Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti (DOJ) ha ridefinito la sua strategia contro Google, delineando una serie di provvedimenti per ridimensionare il colosso tecnologico. Dopo il cambio di amministrazione, i nuovi vertici hanno abbandonato alcune delle richieste avanzate dal precedente governo, come l’obbligo per Google di vendere le sue partecipazioni nel settore dell’intelligenza artificiale. Tuttavia, la misura più severa richiesta resta invariata: il DOJ spinge per favorire la cessione forzata di Google Chrome, il browser più utilizzato al mondo con oltre 3,4 miliardi di utenti.
Secondo quanto depositato dal DOJ, l’azienda avrebbe abusato del proprio potere di mercato, trasformandosi in un “gigante economico che manipola il mercato per rimanere sempre vincente”. L’idea è quindi di costringere Google a disfarsi completamente di Chrome, comprese tutte le risorse necessarie per il suo funzionamento. La vendita sarebbe regolata dal governo, che selezionerebbe con attenzione un acquirente per evitare problemi di sicurezza nazionale.
Durante il periodo stabilito dalla sentenza, l’azienda non potrebbe sviluppare o lanciare nuovi browser, ma continuerebbe a contribuire al progetto open-source Chromium. L’azione legale rappresenta uno dei più duri colpi mai inflitti a una delle Big Tech e potrebbe segnare una svolta epocale nel modo in cui le aziende dominanti del settore tecnologico vengono regolamentate.

Android e AI: restrizioni senza cessioni immediate
Se Chrome rischia la vendita, la posizione del governo su Android e intelligenza artificiale si è invece ammorbidita. Il Dipartimento di Giustizia ha deciso di non forzare Google a cedere Android, come era stato ipotizzato in precedenza. Tuttavia, ha imposto rigide restrizioni per limitare il suo potere sulla piattaforma mobile. L’azienda non potrà più rendere obbligatorio l’uso del proprio motore di ricerca o delle sue soluzioni AI su Android, né esercitare pressioni sui produttori di dispositivi affinché scelgano i suoi servizi a scapito della concorrenza.
Anche sul fronte dell’intelligenza artificiale, il governo ha fatto marcia indietro rispetto alle richieste iniziali. In un primo momento, il Dipartimento di Giustizia voleva imporre a Google la cessione delle sue partecipazioni in aziende rivali come Anthropic, temendo un’influenza eccessiva sul settore emergente. Tuttavia, dopo i recenti colloqui con l’azienda, la nuova posizione prevede solo l’obbligo per l’azienda di notificare al governo qualsiasi investimento significativo nell’AI. Questa è una piccola vittoria per il colosso di Mountain View, che negli ultimi anni ha investito miliardi nel settore dell’intelligenza artificiale per mantenere la leadership.
Tuttavia, l’attenzione del DOJ rimane alta, e in caso di ulteriori pratiche monopolistiche Google potrebbe trovarsi a dover cedere asset strategici in futuro. Con il nuovo quadro normativo in discussione, il prossimo passo sarà la sentenza definitiva, che la grossa azienda tenterà sicuramente di bloccare con un ricorso. Come già avvenuto nel caso del Play Store contro Epic Games, l’azienda spera di ottenere una sospensione delle misure fino all’esito dell’appello. Ma indipendentemente dall’esito finale, l’azione del Dipartimento di Giustizia segna un punto di svolta nella regolamentazione del potere delle Big Tech, con ripercussioni che potrebbero estendersi ben oltre questo caso.
