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Atelier Yumia: The Alchemist of Memories & the Envisioned Land | La nostra recensione: un nuovo mondo tutto da esplorare

Approcciarsi a brand enormi, a volte persino più vecchi di noi, non è mai facile e può indubbiamente far paura e farci sentire persi, spaesati, catapultati in un mondo molto più grande di noi all’interno del quale persino capire come muoverci appare complicato ad un primo sguardo: è proprio così che, da neofita, ho guardato il franchise di Atelier mentre selezionavo le ultime impostazioni nel menù di avvio di Atelier Yumia e ne ascoltavo la primissima OST.

Perché sì, nonostante io conoscessi il nome del brand e la sua fama e avessi persino guardato l’anime di Atelier Ryza ormai quasi due anni fa, l’idea di iniziare questa nuova avventura mi preoccupava un po’. Mi chiedevo se mi sarei sentita confusa di fronte alla trama (nonostante fossi a conoscenza del fatto che quasi tutti i giochi sono scollegati tra loro), alle meccaniche di gioco, alla struttura del gameplay. Ecco perché, a fronte dei miei dubbi che potrebbero tranquillamente essere anche i vostri, voglio iniziare questa recensione rassicurandovi riguardo questo punto.

Atelier Yumia: The Alchemist of Memories & the Envisioned Land vi catapulterà in un mondo del tutto nuovo che, invece di farvi sentire spaesati o persi, vi lascerà subito un senso di curiosità e un’enorme voglia di scoprire ed esplorare sia che voi siate già veterano nel brand sia se, come me, non avete mai messo le mani su un Atelier. Prima di parlare più nello specifico nel gioco vi ricordiamo che in questa recensione non saranno presenti spoiler, e che su PlayStation e sulle altre piattaforme è disponibile una demo dedicata al titolo qualora voleste provarlo prima dell’uscita ufficiale, che avverrà il 21 Marzo.

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Atelier Yumia, dentro un monto tutto nuovo…

La prima cosa che salta all’occhio in Atelier Yumia, superati i primi minuti di tutorial, è la vastità del mondo di gioco esplorabile. Di fronte a noi infatti ci ritroveremo un enorme mondo completamente libero e a nostra disposizione da esplorare e scoprire, senza limitazioni legate al proseguimento delle Quest principali o secondarie.

In una realtà videoludica come la nostra, piena di giochi open world più o meno limitati, il nuovo gioco della saga Atelier dimostra immediatamente di non essere da meno rispetto ai rivali e riesce a regalarci un mondo molto più vivo rispetto agli standard di tanti altri giochi, in cui le creature interagiscono fra di loro e con l’ambiente, si muovono in branco o singolarmente in base alla tipologia di mostro incontrato e decideranno in base al nostro comportamento se attaccarci o meno. Il tutto condito, ovviamente, con numerose ricompense e segreti che scopriremo durante l’esplorazione.

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La mappa di Atelier Yumia, inoltre, è ricchissima di rovine da esplorare, edifici con all’interno dei tesori, torri da sbloccare e tanto, tanto altro, rendendo quindi di fatto il viaggio incredibilmente piacevole e divertente. A ciò si aggiunge la splendida grafica del gioco che, su console PlayStation 5 dove lo abbiamo provato, garantisce panorami mozzafiato. Non abbiamo notato nessun calo di grafica o lag neppure durante i combattimenti, e ciò non può essere che un ulteriore punto a favore del titolo.

….Immerso nei misteri

Ciò che stupisce davvero di Atelier Yumia, comunque, non sono né la grafica né lo stile open world, bensì la storia che sin da subito risulta ricca di misteri in grado di tenere il giocatore incollato alla Quest principale anche in presenza di così tanto da fare e da esplorare.

Ci troviamo in un mondo in cui l’alchimia viene temuta e respinta, vista male come se fosse un tabù, e anche se non ci viene detto esplicitamente il perché intuiamo subito che in passato deve essere successo qualcosa di gravissimo proprio a causa della magia chiamata alchimia.

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La nostra protagonista, Yumia, è un’alchimista con una sola vocazione: aiutare il prossimo. È così che sua madre, che nel presente della nostra storia è morta da tre anni, l’ha educata e cresciuta. Anche la madre di Yumia è un’alchimista, e sin dalle Quest introduttive del gioco capiamo che lei è in qualche modo coinvolta con l’incidente che ha reso la magia un tabù.

Subito un prologo ambientato nel futuro molto interessante e che lascia intravedere una parte del preoccupante futuro che attende la protagonista e il party di co-protagonisti verremo catapultati nella vita di tutti i giorni di Yumia. All’inizio della nostra avventura la ragazza si ritroverà a far parte del Team di Ricerca di Aladiss e a fare conoscenza coi primi due membri del gruppo, Viktor e Isla.

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I due sono esattamente lo specchio di come i contemporanei di Yumia si pongono nei confronti dell’alchimia: Isla è ricca di curiosità ed entusiasmo per qualcosa con cui ha avuto molto poco a che fare nel corso della sua vita, mentre Viktor, indottrinato forse dagli standard dell’esercito e dei suoi colleghi più anziani, rifiuta ogni pratica legata all’alchimia e si mostra restio a fidarsi della protagonista.

Andando avanti con la storia e l’avventura riusciremo a comprendere meglio i motivi dietro questa reticenza, tentando di scoprire i misteri che si celano dietro l’incidente che ha portato l’alchimia ad essere considerata un tabù.

Il gameplay

Se fino ad ora tutto sembra divertente e appassionante ho trovato nel gameplay di Atelier Yumia il suo principale difetto, non tanto nell’esplorazione o nella creazione di oggetti, entrambi aspetti ricchissimi. Il sistema di sintesi di materiali e altro, ad esempio, è molto intuitivo e divertentissimo da utilizzare. Il vero problema di Atelier Yumia riguarda il suo combat system.

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Il gioco si presenta come un JRPG a turni molto vecchio stile, e va da sé che purtroppo ad oggi risulti piuttosto arretrati rispetto ad altre tipologie di giochi basati su sistemi a turni, che chiedono al giocatore molta più inventiva o che riescono a lasciarlo libero di agire come preferisce. Atelier Yumia, da questo punto di vista, è piuttosto altalenante.

All’inizio dell’avventura avrete la possibilità di selezionare la difficoltà che, come al solito, partirà da facile fino ad arrivare a molto difficile. La difficoltà può essere cambiata nel corso dell’avventura, perciò per sperimentare meglio col combat system ho deciso di abbassarla o alzarla nel corso dell’esplorazione. Ed è proprio facendo ciò che mi sono resa conto del più grande problema di Atelier Yumia: il bilanciamento del sistema di difficoltà.

In modalità facile, infatti, i nemici verranno sconfitti con uno o due colpi persino a livello molto basso e talvolta non ci servirà neppure agire, basterà lasciar combattere i nostri compagni di squadra. Aumentando la difficoltà, invece, si incontrano difficoltà soprattutto nelle prime ore di gioco viste le meccaniche estremamente limitate. Ciò crea, come dicevo poco fa, un problema di bilanciamento che si risolve solo con l’andare avanti del gioco, quando le risorse e le possibili combinazioni di tecniche a nostra disposizione iniziano ad aumentare.

A migliorare leggermente le cose, comunque, troverete un’enorme possibilità in termini di personalizzazione del modo di agire dei vostri compagni di squadra, che riuscirà soprattutto nelle prime ore di gioco a rendervi più facile la vita.

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Conclusioni

In conclusione mi sento di consigliarvi Atelier Yumia sia se siete già appassionati della saga sia se, come me, siete al vostro primissimo approccio con essa. La storia riesce ad essere da subito coinvolgente ed esplorare questo nuovo, enorme mondo creato da Koei Tecmo sarà un enorme piacere.

Un ultimo consiglio, inoltre, è quello di non soffermarvi troppo sull’apparente banalità delle prime ore di gioco, perché proseguendo di capitolo in capitolo Atelier Yumia riuscirà a stupirvi con delle Quest divertenti ed interessanti.

Leggi anche: Atelier Yumia, nuovo capitolo della serie annunciato durante il Nintendo Direct Partner Showcase

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Daniela Reina

Daniela Reina

Nel tempo libero viaggia attraverso tempo, spazio e mondi di fantasia in compagnia di qualche buona lettura. Il suo manga preferito è Berserk, l'anime Neon Genesis Evangelion.

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