Eccomi là. Cioè Alex e i miei tre drughi. Cioè Pete, Georgie e Dim. Eravamo seduti nel Korova milkbar arrovellandoci il gulliver per sapere cosa fare della serata. Il Korova milkbar vende ” latte+ “, cioè diciamo latte rinforzato con qualche droguccia mescalina, che è quel che stavamo bevendo. È roba che ti fa robusto e disposto all’esercizio dell’amata ultraviolenza.
Queste le parole con cui si apriva uno dei film più discussi della storia del cinema: Arancia Meccanica. Era il 1971, Stanley Kubrick lanciò nelle sale cinematografiche mondiali quello che diventerà una delle sue pellicole più ricordate. Prima sinonimo di violenza per poi divenire cult, l’uscita di Arancia Meccanica al tempo sconvolse pubblico e critica.
L’esplicita violenza portò infatti il film dritto verso la ghigliottina della censura di molti paesi, nella paura che i misfatti potessero essere imitati nella realtà. Ora non tutti lo sapranno, ma le vicende rappresentate in Arancia Meccanica sono in realtà tratte da un omonimo libro, scritto da Anthony Burgess.
Vi starete sicuramente chiedendo il perché di tutta quest’introduzione. Recentemente la Cnn ha infatti riferito la scoperta di un inedito seguito di Arancia Meccanica, rinvenuto negli archivi dell’autore a Manchester. Rimasto abbandonato per decenni nella casa che Burgess aveva comprato sul lago di Bracciano, il manoscritto non concluso di circa 200 pagine dal titolo “The Clockwork Condition” è stato poi trasferito nella città inglese nel 1993, ed è rimasto nascosto tra gli scaffali della International Anthony Burgess Foundation, fino alla sua recente riscoperta.
I contenuti
Nel testo Burgess ha cercato di rispondere al panico morale generato dall’uscita dall’omonimo adattamento del sopracitato Stanley Kubrick. Il saggio comprende poi anche una serie di riflessioni sulla condizione umana, con anche diverse note scritte a mano.
Il professore Andrew Biswell, direttore della Fondazione dedicata allo scrittore inglese, descrive il manoscritto come “parte della riflessione filosofica e parte dell’autobiografia” di Burgess.
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