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Debutta My Hero Academia: Vigilantes, ma attenzione a confrontare il protagonista con Deku

L’universo narrativo di My Hero Academia aggiunge un nuovo tassello al suo panorama di adattamenti con il debutto ufficiale di Vigilantes, un nuovo anime che si inserisce nel palinsesto della stagione primaverile 2025 e introduce un protagonista profondamente diverso da Izuku Midoriya. Al centro della scena, Koichi Haimawari è un giovane comune con un quirk modesto e nessuna reale aspirazione a diventare un eroe professionista. È qui che la narrazione prende una piega inedita: non si tratta di una semplice variante della formula originale, ma di una riflessione più adulta, e forse più cruda, sul concetto di eroismo.

Ambientata in un Giappone precedente all’epoca in cui Deku e la Classe 1-A iniziano il loro percorso all’U.A. High School, Vigilantes mostra un mondo dove la figura dell’eroe è meno istituzionalizzata. All Might è già in attività, ma la sua presenza funge da luce solitaria in una realtà ancora priva di una fitta rete di pro-eroi. In questo contesto incerto, chi possiede un quirk tende ad agire per conto proprio, senza i riflettori e la struttura che accompagneranno la generazione successiva.

Koichi non sogna di indossare un costume o ricevere un addestramento ufficiale. Al massimo, indossa una felpa di All Might e si limita a piccoli gesti di gentilezza: aiutare con le indicazioni, raccogliere rifiuti, dare una mano quando può. Non per vocazione eroica, ma perché gli viene naturale. È questo atteggiamento rilassato, quasi rassegnato, a creare un contrasto netto con la tenacia ossessiva di Deku.

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Una spiegazione diversa del titolo “My Hero Academia”: la lenta nascita di un eroe

Il momento di frattura tra Koichi e l’archetipo dell’eroe tradizionale arriva con una scena cruciale: l’aggressione di Pop Step da parte di due teppisti. Koichi è lì, osserva, ma esita. Rimane immobile, paralizzato dall’incertezza. Non è un istinto da “salvatore” a muoverlo, ma una lenta presa di coscienza, quasi forzata. Questo gesto ha suscitato discussioni accese tra i fan, specie se confrontato con la reazione istintiva e impulsiva di Deku nel primo episodio di My Hero Academia, confrontata in una clip. Ma è proprio in questa esitazione che Vigilantes trova la sua voce.

Koichi non è destinato a raccogliere l’eredità di un simbolo. Non eredita un potere leggendario, né vuole farlo. È un personaggio che parte dal basso, sporco di realtà, intriso di una consapevolezza cinica che spesso manca nei protagonisti shonen. E proprio per questo, il suo percorso risulta tanto più umano quanto più si sviluppa nel contrasto tra ciò che è e ciò che impara a diventare. La sua crescita nasce da una necessità, piuttosto che da un sogno. Koichi finisce per aiutare perché nessun altro lo fa, e finisce per diventare un eroe per forza di cose.

L’anime lo racconta come un vigilante riluttante, che diventa tale senza davvero volerlo, costretto dagli eventi e da un senso di responsabilità che cresce nel tempo. Non è l’eroe che il mondo o il destino ha scelto, ma è quello che ha deciso, passo dopo passo, di esserci. My Hero Academia: Vigilantes diventa così una parabola sull’eroismo quotidiano, quello che nasce dal basso e che si costruisce con le azioni, non con i titoli. Koichi è una figura che evolve, inciampa, si sporca le mani, ma alla fine si alza per affrontare un mondo che non gli ha mai chiesto di essere un salvatore. E forse proprio per questo, riesce a diventarlo.

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Andrea Moffa

Andrea Moffa

Eroe numero 50 di Overwatch 2. Appassionato di notizie videoludiche. Esploro e condivido le avventure e le ultime info di questo mondo in continua espansione.

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