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ProtonVPN registra un’impennata insolita negli USA, poi annuncia: “Falso allarme. È per il porno”

Il servizio di ProtonVPN ha recentemente osservato un picco anomalo di iscrizioni provenienti dagli Stati Uniti. Abituata a simili fenomeni in Paesi con governi instabili o blackout internet, la VPN inizialmente ha interpretato l’impennata come un possibile campanello d’allarme. Con un post che riportava il fenomeno come un’”anomalia”, ProtonVPN ha prima attirato l’attenzione del web, per poi svelare l’origine del mistero con una semplice, ma esilarante risposta: “False alarm. It’s porn”.

Il picco nelle iscrizioni è infatti correlato alle nuove leggi restrittive sull’accesso ai siti pornografici in alcuni stati americani. Queste normative, mirate a implementare verifiche sull’età degli utenti e sulla loro identità tramite documenti di riconoscimento rilasciati dallo stato quali passaporti e patenti di guida, hanno spinto molti a cercare soluzioni alternative per accedere a contenuti bloccati, e l’uso di VPN si è rivelato una delle vie preferite per aggirare il problema.

La vicenda ha generato un’ondata di ironia online. Sui social, il post di ProtonVPN è stato sommerso da risposte e meme che ironizzavano sulla situazione in generale, ma soprattutto su come le leggi non siano in grado di fermare gli utenti intenzionati a trovare una scappatoia. L’espressione “It’s always porn” è diventata una sorta di mantra collettivo, sottolineando come il web, quando si tratta di pornografia, trovi sempre un modo per adattarsi.

Migliaia di richieste in arrivo a ProtonVPN

ProtonVPN è solo un esempio di come il web rida alle leggi

Il caso ha riacceso il dibattito sull’efficacia delle leggi statunitensi relative all’accesso alla pornografia. Le normative, introdotte per proteggere i minori, richiedono ai siti di raccogliere dati sensibili per verificare l’età degli utenti. Tuttavia, critici e piattaforme come Pornhub hanno sollevato preoccupazioni significative sulla sicurezza e la privacy degli utenti. Un portavoce di Aylo, società madre di Pornhub, ha dichiarato che “qualsiasi regolamentazione di questo tipo deve preservare la sicurezza degli utenti e la loro privacy”.

La società ha ritirato i propri servizi in alcuni stati come risposta a tali leggi, definendole “inefficaci, pericolose e mal progettate”. La questione si inserisce in un contesto politico più ampio, con il Project 2025 proposto dalla Heritage Foundation, che mira addirittura alla criminalizzazione della pornografia. Questo controverso piano conservatore sostiene che la pornografia non abbia protezioni legali secondo il Primo Emendamento e dovrebbe essere trattata come una minaccia alla salute psicologica e morale.

Nonostante queste misure, i dati dimostrano che gli utenti trovano sempre modi per aggirare i blocchi, spesso aumentando l’uso di VPN. Dopo il blocco della pornografia in Texas, per esempio, le ricerche per “Texas VPN” sono cresciute del 1.750%. La vicenda di ProtonVPN e delle nuove restrizioni su Pornhub sottolinea un problema chiave: le normative rigide raramente funzionano come previsto, specialmente quando si tratta di un tema così delicato e diffuso come la pornografia.

L’ironia con cui il web ha reagito, e come ha reagito persino chi controlla l’account di ProtonVPN, dimostra che, nonostante i tentativi di controllo, gli utenti sono sempre un passo avanti. Mentre la politica continua a dibattere sull’etica e la regolamentazione della pornografia, il pubblico sembra aver già trovato la propria risposta: “It’s always porn”. E forse, almeno su internet, non c’è nulla di più vero.

VPN per le modalità in incognito

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Andrea Moffa

Andrea Moffa

Eroe numero 50 di Overwatch 2. Appassionato di notizie videoludiche. Esploro e condivido le avventure e le ultime info di questo mondo in continua espansione.

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