Google ha deciso di sostituire il nome di Golfo del Messico in Golfo d’America, anche se esso bagna non solo gli Stati Uniti ma anche Messico e Cuba, e di mettere entrambi i nomi in tutti gli altri paesi. Questo per andare incontro ai voleri del quarantasettesimo presidente Donald Trump, che ha firmato un ordine esecutivo in merito, definito poi da lui stesso una “scelta storica da commemorare“.
Messico vs Google: si andrà in tribunale se l’azienda non cambierà nuovamente il nome in Golfo del Messico
Ma la cosa non fa di certo felici i messicani e la loro presidente Claudia Sheinbaum, la quale ha commentato aspramente la scelta di Google: “Google non ha alcun diritto di rinominare la piattaforma continentale del Messico né la piattaforma continentale di Cuba perché il Golfo del Messico è diviso fra tre Paesi”. Infatti ha fatto sapere che il governo ha mandato a Google una lettera in cui specifica che l’ordine esecutivo di Trump riguarda soltanto la parte del Golfo del Messico che appartiene agli Stati Uniti, e se l’azienda americana non accoglierà le sue richieste la vicenda verrà portata anche in tribunale.
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Google aveva giustificato la modifica del nome dicendo che si tratta di una “pratica consolidata“ secondo cui vengono applicati “i cambiamenti di nome quando vengono aggiornati nelle fonti ufficiali del governo“. Ma ovviamente la spiegazione non ha per niente fatto contenti coloro che dal principio si sono mostrati contro la scelta di Trump, il quale ha spinto i cittadini americani a celebrare il ripristino dell’orgoglio americano e il cambio di nome del Golfo.
Come si evolverà la faccenda sta tutto nella risposta del delegato di Google Sundar Pichai, e se lui e l’azienda poi decideranno effettivamente di correggere l’errore. In quel caso, però, potrebbero incorrere nelle ire di Trump, e quindi forse eviteranno di farlo. Da quando è stato rieletto, sono tante le aziende che vanno dietro a Trump, anche perché vogliono evitare di inimicarsi la Casa Bianca in un momento anche delicato per il mondo intero.
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