Il settore automobilistico sta attraversando una grave crisi, come spesso sottolineato dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso (con un occhio di riguardo per le auto a benzina o diesel, piuttosto che quelle elettriche). A inizio mese l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha annunciato ufficialmente lo stop agli incentivi che rientrano in un ampio taglio ai Fondi Automotive pari all’80%.
Il ministro Urso aveva dichiarato con l’annuncio che l’esecutivo era impegnato a definire dei nuovi strumenti di sostegno per il settore della componentistica. E a quanto pare tra le strategie prese in esame dai politici c’è quella di copiare un paese alleato: il Giappone.
L’Italia vuole risollevare il settore automobilistico copiando il Giappone degli anni ’50
Nel report del quotidiano economico-finanziario MF si legge infatti che in un documento del Ministero del Tesoro c’è scritto che la soluzione è la produzione di “piccole autovetture completamente elettrificate per gli spostamenti urbani, sul modello di quanto fatto negli Anni ’50 dal Giappone con l’introduzione delle kei car“.
Nel secondo dopoguerra, il Giappone riuscì a far riprendere il mercato automobilistico grazie alla produzione e alla distribuzione delle cosiddette kei car, ossia auto più piccole (3,50 x 1,50 metri) ed economiche, che in questo caso vanterebbero delle batterie più leggere.
Ma a quanto pare è impossibile realizzarlo con lo stato attuale delle cose, in quanto “A oggi, la produzione nazionale è eccessivamente concentrata con una sola casa automobilistica che produce un solo modello full electric“, ossia la 500e prodotta a Mirafiori dal gruppo Stellantis, con cui il governo non ha rapporti idilliaci.
L’esecutivo contesta da tempo il gruppo italo-franco-tedesco per il fatto che non sia riuscito a produrre un milione di auto all’anno. Di contro Stellantis ha accusato l’esecutivo di essere di manica corta sugli incentivi necessari per sostenere l’industria, e il recente taglio ai fondi per il settore non fa che dimostrarlo.
Nei documenti il Governo non propone soltanto di copiare il Giappone degli anni ’50, ma anche l‘utilizzo di tecnologie neutrali che possano fare da alternativa all’elettrico, come i biocarburanti e l’idrogeno. Per i biocarburanti c’è l’intenzione di seguire l’esempio statunitense (ossia incentivi, sussidi di produzione e obblighi di miscelazione), mentre per l’idrogeno si vorrebbero usare i fondi europei.