La lotta contro la pirateria digitale negli Stati Uniti si sta spostando sempre più sui provider di servizi Internet, e il caso di Altice, società madre di Optimum, ne è la prova più recente. Dopo aver già affrontato cause legali da parte delle principali etichette discografiche, Altice si trova ora coinvolta in un nuovo contenzioso che potrebbe ridefinire il modo in cui i provider gestiscono le violazioni del copyright sulle loro reti.
Secondo un accordo raggiunto tra le parti e approvato da un tribunale federale del Texas, riportato da TorrentFreak, Altice sarà obbligata a fornire i dati personali di 100 utenti accusati di aver violato ripetutamente il copyright musicale. Questi utenti sono stati segnalati dalla Recording Industry Association of America (RIAA) o da terze parti attraverso avvisi di infrazione. I dettagli forniti includeranno nomi, indirizzi e indirizzi email, ma saranno trattati come informazioni altamente riservate, accessibili solo agli avvocati delle etichette musicali.
Il caso si inserisce in una più ampia strategia delle case discografiche, che da anni accusano i provider di Internet di non fare abbastanza per bloccare la pirateria. Le etichette coinvolte nel contenzioso, tra cui BMG, UMG e Capitol Records, sostengono che Altice abbia ignorato decine di migliaia di segnalazioni, permettendo agli utenti di continuare a scaricare illegalmente contenuti musicali protetti da copyright.
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Il collegamento tra Altice e BitTorrent
Oltre a dover fornire i dati degli utenti accusati di pirateria, Altice avrà accesso a informazioni sensibili sui rapporti tra le etichette musicali e i loro partner anti-pirateria, tra cui la RIAA, OpSec e Audible Magic. Uno degli aspetti più curiosi di questa vicenda riguarda una lettera inviata dalla RIAA a BitTorrent Inc. nel 2015. In quella comunicazione, l’associazione chiedeva ufficialmente alla società che gestisce uTorrent e il client BitTorrent di bloccare i file hash identificati come contenuti piratati.
Sebbene alcuni tracker abbiano implementato restrizioni simili nel tempo, non esiste alcuna prova che i client torrent abbiano mai adottato una strategia del genere. L’industria musicale ha quindi cambiato approccio, spostando il focus sui provider di rete come Altice, ritenendoli corresponsabili per la diffusione della pirateria. Non è ancora chiaro quali siano le informazioni precise che Altice vuole ottenere in merito a questa vicenda. L’ISP ha in passato sostenuto che, se l’industria musicale vuole combattere la pirateria, dovrebbe concentrarsi sugli sviluppatori di software dedicato a questa attività.
Tuttavia, i client torrent, essendo strumenti neutrali, non rientrano ufficialmente in questa categoria, il che rende il caso ancora più complesso. La decisione di Altice di cedere i dati dei propri abbonati rappresenta un precedente significativo per la protezione della privacy degli utenti e il ruolo degli ISP nella regolamentazione del copyright online. Se altre etichette e case di produzione dovessero adottare strategie simili, il panorama della pirateria digitale e del monitoraggio delle attività online potrebbe subire un’accelerazione senza precedenti.
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