Da mesi la relazione tra Apple e l’Indonesia è abbastanza tesa, con il paese del Sud-Est asiatico che ha bloccato la vendita di iPhone 16 e Apple Watch Series 10 lo scorso ottobre perché il colosso di Cupertino non ha rispettato l’obbligo di usare almeno il 40% di componenti da fonti locali. Apple ha inizialmente risposto con un investimento di 10 milioni di dollari e l’apertura di una fabbrica di accessori, che non è bastato a compiacere il governo. Ma a quanto pare i due attori in gioco hanno trovato un accordo.
Apple e Indonesia verso un accordo: linee produttive di iPhone e Airs Tags in arrivo nel paese del Sud-Est Asiatico?
Stando a quanto riportato da Nikkei Asia, Apple e il governo indonesiano avrebbero infatti trovato un modo per uscire da questa situazione: la creazione di linee di assemblaggio di iPhone e Air Tag proprio in Indonesia. In questo modo ci guadagnerebbero qualcosa entrambe le parti. L’Indonesia diventerebbe il secondo paese del sud-est asiatico dopo il Vietnam a ospitare direttamente una linea di produzione dell’azienda, che porterà benefici all’economia locale.
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Apple, invece, guadagnerà molto di più. Da una parte vivrà il ritorno in un mercato che conta più di 270 milioni di persone, mentre dall’altra diversificherà la produzione dei suoi componenti lontano dalla Cina, andando ad evitare quindi tensioni geopolitiche tra Xi Jinping e Trump, che già con i dazi non hanno avuto una gran partenza.
Il nuovo impegno dovrebbe costare 1 miliardo di dollari, e includerà anche partnership con produttori già presenti sul territorio, in modo da sfruttare tutto il know-how logistico indonesiano. Rimangono comunque diversi dettagli ancora poco chiari, come i tempi di avvio delle linee produttive. Inoltre alcuni analisti non vedono quest’operazione con gran ottimismo, e dubitano che Apple riesca a rispettare l’obiettivo dell’utilizzo del 40% di componenti locali fino al 2026.
Inoltre prima di diventare operativi, i nuovi stabilimenti dovranno rispettare gli standard qualitativi che si aspetta il colosso di Cupertino per quanto riguarda la manodopera e le infrastrutture.
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