Sono passati ben sette anni da quando Kingdom Come Deliverance ha fatto il suo debutto assoluto: sviluppato da Warhorse Studios e pubblicato da Deep Silver, il videogioco si mostra come un action RPG, con meccaniche survival e che fa luce su un mondo medievale tutto da esplorare, nelle terre un tempo governate dall’ex imperatore Carlo IV.
Tra pochi giorni, tuttavia, arriverà finalmente anche il suo seguito naturale, Kingdom Come Deliverance II, che prosegue la storia del protagonista, Henry di Skalitz, diventato ormai la guardia del corpo personale di Sir Hans Capon, futuro lord di Rattay. Il titolo sarà disponibile a partire dal 4 Febbraio 2025 per PlayStation 5, Xbox Series X|S e Microsoft Windows.
La nuova fatica di Warhorse Studios si basa soprattutto su un proverbio latino, che sarà il leitmotiv di questo titolo: “Audentes fortuna iuvat“, la fortuna aiuta gli audaci. Abbiamo provato in anteprima Kingdom Come Deliverance II, e ci siamo posti anche noi questa domanda: la fortuna ha davvero aiutato gli audaci? Risposta breve: sì. Ma c’è ancora margine di manovra per crearsi una fortuna ancora più grande.
La trama: da dove li abbiamo lasciati
La trama di gioco di Kingdom Come Deliverance II riparte esattamente da dove avevamo lasciato le avventure del nostro protagonista Henry, dopo aver perso i suoi genitori durante l’assedio di Skalitz da parte dei cumani di Sigismondo. Quest’ultimo vuole spodestare il legittimo erede al trono di Boemia, Venceslao, suo fratellastro e figlio di Carlo, per molti non all’altezza del suo compito e delle grandi gesta del padre.
In questa battaglia che sembra non avere mai fine, Henry ora è un soldato fatto e finito: è cresciuto, e ha continuato la sua amicizia con il futuro lord di Rattay, Hans Capon, nipote di Sir Hanush di Leipa. Le motivazioni di Henry sono le stesse del primo capitolo: la vendetta muove i suoi passi e l’assoluto bisogno di ritrovare la spada del padre, forgiata per il signore di Skalitz, sir Radzig Kobyla, ultimo ricordo di una vita tranquilla prima della grande guerra di Boemia.
Il nostro protagonista si trova attualmente lontano da casa, insieme ad alcuni dei soldati di Hans Capon, a cui è stato affidato un incarico: viaggiare fino a Trosky per consegnare un messaggio al suo signore, Otto von Bergow, con lo scopo di chiedergli di smettere di seguire Sigismondo e iniziare ad appoggiare Venceslao. Ma in questo frangente, una serie di eventi divide il gruppo ed Henry e Hans si trovano a doversela cavare in una terra totalmente ostile, senza la possibilità di presentarsi come nobili, il che complica terribilmente le cose per entrambi.
Dal punto di vista della trama, siamo di fronte a una storia che si sposa benissimo con le vicende dell’epoca, mediando in perfetto stile tra finzione e realtà. Il gioco racconta benissimo sullo sfondo le vicende di quel periodo e i problemi causati dalla morte dell’amato Re Carlo IV, un vero e proprio eroe per la popolazione di Boemia. C’è, però, una forzatura tremenda che non abbiamo per niente apprezzato e che poteva essere pensata diversamente.
Come abbiamo detto, Henry è un soldato fatto e finito, che riprende livelli e abilità del gioco precedente, motivo per il quale tutte le sue abilità sono per la maggior parte quasi tutte portate al massimo. La sua forza è devastante, così come il suo incredibile carisma, allenato parlando con nobili e popolani di ogni tipo. Questa scelta, tuttavia, è un problema evidente se si vuole far approcciare Kingdom Come Deliverance II da zero.
Quindi, qual è stata la soluzione di Warhorse Studios? Creare una scena di lotta tra Henry e un soldato, far cadere Henry da un dirupo e, a causa della forte caduta, fargli dimenticare quasi tutte le sue abilità, che per la maggior parte sono ripartite da zero. Ma fate davvero?
Le meccaniche: Henry, finalmente sei un fabbro anche tu
Ricordiamoci sempre, per chi avesse giocato al primo capitolo, che Henry non è solo figlio di un fabbro, ma per anni è stato aiutante di suo padre alla forgia, come abbiamo anche visto all’inizio della missione tutorial quando entrambi forgiano la spada per Sir Kobyla. La forgiatura, però, nel primo capitolo non esisteva. Nel secondo titolo, non solo viene aggiunta la meccanica della forgiatura delle armi, ma viene fatta con grande attenzione.
Henry, adesso, può tranquillamente crearsi le armi da solo, trovando i materiali giusti e imparando i progetti che possono essere trovati dai fabbri di tutta la Boemia. Non solo: ci sono diversi talenti che possono essere sfruttati per avere vantaggi, sia sulla forgiatura che sull’affilatura delle armi nella mola (che è stata di gran lunga semplificata e migliorata). Alcuni vertono sul fatto che un’arma creata sia più potente di un’arma comprata, e c’è un bonus di attacco maggiore se l’arma viene affilata tra il 98 e il 100%, che dura finché l’arma non sarà utilizzata fino a tornare a un 80% di affilatura.
La forgiatura però non è l’unica aggiunta di spessore e di livello. Kingdom Come Deliverance II è letteralmente il gioco della quality of life, quella che tristemente mancava sul primo capitolo: adesso possiamo trovare essiccatoi e affumicatoi nelle varie città, che mantengono il nostro cibo molto più a lungo, togliendoci l’impiccio di andare a cercarlo continuamente dappertutto. Sono state aggiunte le balestre e la visuale degli archi è stata di molto migliorata, per evitare di farci sprecare frecce troppo facilmente. Esiste persino la possibilità di chiedere scusa ai banditi e fuggire, per evitare di incappare in nemici troppo forti, specialmente all’inizio.
A differenza del primo capitolo, la mappa è molto più densa di eventi e cose da fare, evitandoci di percorrere lunghi tratti senza trovare mai nulla (rievocando dolci incontri di skyrimmiana memoria). In questo modo, si perde il rischio di annoiare il giocatore, soprattutto nelle prime ore di gioco, quando deve percorrere la maggior parte delle strade a piedi.
Il miglioramento più importante, però, è senza dubbio il combattimento, diventato decisamente più rapido e più incalzante, mettendoci addosso l’adrenalina dei migliori combattimenti di spada della storia videoludica. A differenza del primo titolo, su Kingdom Come Deliverance II si para e si attacca con molta più facilità e molta più velocità, rendendo i combattimenti rapidi e complessi, ma solo da un punto di vista strategico. Esistono ancora le combo, ma non c’è più una ruota di attacchi per colpire da sette punti diversi, adesso ci sono solo fendenti da destra, dall’alto e da sinistra, e un affondo centrale, per un totale di quattro attacchi.
Come nel primo si può utilizzare la parata perfetta, che ci permette di contrattaccare, ed è disponibile anche il contrattacco perfetto, che ci permette di lanciare un attacco imparabile. L’unica differenza con il primo capitolo è che c’è una combinazione di tasti differente per lanciarli (soprattutto il secondo), ma hanno la stessa identica funzione.
Bug: un po’ troppi, ma si può migliorare
Passiamo alle note più dolenti di questo capitolo, parlando di situazioni al limite del ridicolo e momenti di ilarità assoluta che abbiamo provato durante questa anteprima. I bug sono qualcosa di assurdo e che hanno completamente distrutto, in alcune circostanze, l’immersione che il gioco aveva sapientemente creato.
La più comica delle situazioni arriva quando Henry e i suoi commilitoni si accampano dopo essere stati allontanati da Trosky, trovando riparo vicino a un lago. Henry e Hans sono seduti su un tronco d’albero, ma a un certo punto vediamo Hans, nell’inquadratura dopo, con i piedi sul tronco e il sedere per aria, appoggiato su non si sa bene cosa (è successo più volte, anche con altri personaggi). E non è il momento peggiore: Hans a un certo punto decide di fare una battuta ai suoi compagni. L’inquadratura si sposta sui commilitoni, seri e arrabbiati, che scoppiano a ridere all’improvviso, e tornano seri e arrabbiati.
Poi, nel complesso, di bug ce ne sono stati tanti altri e tutti fastidiosi, uno più fastidioso dell’altro: innanzitutto, guai e dico guai a chi si avvicina ai dirupi. Le rocce diventano così scivolose che si perde il controllo di Henry, finendo per cadere da altezze spropositate senza la possibilità di riprenderlo o salvarlo. Inoltre, a volte i muri o le rocce sono impossibili da saltare, anche quando sono bassissimi, costringendo Henry a dover fare giri immensi per un qualcosa che stava a cinquanta centimetri da lui.
Gli oggetti che si trovano appoggiati dentro alcune casse sono quasi impossibili da raccogliere, se non metti il puntatore in un certo modo, spesso perdendo un sacco di tempo a trovare l’angolino giusto. Stessa cosa dicasi per le armi lasciate cadere dai nemici morti: non compariranno mai nell’inventario, ma saranno disperse sul terreno, impossibili da vedere a occhio nudo, anche dopo aver spostato i cadaveri per avere una visuale migliore.
Quality of life: croce e delizia
Per chi fosse poco avvezzo con gli inglesismi, dicasi quality of life (in italiano qualità della vita) quella percezione che abbiamo all’interno di un videogioco di avere a che fare con una meccanica che ci sta semplificando maledettamente la vita all’interno di una situazione specifica. Il teletrasporto è, ad esempio, una delle più famose quality of life dei videogiochi.
Su Kingdom Come Deliverance II di quality of life ce n’è moltissima, se paragonato al primo capitolo, e ci sono situazioni in cui abbiamo ringraziato Gesù anche noi per avercele messe. L’essiccatoio e l’affumicatoio, come citavamo prima, sono due eccezionali miglioramenti che ci risparmiano tantissimo tempo, che avremmo speso inutilmente a ricercare carne di lepre o carne di capriolo quando quella che avevamo nell’inventario sarebbe andata subito a male.
Ci sono però tantissime cose da segnalare che avrebbero necessariamente bisogno di un aggiornamento per renderlo meno stressante: una su tutte è la possibilità di trovare il letto più vicino nel minor tempo possibile, magari indicandolo sulla mappa. Henry, compiendo delle buone azioni, può essere ospitato all’interno di case, fienili, accampamenti, come accade dopo aver completato la missione dei nomadi, parlando con Micione.
L’accampamento dei nomadi è molto grande, e il voivoda (il padrone dell’accampamento), ci da il permesso di dormire nella tenda di suo figlio. Domanda: dove diavolo è la tenda di tuo figlio?! E via di dieci minuti a cercarla, finché non si trova un letto con su scritto “Dormi e Salva”, l’unico modo di capire se sei arrivato al letto giusto e non stai per venire cacciato in malo modo.
Una delle cose che abbiamo mal digerito e che secondo noi è totalmente inutile è “La grappa del salvatore“, una meccanica che sinceramente abbiamo fatto fatica a comprendere già dal primo titolo. La grappa del salvatore è una bevanda che ci permette di salvare la partita in qualsiasi momento. Forse creata per rendere le situazioni un po’ più complicate, ma all’inizio del gioco è un’autentica agonia, visto che groeschen non ne hai, letti per salvare la partita non ne hai, ed è praticamente impossibile salvare nel caso in cui ti sposti in una città vicina per portare a compimento una missione.
Anche perché, uscendo dal gioco, c’è la possibilità di salvare, e magari riaprire il gioco per ricominciare proprio da lì… rendendo dunque la grappa del salvatore l’oggetto più inutile di tutto il gioco.
Un’altra cosa incredibilmente stressante è l’obbedienza di Mutt, il cane di Henry. Dopo aver portato a termine la missione di ritrovare Mutt, con cui Henry si era temporaneamente separato, si attiverà nuovamente la meccanica cinofila, presente anche nel capitolo precedente. Mutt agirà in base all’obbedienza che ha nei confronti di Henry, e più ne ha, più è forte e letale contro i nemici di Henry. L’obbedienza può essere aumentata tramite lodi e cibo.
Qui avanzano due grossi problemi: l’obbedienza di Mutt è incredibilmente instabile, arriva a 90, scende a 30, risale a 70, nel giro di un riposo lungo. La cosa peggiore, però, è che per tenerla sotto controllo si deve costantemente andare nel menù, aprire la sua scheda e guardare.
Questo stesso problema si ha anche nell’affilatura delle armi sulla mola. Henry ha la possibilità di sbloccare un talento che permette a un’arma di diventare più forte se portata tra il 98 e il 100% di affilatura, motivo per il quale noi giocatori abbiamo l’obbligo morale di riparare le armi noi stessi.
Il problema è che devi continuare a premere sul pedale della mola per minuti interi senza mai avere la percezione di quanto manca per completare l’opera, aspettando Henry che possa dirti che l’arma è pronta (l’unico modo per capire quando hai finito), cosa che non sempre succede. Per cui è necessario alzarsi dalla mola, ritornare sulla mola e vedere a quanto è arrivata l’arma, perdendo tempo inutilmente.
Grafica e comparto musicale: assolutamente eccezionale
Nonostante fosse un gioco del 2018, grafica e comparto musicale erano componenti eccezionali già nel primo capitolo di quest’opera targata Warhorse Studios. Con l’arrivo di Kingdom Come Deliverance II, l’asticella è stata matentuta altissima, con tantissime colonne sonore a tema medievale, con stili musicali tipici della boemia, canzoni popolari in lingua ceca, poi fischiettate da Henry durante la forgiatura per tenere il ritmo dei colpi di martello sul ferro incandescente.
Anche la grafica è eccezionale e rende le esplorazioni degne di essere vissute: spesso ci si ferma e si resta incantati dalla quantità e dalla qualità delle cose presenti nel nostro percorso, proprio come un gioco di questo tipo dovrebbe fare per rendere i viaggi pieni di significato, sia dal punto di vista di gameplay che dal punto di vista emotivo.
Conclusione: audentes fortuna iuvat
La fortuna aiuta gli audaci, è vero. Warhorse studios ha osato molto con questo capitolo e gli va dato atto che Kingdom Come Deliverance II è un gioco davvero straordinario, soprattutto per chi come me ha un debole per tutto ciò che ha a che fare con il medioevo. Le meccaniche funzionano, i combattimenti sono divertenti, i bug possono essere risolti di patch in patch e c’è ancora tanto da migliorare, un po’ alla volta, per rendere questo gioco un titolo che lascerà il segno nell’industria videoludica.
Così come Henry, nel suo lungo viaggio, può forgiare la sua strada per diventare un soldato coraggioso e un eroe della Boemia, anche Warhorse Studios ha tutte le carte in regola per migliorare questo titolo: il destino è solo nelle vostre mani.
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Kingdom Come: Deliverance II
Voto - 7.8
7.8
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Kingdom Come: Deliverance II è un action rpg sviluppato da Warhorse studios e pubblicato da Deepsilver per PlayStation 5, Xbox Series X|S e Microsoft Windows.