La recente protesta che ha avuto luogo durante il 50° anniversario di Microsoft ha sollevato molte discussioni, ma certamente non è proseguita senza ripercussioni per le parti coinvolte. Due dipendenti dell’azienda, Ibtihal Aboussad e Vaniya Agrawal, sono state licenziate dopo aver interrotto il discorso di Mustafa Suleyman, CEO della divisione AI di Microsoft, accusandolo di essere un “profiteer di guerra” e di promuovere l’uso dell’intelligenza artificiale per “il genocidio” in alcune regioni.
Questo episodio ha attirato l’attenzione su un gruppo interno di Microsoft chiamato No Azure for Apartheid, che si oppone ai contratti tra l’azienda e il governo israeliano, ritenuti complici di presunti crimini contro l’umanità. Ma non è tutto. Durante l’evento, tenutosi a Redmond, Seattle, Aboussad e Agrawal hanno inoltre provocato una scena e interrotto i discorsi di figure di spicco come Bill Gates, Steve Ballmer e Satya Nadella.
I due dipendenti hanno anche inviato email a migliaia di colleghi, chiedendo a Microsoft di interrompere le sue collaborazioni con il governo israeliano, criticando la compagnia per il suo coinvolgimento in progetti tecnologici che, secondo loro, sarebbero collegati a violazioni dei diritti umani. Le varie interruzioni e altre scene sono state ricondivise da The Verge, pubblicandole sotto forma di video su Instagram che vi proponiamo di seguito.

La decisione di Microsoft e le reazioni interne
In risposta all’incidente, Microsoft ha preso la decisione di licenziare Aboussad, accusandola di “atti di cattiva condotta”. La lettera inviata a Ibtihal Aboussad sottolinea come il suo comportamento sia stato considerato aggressivo e inappropriato, tanto da dover essere accompagnata fuori dalla sala da agenti di sicurezza. La compagnia ha espresso preoccupazione per la mancanza di rimorso mostrata da Aboussad, aggiungendo che la sua azione non solo aveva l’intento di ottenere visibilità mediatica, ma anche di creare il massimo disagio possibile durante un evento di portata mondiale per Microsoft.
Questo incidente ha portato a una divisione tra coloro che sostengono l’azione di Microsoft e chi invece si schiera a favore dei dipendenti, ritenendo che la protesta fosse giustificata dalla causa che intendeva promuovere. Anche Agrawal, che aveva già dato le dimissioni prima della protesta, è stata licenziata poco dopo. Microsoft ha affermato che la sua partenza è stata accelerata a causa degli eventi del giorno dell’anniversario, sollevando il dibattito sulle azioni disciplinari intraprese dall’azienda.
Sebbene le azioni dei dipendenti siano state oggetto di forti critiche da parte dell’azienda, il gruppo No Azure for Apartheid continua a mobilitarsi, sostenendo che la Microsoft non solo dovrebbe rivedere i suoi contratti con il governo israeliano, ma anche fare un esame di coscienza sul proprio ruolo nelle dinamiche geopolitiche globali.
Nonostante la decisione di Microsoft di punire le due dipendenti, la discussione interna ed esterna sull’etica aziendale, i diritti umani e la responsabilità sociale delle grandi compagnie tecnologiche sembra destinata a continuare. Molti osservatori continuano a mettere in dubbio il modo in cui le multinazionali come Microsoft possano, e debbano, bilanciare i propri interessi economici con le tematiche legate ai diritti umani e alla giustizia sociale, creando una dinamica sempre più complessa tra business e attivismo.
