Nel contesto degli action-adventure open-world, pochi giochi riescono a combinare con profitto combattimenti, progressione e fasi esplorative con una narrazione davvero appagante. Eternal Strands, opera prima di Yellow Brick Games, purtroppo non fa eccezione.
Lo studio canadese, fondato nel 2020 dal leggendario Creative Director del franchise di Dragon Age Mike Laidlaw e composto da una sessantina di unità, perlopiù veterani di Ubisoft Quebec e della stessa Bioware Edmonton, coglie nel segno solo in parte ed il titolo non riesce mai a scrollarsi di dosso l’etichetta di mera ‘somma di indirizzi vincenti’ che sembrava calzargli perfettamente prima della release.
L’esperienza, infatti, trae ben più di una vaga ispirazione da titoli come Shadow of the Colossus, Dragon’s Dogma, Monster Hunter e The Legend of Zelda: Breath of the Wild; Non mancando addirittura forti analogie anche con titoli che, a loro volta, possiamo già considerare profondamente derivativi in tal senso: Immortals Fenyx Rising su tutti, con i suoi colori sgargianti e la sua grafica in stile cartoon.
Sotto la cenere di palesi rimandi, glielo concediamo, arde senz’altro il fuoco di un titolo eseguito in maniera estremamente competente nei suoi punti di forza, ma anche uno, non lo nascondiamo, deludente – oltre che un confuso – all’interno degli altri comparti. Scopriamo insieme perché!
Una matassa o un piccolo gomitolo?
In Eternal Strands vestiamo i panni di Brynn, Tessitrice dotata di poteri magici derivanti dal suo straordinario mantello, che opera in una compagnia formata da altri Tessitori, al fine di ritrovare opere e manufatti costruiti dal proprio laborioso, quanto detestato popolo.
L’incipit vede appunto protagonista e soci alla ricerca di un automa costruito dagli originali Tessitori e situato nei pressi della culla della loro civiltà: l’Enclave, un’oasi ora sigillata da una barriera magica chiamata ‘Velo’ che ha lasciato il resto del mondo in preda al caos.
La missione non va secondo i piani e la ciurma al completo finisce per ritrovarsi inspiegabilmente al di là della barriera, nonché all’interno della stessa Enclave. Questo antico luogo diventa il setting dell’intera avventura di Brynn, che deve scoprirne i segreti, capirne i motivi della caduta ma soprattutto tentare di uscirne.
![il-party-discute-con-brynn-in-eternal-strands](https://www.drcommodore.it/wp-content/uploads/2025/02/Eternal-Strands-party-talk-1024x576.jpg)
La trama si sviluppa con incedere lento, perlopiù attraverso dialoghi a schermata fissa tra i membri della crew, ed è coadiuvata dall’esplorazione ambientale, grazie alla quale ritrovare documenti o loro stralci disseminati nel mondo di gioco.
Ci sentiamo di promuovere questa enfasi quasi investigativa sulla ricostruzione del Codex, con un grande focus su Lore, World Building e capace persino di imbeccare il giocatore con spunti ludici per carpire i punti deboli dei boss e le migliori strategie da adottare per abbatterli.
D’altro canto, però, non è possibile soprassedere su di una narrazione in definitiva dimenticabile: tra un cast di comprimari non esattamente esaltante, un’atmosfera priva di reale conflitto, performance degli attori abbastanza piatte, eventi telefonati e l’utilizzo di sporadiche cutscene animate dalla fattura decisamente carente è complicato lasciarsi rapire da ciò che Eternal Strands propone a schermo.
Nel nostro mercato, peraltro, Eternal Strands non è aiutato dalla completa assenza dell’italiano e dalla scelta di uno stile pieno zeppo di terminologie inglesi inusuali e un po’ astruse, che costringono a procedere con andamento ancor più singhiozzante rispetto al ritmo già lento menzionato in precedenza.
Gli sviluppatori hanno promesso il supporto ad un maggior numero di lingue nei mesi a venire, ma al momento in cui scriviamo non ci sono né date specifiche a cui fare riferimento, né l’indicazione concreta di quali saranno gli idiomi effettivamente supportati nel prossimo futuro.
Forza degli elementi e nemici colossali
Fatta pace con una narrazione non esattamente esaltante, il vero punto forte di Eternal Strands risiede nelle sue meccaniche, basate sull’utilizzo della fisica e degli elementi interattivi a schermo. Brynn, come una novella Skywalker o un’emula della Direttrice Faden alla Oldest House può scagliare barili, massi e persino nemici col proprio potere telecinetico.
Può inoltre controllare il potere del fuoco e del gelo per affrontare gli avversari in modi creativi e inaspettati: incendiare strutture di legno per intrappolarli in mortali laghi di lava, congelare corsi d’acqua o l’aria per creare ponti, difendersi dai proiettili o impedire determinati movimenti ai boss.
Proprio gli scontri contro queste titaniche creature sono, senza dubbio, la parte più riuscita della produzione. I giocatori devono confrontare le maestose creature come se fossero dei puzzle in movimento, cercando di studiarle e carpirne i punti deboli, attraverso diversi tentativi. Il titolo poi richiede di affrontare queste sfide più volte, al fine di collezionare essenze diverse che possano essere convertite in altrettanti poteri aggiuntivi.
Questi scontri rappresentano alcuni dei momenti più epici del gioco, anche se talvolta possono risultare frustranti a causa di controlli non sempre precisi, troppo spesso ‘scivolosi’ ed una barra della stamina – necessaria per scalare le creature – generalmente molto permissiva, ma inspiegabilmente dispendiosa per alcune specifiche azioni.
![brynn-si-guarda-intorno-su-una-collina-verde](https://www.drcommodore.it/wp-content/uploads/2025/02/Eternal-Strands-1-1024x576.jpg)
L’intelligenza artificiale dei boss è molto ricettiva: le creature reagiscono in modo dinamico alle azioni del giocatore, adattandosi alle strategie utilizzate. Tuttavia, alcuni degli avversari minori risultano ripetitivi dopo diverse ore di gioco, essendo la varietà uno dei punti dolenti della maggior parte dei combattimenti.
Questo perché anche il corpo a corpo e lo scontro a distanza non risultano stato dell’arte. Brynn è dotata di tre loadout sempre disponibili: un’arma pesante, spada e scudo e un arco, atteggiandosi nelle fasi in cui non si utilizzano i poteri come un action stamina-based estremamente scolastico nella sua esecuzione:
un pool di combo basilari, una spallata per l’arma pesante, una parata perfetta per spada e scudo e un attacco in salto per entrambe le opzioni, oltre che la possibilità di mirare liberamente quando impugniamo un arco.
La struttura confusa di Eternal Strands
Uno degli elementi più controversi di Eternal Strands è il modo in cui vengono integrati i sistemi di Esplorazione e Progressione, che in più di una circostanza sembrano essere in perfetta antitesi tra loro.
Brynn è capace di scalare quasi ogni tipo di superfice e il titolo sembra puntare fortemente sul senso di libertà offerto al giocatore. La stessa enfasi investigativa posta nella ricostruzione del Codex, di cui abbiamo già discusso, tradisce un incoraggiamento verso la scoperta, ricompensando la curiosità con segreti, potenziamenti e sapere.
Tuttavia, quanto detto cozza terribilmente con la struttura di Eternal Strands e col suo sistema di progressione, basato quasi unicamente sul crafting di armi e armature. Potremmo infatti dividere il gameplay loop del titolo in due macrofasi:
una di organizzazione, potenziamento e comunicazione con gli alleati, che avviene in un’area che funge da hub centrale – la SouthWall WayStation – e un’altra di spedizione, in cui affrontare nemici e fare scorta di risorse per potenziarsi, o da stipare nel proprio inventario.
![mappa-di-un-area-di-eternal-strands](https://www.drcommodore.it/wp-content/uploads/2025/02/Eternal-Strands-mappa-1024x576.jpg)
A sua volta, però, l’inventario della nostra protagonista è estremamente limitato: entrati nelle aree di spedizione, l’unico modo per potenziarsi senza perdere le proprie risorse è trovare un ‘Loomgate’, sostanzialmente uno degli sparuti punti di teletrasporto attivabili sulla mappa o tramite un artefatto che viene consegnato alla protagonista verso la fase centrale dell’avventura.
Dunque, in Eternal Strands il giocatore è costretto a questo continuo andirivieni tra zone di spedizione e zona di potenziamento, che dà luogo a due ordini di problemi ben distinti ma complementari tra loro: in primo luogo, l’ossessivo andare e venire rompe terribilmente il ritmo dell’esplorazione, vanificando il senso di scoperta che le altre meccaniche del titolo vorrebbero invece enfatizzare.
in secondo luogo, costringe il giocatore a prendere una decisione sofferta sul crafting: raccogliere ora risorse di bassa lega per tornare subito alla base e utilizzarle/stoccarle o disinteressarsi al loot comune per poter proseguire l’esplorazione un po’ in più, in attesa di risorse più ghiotte?
Un interrogativo a cui non è facile dare una risposta univoca, dato che il gioco costringe comunque a tornare con allarmante frequenza alla casa base. A questa serie di fastidi si aggiunge l’assenza del salvataggio manuale all’interno delle aree d’esplorazione, dovendo sperare nell’alta frequenza del salvataggio automatico o, alternativamente, decidere di tornare ancora una volta alla SouthWall Station, dove il salvataggio manuale è abilitato.
Stabilità e Art-Direction encomiabili
Visivamente, Eternal Strands è un titolo molto gradevole. Lo stile grafico cartoon si basa su di un’estetica fantasy non banale. L’ambientazione è affascinante, godendo Il mondo di gioco di paesaggi notevoli e potendo vantare su di una resa dei particellari di grande impatto.
La direzione artistica si distingue per l’uso di colori vivi, un design delle creature gigantesche impressionante per scala e animazioni – soprattutto se messe a paragone con quelle grezze che si vedono nelle poche scene d’intermezzo in-engine – e atmosfere che cambiano dinamicamente in base alle condizioni meteorologiche e al momento della giornata.
Eternal Strands, infatti, presenta un ciclo giorno-notte che si ‘attiva’ ad ogni occasione in cui venga fatto uno spostamento ‘da o per’ l’hub centrale. A questi mutamenti cronologici si aggiungono, come anticipato, anche cambiamenti meteorologici, che hanno un impatto cruciale nell’esplorazione delle aree, sia per il posizionamento cangiante dei nemici che per l’asperità climatica stessa.
La versione PS5 da noi provata si è rivelata molto stabile, nonostante la totale assenza di una scelta tra modalità grafica e prestazioni.
Vibes epiche
La colonna sonora di Eternal Strands è un altro punto di forza del gioco. Le musiche dinamiche si adattano perfettamente alle diverse situazioni, aumentando la tensione nei combattimenti e creando un senso di meraviglia durante l’esplorazione. Le tracce orchestrali evocano un senso di epicità e sono vagamente comparabili, stilisticamente, al taglio dato da Inon Zur a Dragon Age Origins.
![schermata-menu-di-laen](https://www.drcommodore.it/wp-content/uploads/2025/02/Eternal-Strands-shop-1024x576.jpg)
Gli effetti sonori sono altrettanto curati: il suono del vento che fischia tra le montagne, il crepitio del fuoco quando Brynn usa le sue abilità e il ruggito dei colossi contribuiscono all’immersività di un mondo che prova disperatamente ad essere vivo e dinamico, anche se non sempre ci riesce.
In Conclusione
Eternal Strands è un’esperienza altalenante che prende a piene mani da mostri sacri del videogioco e ne replica i tratti salienti in maniera sapiente, ma riesce a distinguersi realmente solo per qualche scelta di design abbastanza confusa. Sia chiaro, non si parla affatto di un action-adventure da buttare: grazie a un sistema di combattimento creativo e fortemente incentrato sulla fisica, scontri epici contro creature colossali dal sapore di puzzle ambientali, un mondo di gioco dinamico e una direzione artistica di buon livello, resta un titolo che valga la pena giocare… magari non a prezzo pieno e con altissime pretese.
Eternal Strands
VOTO - 6
6
/10
Eternal Strands è un action-adventure che combina esplorazione e combattimenti epici in un mondo fantasy. Nei panni di Brynn, una Tessitrice dotata di poteri elementali, il giocatore affronta colossi titanici sfruttando il mondo di gioco in modo creativo. Il titolo è disponibile su PlayStation 5, Xbox Series X|S - Gamepass - e PC dal 28 gennaio 2025.