Lo scorso aprile la Corte d’Appello di Roma aveva stabilito che il governo avrebbe dovuto dare a Tim un rimborso di 1 miliardo di euro per aver chiesto all’azienda un canone concessorio di 500 milioni nel 1998, ossia l’anno successivo alla liberalizzazione del settore delle telecomunicazioni in Italia. Essenzialmente il governo ha costretto Tim a pagare un canone basato sul suo fatturato, cosa che va contro le politiche di liberalizzazione volute a livello europeo.
La disputa tra Tim e il governo italiano ha avuto inizio nel 1998
Questo per un motivo molto semplice: la liberalizzazione prevede infatti che i vari Stati membri dell’Unione Europea possano chiedere alle varie aziende il pagamento di costi amministrativi che sono legati alle autorizzazioni e alle licenze, e non ammette quindi calcoli basati sui fatturati delle stesse. Non stupisce quindi che anni dopo l’accaduto, la Corte Europea abbia criticato l’operato del governo di allora, perché in contrasto con le normative comunitarie.
Ovviamente il Governo ha tentato di fare ricorso in Cassazione, in modo da sospendere la decisione della corte. La richiesta è stata rifiutata oggi, confermando a tutti gli effetti la sentenza dello scorso aprile. Per la Corte d’Appello, infatti, il governo ha tutte le capacità necessarie per effettuare il rimborso all’azienda senza mettere a rischio il bilancio pubblico.
Per Tim non c’è nessuna garanzia per l’emissione della sentenza
Tim ha specificato in una nota: “la sentenza di aprile dello scorso anno, che dispone la restituzione alla società del canone 1998 e relativi interessi e accessori, è provvisoriamente esecutiva, in attesa delle decisioni finali che saranno assunte dalla Corte di Cassazione a seguito del ricorso presentato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri“. L’azienda ha poi sottolineato che non le impone alcuna garanzia in merito all’emissione della stessa.
Inizialmente la corte aveva condannato il governo a pagare 528.711.476,152 euro, ma per ogni anno in cui non è stato effettuato il pagamento, la cifra è stata aumentata. Ora la cifra esatta è di 995.250.242,87 euro.