Dopo più di cinque film e più di venti videogiochi all’attivo, l’universo di Indiana Jones si espande ulteriormente con Indiana Jones e l’Antico Cerchio, titolo attesissimo sviluppato da MachineGames in collaborazione con Lucasfilm Games e pubblicato da Bethesda Softworks. Sin dal suo annuncio, il nuovo titolo ha promesso di riportare in auge il celebre archeologo americano attraverso una narrazione originale, ambientata tra gli eventi de I predatori dell’Arca perduta e L’ultima crociata. Un mix di avventura, esplorazione e narrazione cinematografica che punta dritto al cuore dei fan della saga. Forse un po’ troppo: il prodotto finale sembra soddisfare soprattutto i nostalgici, lasciando i giocatori-non-del-tutto-fan con una sensazione agrodolce.
Se una storia entusiasmante, complessa e interattiva è sicuramente l’obiettivo con cui il nuovo titolo di Indy si presenta sul mercato, è anche vero che lo fa a scapito di un gameplay che non sempre risulta all’altezza. Vediamo qual è stata la nostra esperienza con la nuova avventura dell’archeologo più famoso del mondo e quali gli elementi che ci hanno fatto esclamare “Mi dispiace, ci hanno colpito”.
Un gameplay rigido ma anche fluido
Uno degli aspetti principali di Indiana Jones e l’Antico Cerchio è il suo gameplay, che unisce meccaniche in prima e terza persona. Da una parte, questa scelta cerca di offrire varietà nell’esperienza: le sequenze in prima persona, per esempio, risultano particolarmente immersive durante l’esplorazione, permettendo ai giocatori di osservare ogni dettaglio delle ambientazioni. Sono un valido esempio i primi quindici minuti di gioco, che celebrano la fama del franchise proponendo il remake shot by shot della prima scena del primo film. Un’operazione che colpisce in pieno petto i fan più nostalgici.
Dall’altra parte, il passaggio alla terza persona è meno convincente: esso è impiegato principalmente durante l’uso della frusta iconica di Indy, e nei conseguenti momenti di scalata, arrampicata e oscillazione in perfetto stile parkour a la Assassin’s Creed. Talvolta, in particolare in aree particolarmente strette ma che prevedono fasi di arrampicata, questo cambio di prospettiva tende a essere goffo e impallare la telecamera, creando momenti di frustrazione.
Sempre sul fronte del gameplay è opportuno annoverare sin dalle prime fasi introduttive, una meccanica di combattimento più che basilare, che si sposa con un’intelligenza artificiale pasticciona. I momenti di combattimento privilegiano per lo più attacchi semplici, schivate e parate, prediligendo i confronti vis a vis e corpo a corpo. Sebbene queste opzioni siano sufficienti per affrontare la maggior parte degli scontri, non offrono molta profondità. L’iconico utilizzo della frusta appare limitato nelle applicazioni pratiche: può essere utilizzata per stordire e disarmare nemici o per interagire con l’ambiente come summenzionato, ma raramente riesce a dare quella sensazione di vera padronanza che ci si aspetterebbe.
Nonostante l’input di gameplay in prima persona e i frequenti scontri e combattimenti, Indiana Jones e l’Antico Cerchio non è un FPS. Anzi, alla stregua di giochi simili appartenenti anche ad altri generi – si veda il caso del recente A Quiet Place – The Road Ahead – l’escamotage della prima persona è usato unicamente a fini immersivi. In altre parole, i ragazzi di MachineGames hanno fatto di tutto per raccontare una storia di Indiana Jones cercando di unire il punto di vista del giocatore con quello del noto esploratore. Ed è proprio sull’esplorazione che il gioco sorprende.
Esplorare il mondo di Indiana Jones e l’Antico Cerchio
Di fatto, uno degli elementi più apprezzati dell’intera struttura del gioco è la dinamica esplorativa, che offre diverse aree aperte da visitare. Progredendo con la storia, Indy si sposterà in diversi punti del globo, in alcuni casi per brevi incontri e in altri per dare spazio a quanta più narrazione ambientale possibile. In queste fasi i giocatori possono immergersi in ambientazioni ricche di dettagli, raccogliendo oggetti collezionabili, scattando fotografie e completando missioni secondarie. Le aree open-map aggiungono complessità e longevità a un gioco che, senza queste attività, rischierebbe di essere completato in poche, pochissime, ore.
Anche in questo caso è da sottolineare una potenziale criticità: la libertà di esplorazione è limitata da una certa ripetitività delle attività secondarie – fotografa questo, fotografa quello, eccetera. Sebbene il completamento di queste missioni possa essere gratificante per i fan che vogliono approfondire l’universo narrativo e la lore di Indiana Jones, molti compiti non offrono ricompense significative, dando la sensazione di essere stati inseriti più per allungare la durata del gioco che per arricchirne l’esperienza.
Arriviamo, dunque, a capire di cosa parla esattamente Indiana Jones e l’Antico Cerchio.
Una narrazione affascinante, ma troppo cinematografica
La forza di Indiana Jones e l’Antico Cerchio risiede indubbiamente nella sua storia. Gli sviluppatori hanno creato una trama originale che cattura pienamente lo spirito della saga cinematografica, con momenti mozzafiato, enigmi archeologici e ambientazioni esotiche da esplorare in lungo e in largo.
Con la sequenza d’apertura remake de I predatori dell’Arca perduta, si stabilisce subito una connessione emotiva con i fan di lunga data. Il giocatore/Indiana si risveglia nel suo ufficio del Marshall College, e un paio di testi a schermo ci comunicano che siamo in una notte piovosa del 1937. Risvegliato di soprassalto da un rumore sordo, Indy inizia a vagare per il college, accorgendosi di un’irruzione inaspettata. L’archeologo incontra un individuo molto alto, che parla solo in latino e che lo mette al tappeto in pochi istanti, portandosi via dal museo dell’università la mummia di un gatto appena ritrovata dal noto esploratore americano.
Questo evento spinge Indy a indagare e, partendo da Città del Vaticano, la ricerca lo porta a scoprire l’esistenza di un antico potere legato all’Antico Cerchio, una serie di siti spirituali allineati geometricamente intorno al globo. Le sue ricerche condurranno il giocatore in luoghi iconici come le piramidi d’Egitto, i templi sommersi di Sukhothai in Thailandia, Shanghai e le montagne dell’Himalaya.
Durante il suo viaggio, Indiana Jones si allea con Gina Lombardi, una giornalista investigativa italiana – la cui voce e il cui volto sono prestati dall’attrice nostrana Alessandra Mastronardi – con un interesse personale nel caso. Insieme, affrontano Emmerich Voss, un nuovo antagonista che utilizza la manipolazione psicologica per raggiungere i suoi scopi. La missione di Indy è fermare queste forze oscure prima che possano svelare e sfruttare il potere ancestrale dell’Antico Cerchio.
L’attenzione alla narrazione, che si sviluppa attraverso il gameplay ma anche un gran numero di dialoghi e di cutscene, solleva una questione cruciale: il gioco è più un film interattivo che un vero videogioco?
Le cutscene occupano una parte significativa del tempo di gioco, riducendo spesso l’interattività e facendo sentire i giocatori più spettatori che protagonisti. Questo aspetto ci ha ricordato i videogiochi ispirati a film di successo, come Narnia o King Kong, che si concentravano sulla narrazione a scapito del gameplay. Titoli recenti come Death Stranding e The Last of Us Part II hanno dimostrato che le cutscene possono essere uno strumento potente per arricchire l’esperienza narrativa, ma in Indiana Jones e l’Antico Cerchio la loro durata e frequenza rischiano di compromettere il bilanciamento tra gioco e storia, laddove il gameplay si presenta basilare come riportato.
Per chi cerca un’esperienza cinematografica d’avventura, in Indiana Jones e l’Antico Cerchio trova pane per i suoi denti. In particolare, la versione italiana del gioco brilla per quanto concerne l’adattamento dei dialoghi e il doppiaggio, che raggiungono standard elevatissimi. Le performance dei doppiatori riescono a trasmettere le emozioni dei personaggi in modo convincente, contribuendo a immergere i giocatori nell’avventura; l’attenzione al dettaglio nell’adattamento conferisce al gioco un’aura cinematografica, che risulterà particolarmente apprezzata dai fan della saga.
Un’avventura nostalgica con margini di miglioramento
Il gioco si presenta come un prodotto che punta chiaramente al cuore dei fan di Indiana Jones. Gli appassionati della saga troveranno un’esperienza che richiama costantemente le atmosfere e le emozioni dei film, con omaggi nostalgici e riferimenti che arricchiscono la lore – in particolare dei primi due film. Tuttavia, proprio questa focalizzazione rischia di alienare i giocatori meno esperti della serie cinematografica: per chi non conosce a fondo l’universo di Indy, Indiana Jones e l’Antico Cerchio potrebbe risultare un prodotto buono ma che non esalta, troppo legato al suo contesto originale per brillare di luce propria.
Questa scelta progettuale solleva una riflessione più ampia sull’evoluzione dei giochi tripla A, sempre più influenzati dal cinema. Se da un lato questa tendenza arricchisce la narrazione e la qualità visiva, dall’altro rischia di sminuire il ruolo dell’interattività, elemento distintivo del medium videoludico.
In altre parole, Indiana Jones e l’Antico Cerchio è un gioco che vive di contrasti: da una parte, offre una trama affascinante e un adattamento italiano di altissimo livello, immergendo i fan in un’avventura che sembra uscita direttamente dal grande schermo; dall’altra, soffre di un gameplay minimale, alcuni problemi tecnici nella gestione della telecamera e un eccesso di sequenze non interattive.
Per i veri fan dell’archeologo interpretato da Harrison Ford, il gioco rappresenta un omaggio appassionato che regala emozioni e nostalgia; per i neofiti, il titolo potrebbe risultare meno coinvolgente, mancando quel guizzo di innovazione che distingue i capolavori del medium. In definitiva, Indiana Jones e l’Antico Cerchio è un bel videogioco che punta dritto al cuore dei nostalgici, peccato che il gameplay si sia perso tra le rovine e i manufatti.
Indiana Jones e l'Antico Cerchio
Voto - 7.5
7.5
Indiana Jones e l’Antico Cerchio è un’esperienza che incanta con la sua narrazione e il suo stile cinematografico, ma che dimentica di mettere abbastanza gioco nel videogioco