Nel panorama odierno delle remaster, dove titoli storici vengono riportati a nuova vita con revisioni tecniche importanti, l’arrivo di Onimusha 2: Samurai’s Destiny Remaster si presenta in modo decisamente più conservativo.
Non stiamo parlando di un remake in stile Resident Evil 4, ma di una remaster fedele fino all’ultimo pixel, più di vent’anni dalla sua uscita originale, Onimusha 2: Samurai’s Destiny si prepara a tornare in grande stile con una versione rimasterizzata che promette di ravvivare il fascino di un classico Capcom, riportandolo sotto i riflettori in una veste più moderna, accessibile e completa.
Dopo il buon successo del remaster del primo Onimusha uscita nel 2019 e un nuovo capitolo in arrivo per l’anno prossimo, la casa di Osaka continua a investire nella saga, segno che l’interesse per i demoni, i samurai e le atmosfere cupe del Giappone feudale è tutt’altro che svanito. E da quello che abbiamo visto finora, ci sono ottime ragioni per essere ottimisti.

Una pennellata leggera su un dipinto d’epoca
Dal punto di vista visivo, Onimusha 2 Remastered non cerca di reinventare la ruota, ma si concentra su una pulizia visiva che rende giustizia all’art direction originale senza snaturarla. I fondali prerenderizzati, vera firma estetica della saga originale, sono stati migliorati con una risoluzione più alta e una resa più nitida, restituendo con maggiore chiarezza quegli ambienti suggestivi che mescolano misticismo, architettura tradizionale e decadente oscurità. I modelli poligonali dei personaggi appaiono più definiti, con texture migliorate e una resa dell’illuminazione più moderna, che dà profondità e carattere a ogni scena.
In particolare, i bozzetti originali di Keita Amemiya – ora accessibili in una nuova modalità galleria che ne raccoglie oltre 100 – ci ricordano quanto fosse avanzato, per i tempi, il character design del gioco.

Il risultato? Contraddittorio. Da un lato, c’è un certo fascino retrò nel vedere quei fondali statici ancora così affascinanti, con il loro taglio cinematografico e quell’atmosfera da film jidaigeki a tinte horror. Dall’altro, l’assenza di animazioni ambientali, la rigidità dei movimenti e la povertà dei dettagli oggi risaltano ancora di più, soprattutto su schermi moderni. In sostanza, l’operazione grafica di questa remaster è simile a guardare un vecchio film restaurato
Tradizione affilata con nuove funzionalità
Se avete giocato l’originale nel 2002, vi sentirete a casa. Ma se siete cresciuti con Soulslike, action fluidi o hack’n’slash moderni, preparatevi a un impatto piuttosto duro. Onimusha 2 conserva il suo sistema di controllo a “carro armato”, con movimenti rigidi, attacchi direzionali e gestione della telecamera fissa. Un sistema figlio della sua epoca, pensato per un ritmo lento ma tattico, in cui ogni scontro è un piccolo duello da approcciare con cautela.
Nel corso della demo, abbiamo ritrovato il classico sistema di combattimento con spade elementali, combo base e parate millimetriche, accompagnato dall’iconico sistema di assorbimento delle anime per potenziare le armi e usare magie devastanti.
È tutto esattamente come lo ricordavamo, con con alcune graditissime migliorie che alleggeriscono le asperità dell’esperienza originale. Tra queste, spiccano la funzione di autosalvataggio e il cambio rapido delle armi, due accorgimenti pensati per rendere la progressione meno frustrante e più fluida. L’autosalvataggio, in particolare, è una manna dal cielo in un titolo che ancora oggi può rivelarsi punitivo nei momenti meno prevedibili.

La sensazione è quasi museale: ti sembra proprio di interagire con un pezzo di storia videoludica, che è esattamente ciò che sta accadendo, il problema però è che la legnosità dei controlli si fa sentire tutta.
Non mancano fra le novità però alcune nuove sfide per i puristi: la nuova difficoltà “Infernale” è pensata per chi vuole mettersi alla prova e affrontare i nemici con nervi d’acciaio e riflessi ben allenati. A completare il pacchetto troviamo tre minigiochi – Man in Black, Team Oni e Puzzle Phantom Realm – disponibili fin dall’inizio, perfetti per spezzare il ritmo e offrire una dose extra di divertimento e varietà.
Il destino di Jubei, tra vendetta e oni
La demo ci introduce di nuovo a Jubei Yagyu, protagonista diverso rispetto a Samanosuke del primo capitolo, impegnato in una missione di vendetta personale dopo che il suo villaggio è stato raso al suolo dalle forze oscure di Nobunaga Oda. La trama, pur nella sua semplicità, riesce a mantenere un buon ritmo e un tono epico, alternando momenti d’azione ad altri più riflessivi.

Onimusha 2 fu pionieristico a suo modo nel proporre diramazioni narrative legate al rapporto con altri personaggi, meccanica che intravediamo già nella demo: le scelte di dialogo e le interazioni con gli alleati possono influenzare l’andamento della storia, offrendo più finali e scenari alternativi.
Il cuore narrativo del gioco resta intatto, con la storia di Jubei Yagyu che si snoda tra lotte interiori e battaglie epiche, demoni spietati al servizio di un oscuro potere. A differenza del primo Onimusha, qui la narrazione si espande maggiormente grazie alla presenza di personaggi secondari con cui interagire in base alle scelte del giocatore, offrendo percorsi alternativi e dialoghi differenti che aggiungono rigiocabilità e profondità narrativa.

Considerazioni finali
Onimusha 2 Remastered sembra aver centrato il bersaglio: si propone come un documento storico giocabile per riportare in vita un grande classico senza tradirne l’anima, ma allo stesso tempo rendendolo più comodo, ricco e godibile per i giocatori moderni. Non si tratta di una rivoluzione, ma di una rifinitura fatta con cura e rispetto, con l’aggiunta di contenuti che danno valore tanto ai nostalgici quanto ai nuovi arrivati.
Prepariamoci a impugnare di nuovo la katana: l’inferno è appena tornato a galla, e Jubei è pronto ad affrontarlo.