Dragon Age: The Veilguard, il quarto capitolo della celebre saga RPG di BioWare, è al centro di una ristrutturazione interna radicale che ha portato al licenziamento dell’intero team di scrittura del gioco. L’intera lista di persone è stata condivisa su ResetEra e in seguito pubblicata su Reddit, ma nonostante non ci siano conferme e si parli di una “riorganizzazione” per concentrarsi sul prossimo Mass Effect, questa potrebbe essere solo un modo per EA di nascondere i licenziamenti, soprattutto se consideriamo l’addio di Patrick Weekes, storico lead writer dello studio, che ha annunciato la sua uscita dopo vent’anni di lavoro con BioWare. Weekes ha condiviso il suo messaggio di addio attraverso i social media, scrivendo:
“Sono ora alla ricerca di una nuova posizione incentrata su scrittura/narrativa. È stato un privilegio lavorare con così tanti sviluppatori straordinari in questi 20 anni a BioWare, e conserverò con affetto i ricordi delle persone meravigliose che ho incontrato lungo il cammino.”
Tra i licenziati, figurano anche una dozzina di sviluppatori e altre figure che hanno lavorato al titolo. Questo drastico cambiamento solleva molti interrogativi sul futuro della saga e sulla direzione che BioWare intende prendere nei prossimi anni, considerando tutto ciò che ha circondato il team assegnato a The Veilguard nelle passate settimane, a partire dall’abbandono della posizione di director di Corinne Busche in favore, secondo le sue parole, di una nuova offerta lavorativa su un altro gioco.
Il licenziamento di tutto il team di scrittura sembra essere un modo definitivo da parte di BioWare di mettere una pietra sopra a quello che da EA è stato considerato un vero flop, confermando l’impossibilità di vedere DLC o contenuti aggiuntivi. Sebbene BioWare sia un nome leggendario nel mondo dei GDR, questa nuova fase della compagnia suggerisce una direzione molto diversa per il futuro della serie.
Dragon Age: The Veilguard tra i più deludenti del 2024
Non si esagera quando si parla di delusione per quanto concerne il titolo della saga di Dragon Age. Siti come Metacritic mostrano una valutazione positiva superiore all’80% dalla critica, ma bisogna considerare soprattutto i voti del pubblico, dove il numero scende e rende la valutazione generalmente negativa (lo sarebbe ancora di più se Metacritic non avesse rimosso diverse recensioni negative). Sin dal lancio, The Veilguard ha subito una campagna di review bombing per la presenza di temi e personaggi considerati da alcuni “eccessivamente woke”. A ciò si è aggiunto un debutto al di sotto delle aspettative commerciali, con 1,5 milioni di copie vendute nei primi tre mesi rispetto ai 3 milioni previsti da Electronic Arts e BioWare.
Nel complesso, l’importanza di voler inserire temi attuali all’interno di un mondo fantasy in sostituzione di quei temi più crudi e seri trattati in passato, una sceneggiatura discutibile fortemente criticata anche da figure del settore come l’autore di Ori che ha suggerito agli artefici di cambiare lavoro (nota extra, lo sceneggiatore Patrick Weekes fa parte delle persone licenziate), unita alla troppa pochezza e semplicità del gameplay, sono stati gli elementi che lo hanno reso una delusione per tutti i fan della serie Dragon Age che aspettavano con impazienza un nuovo capitolo.
Le vendite sarebbero state ancora più basse se non fosse stato per quei giocatori fedeli che hanno deciso di provare il gioco, prima di giudicarlo, dato che la campagna pubblicitaria non è stata certamente accompagnata da riscontri positivi. E ora cosa ne rimane di BioWare? Secondo un recente report del giornalista Jason Schreier di Bloomberg, il numero di persone rimaste si aggira attorno ai 100, la metà rispetto a pochi anni prima. Tocca vedere se in futuro riusciranno a risollevare l’interesse per il franchise e se questa ondata di cambiamenti segnerà un nuovo corso per Dragon Age, magari con un drastico cambio di rotta a livello creativo.