” del giocatore e sul contesto più o meno lecito della competizione a cui sta per prendere parte. Peccato che la premessa rimanga totalmente inespressa fino alla conclusione della campagna. Essa si configura, dunque, come né più né meno d’un pretesto. Una semplice scusa per poter iniziare a macinare km a suon di turbo elettromagnetici. Nessuna mail, nessuna cutscene, nessun avanzamento di trama. Nessuna intro variabile allo sblocco del primo tracciato di un nuovo evento e nessuno stimolo extra, nemmeno minimo, a portare avanti la carriera sino alla sua conclusione (se si fa eccezione ovviamente del puro gameplay del titolo e dei vari premi sbloccabili al conseguimento della vittoria negli eventi stessi).

Dopo il video introduttivo dell’incipit ed il tutorial sulle meccaniche di base, quindi, veniamo portati all’hub principale per poter scegliere tra differenti modalità di gioco piuttosto classiche: abbiamo la succitata campagna, la gara veloce, una sezione denominata Edge (che consta di particolari sfide presenti saltuariamente anche nel corso della campagna) ed il multiplayer online. A tradire ancora di più l’essenza classicissima di Xenon Racer vi è anche la possibilità di gareggiare in multiplayer locale con schermo condiviso.

Xenon

Derapate e scatti al fulmicotone

Il gameplay è all’apparenza piuttosto basilare, con il trigger destro deputato all’accelerazione, quello sinistro alla frenata, un tasto dedicato all’handbrake ed uno al turbo. All’atto pratico, però, quello immaginato da 3DClous si rivela essere un sistema di guida molto più profondo: innanzitutto è essenziale interiorizzare le tempistiche di derapata; tale manovra è eseguibile sia con una seconda pressione sul trigger dell’acceleratore, sia attraverso un tocco al tasto preposto al freno a mano. Attraverso la stessa è possibile caricare fino a un massimo di tre batterie ERS e sfruttarle per un boost di velocità estremamente utile alla causa.

Se può sembrare intuitivo a parole, nella pratica occorrono particolari accorgimenti dati dalle variabili del veicolo guidato e dalla sua dotazione. In aggiunta, chi vi scrive ha trovato il sistema al limite del geniale, ma talvolta impreciso. Non capiterà troppo di rado che vi ritroviate ad aver fatto i passaggi giusti, nei tempi giusti, ma che la vettura non reagisca nel drift sperato e vada a sbattere per la propria strada.

Si tratta senz’altro di situazioni che non rovinano l’esperienza di gioco, ma che possono sicuramente infastidire l’utente più pignolo, dato il buon livello di sfida proposto dal titolo anche a quella inferiore delle tre difficoltà selezionabili. Difficoltà, quella di Xenon Racer, dovuta anche ad un intelligente sistema di danni del veicolo che, presente a schermo come una barra che parte dal 100% d’integrità e può arrivare a zero, vi costringerà nell’ultimo caso ad un respawn forzato, diversi metri prima rispetto al punto d’impatto effettivo del veicolo.

Capirete bene che, in un gioco in cui una curva sbagliata può compromettere l’intera gara, questo sia uno stratagemma volto a disincentivare i rimbalzi su environment e rivali, “cheat” spesso abusato nei racing arcade al fine di rosicchiare qualche decimo di secondo qui e lì. Xenon Racer richiede un impegno diverso, sia nello studio della struttura dei tracciati, che nella gestione dell’ers e dei danni procurati al proprio veicolo.

Si scaldino i motori…

La modalità principe dell’offerta è senz’altro la già citata Xenon Racing Championship, una lunga serie di eventi (caratterizzati ora da uno, ora da tre circuiti) che ci permetterà di arrivare ai livelli più alti del campionato non ufficiale organizzato dalla WPL. Spiace constatare che alla quantità degli eventi non sia abbinata anche una qualità omogenea dei tracciati: alcuni ispiratissimi, altri piuttosto banali. Se aggiungiamo, inoltre, che le piste sono spesso ripetute o riproposte semplicemente in più orari differenti, è facile capire come il titolo possa risultare noioso in certi frangenti.

A conferire variabilità al tutto ci pensano le gare speciali: gli eventi di cui si compone la championship, infatti, possono ospitare, oltre alle gare standard, anche gare con checkpoints a tempo e gare ad eliminazione. Al progredire degli obiettivi nelle varie modalità e al superamento degli scogli che la championship ci pone di fronte, inoltre, verranno sbloccati nuovi veicoli e personalizzazioni per gli stessi, sia meramente estetici che funzionali. L’interfaccia di gioco, per quanto generalmente molto chiara e intuitiva mostra qui il fianco a qualche criticità veniale, come l’assenza di notifiche su quale sia la personalizzazione effettivamente sbloccata, limitandosi ad indicare i veicoli che beneficiano delle novità attraverso sprite, tanto stilizzati quanto fraintendibili, e costringendoci a spulciare ad una ad una le auto nel roster, in cerca di conferme.

I veicoli sono in totale 18 e l’editor presente nella sezione garage ci permette di creare il bolide dei nostri sogni con sufficiente libertà. Lo stile futuristico è sopra le righe, coglie nel segno ed è un plus estetico non da poco, impreziosito dalla presenza della modalità foto.

Xenon

… E si lucidino le carrozze

Parlando di estetica il titolo, nella versione PlayStation 4 in nostro possesso, risulta essere piuttosto gradevole. L’Unreal Engine è stato usato con raziocinio, i modelli poligonali delle auto sono di buona fattura, il framerate stabile anche nelle situazioni più concitate e la gestione del motion blur non è mai invasiva. Si rilevano, di contro, un leggero pop-in degli elementi a schermo, fondali con alcune texture in bassa risoluzione o caratterizzate da un caricamento tardivo ed una interattività ambientale praticamente nulla.

Deficitaria l’IA dei rivali, i quali fanno la loro gara curandosi molto poco di ciò che gli accade intorno. Complice però un sistema delle collisioni rivedibile, il primo difetto viene appianato dal fatto che trovarsi gli avversari davanti in spazi stretti, a velocità folli, risulta comunque fastidioso quanto dovrebbe esserlo.

Menzione speciale al multiplayer online che, in tal senso, presenta una caratteristica unica e brillante a prova di lag estrema: i rivali in pista diventano incorporei e non c’è il rischio di compromettere l’integrità del nostro veicolo per cause esterne al nostro livello di skill.

Altro elemento di pregio assoluto della produzione è il sonoro: in un racing game tanto frenetico è essenziale avere dei prompt sonori che indichino la ricarica del turbo, la posizione spaziale degli altri piloti o l’integrità del nostro mezzo, non essendo possibile distrarsi più di tanto sull’HUD di gioco. Xenon Racer lo fa egregiamente. La colonna sonora, poi, è semplice ma efficace, miscelando sapientemente brani Electrowave ad altri più pop-rock che esaltano le fasi in cui l’agonismo e la competizione sono a livelli altissimi.

Xenon Racer

In conclusione

Xenon Racer è un prodotto imperfetto, soprattutto per il mercato odierno, soprattutto nel genere racing dove il trend degli ultimi anni vede il simulativo trionfare sull’arcade; tuttavia non si può non premiare un titolo coraggioso, senza compromessi e dall’elevato appeal old school. Il pubblico “di bocca buona” potrebbe sollevare parecchi dubbi in merito all’offerta contenutistica del titolo. Ma a conti fatti, crediamo che il target di riferimento, i nostalgici amanti di Ridge Racer ed affini, della gloriosa epoca PSX e dei cabinati arcade coin-op apprezzerà senz’altro, poco ma sicuro.

Voto: 6.8

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Angelo Basilicata

Angelo Basilicata

Gamer dall'età di 12 anni, cultore (o meglio "cultista") di Hidetaka Miyazaki dal 2009. vive la passione per i Vg da completista ed è un ragazzo semplice: mangia, gioca, ama

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