Il processo di dismissione delle centrali in rame da parte di Tim, ora gestite da FiberCop, rappresenta una delle più grandi trasformazioni infrastrutturali nelle telecomunicazioni italiane. L’obiettivo è chiaro: completare lo switch off dal rame alla fibra ottica entro il 2030, con una tappa intermedia fissata al 2028. Di fatto, il Governo spinge affinché il 2028 sia la data del passaggio completo, anticipando di 2 anni gli obiettivi prefissati.
La rete in rame, pilastro storico delle comunicazioni, è ancora presente in circa 7mila centrali su un totale di oltre 10mila in Italia. Tuttavia, le prime 60 centrali sono già state spente nella primavera 2024. Questo processo si ispira al passaggio dal segnale analogico a quello digitale della televisione, ma con un paradigma opposto. In questo caso, gli utenti non subiranno grandi cambiamenti strutturali, poiché il passaggio alla fibra sarà principalmente trasparente per loro, a eccezione di una maggiore velocità di navigazione.
Per gli operatori, invece, le sfide non mancano: dovranno fornire modem compatibili e accelerare gli investimenti per portare la fibra direttamente nelle abitazioni. Il governo italiano, che partecipa al 20% del fondo KKR, spinge per una transizione rapida per favorire la modernizzazione del settore e sfruttare appieno la rete interamente in fibra ottica. Questo passaggio garantirà non solo velocità fino a 1 Gbps, ma anche significativi risparmi energetici, contribuendo a una rete più sostenibile.
I vantaggi e le sfide dello switch off di Tim
La transizione dal rame alla fibra ottica comporta vantaggi in termini di prestazioni, stabilità e sostenibilità. Tuttavia, il cammino non è privo di ostacoli, soprattutto per le aziende con molti utenti ancora su rete ADSL o FTTC (Fiber to the Cabinet). Per mantenere tali clienti, sarà necessario portare la fibra fino alle abitazioni, un investimento significativo ma inevitabile.
Open Fiber, con una rete interamente in fibra ottica, ha già raggiunto 14 milioni di abitazioni alla fine del 2023, ma solo 3 milioni di clienti erano attivi. Questo gap evidenzia l’urgenza di colmare la differenza tra abitazioni coperte e utenti connessi per stabilizzare il bilancio, dopo un investimento di oltre 8 miliardi di euro per realizzare la rete. L’azienda, assieme a FiberCop, lavorano costantemente (con progressi monitorati da Connetti Italia) per raggiungere gli obiettivi del Piano 1 Giga con finestra di completamento il 2026.
La fusione tra alcuni operatori e la necessità di adattarsi rapidamente alle nuove infrastrutture richiedono uno sforzo congiunto per accelerare il completamento della rete. Per gli utenti finali, i benefici saranno tangibili: velocità maggiore, connessioni più stabili e una riduzione dei costi indiretti grazie al risparmio energetico. In definitiva, lo switch off del rame rappresenta non solo un cambio tecnologico, ma un passo avanti fondamentale verso un’Italia più connessa, moderna e sostenibile.