Le partite competitive e la modalità Ranked di Call of Duty: Black Ops 6 hanno fatto il loro debutto in tempi relativamente rapidi rispetto alla norma, offrendo ai giocatori un’alternativa più impegnativa, ma ricca di sfide e premi esclusivi, come skin per operatori e carte distintive. Tuttavia, nonostante l’entusiasmo iniziale, è bastata una sola giornata per trasformare il sogno competitivo in un incubo: la modalità è già invasa dai cheater.
I giocatori competitivi, inclusi streamer e professionisti, hanno riempito i social media di clip e commenti che documentano partite dominate da hacker. La situazione, purtroppo, non è nuova: ogni anno, il lancio di una modalità classificata in un titolo di Call of Duty (o forse sarebbe il caso di dire a ogni nuovo lancio di un Call of Duty multigiocatore) sembra attrarre cheater come una calamita, con gli sviluppatori che difficilmente riescono a contrastarli.
La modalità Ranked, progettata per essere un’arena d’élite con regole più restrittive e una rotazione di mappe selezionata, rappresenta un’esperienza che dovrebbe celebrare l’abilità pura. Tuttavia, la presenza massiccia di imbroglioni mina il concetto stesso della competizione, relegando spesso i livelli più alti della classifica ai giocatori che sfruttano cheat per ottenere un vantaggio sleale.
Le critiche al sistema anti-cheat di Call of Duty Black Ops 6
La frustrazione dei giocatori professionisti è tangibile. Chris ‘Parasite’ Duarte, campione mondiale di Call of Duty, ha tuonato con un messaggio inequivocabile: “HACKERS HACKERS HACKERS HACKERS HACKERS HACKERS EVERY GAME WHERE IS THE ANTI CHEAT TREYARCH”. Durante la sua stream, infatti, è passato rapidamente dalla tranquillità e dal divertimento di una sessione di partite, alla frustrazione più totale, in quanto una singola partita priva di cheaters era diventata una vera rarità.
Anche Dashy, campione della CDL (Call of Duty League) della scorsa stagione, ha condiviso un video in cui affronta squadre piene di cheater, vincendone alcune per poi sfogare la sua rabbia contro quelle persone che, nonostante i trucchi, sono state in grado di perdere. La clip più eclatante è quella condivisa da LunchTime, dove gli utenti illeciti non hanno nemmeno provato a nascondere il loro uso disgustoso di cheat nelle partite.
Nonostante l’introduzione del sistema anti-cheat Team RICOCHET negli anni recenti, la situazione continua a essere lontana dalla perfezione. Sebbene i progressi siano stati fatti, è evidente che gli strumenti attuali non riescono a tenere il passo con l’evoluzione dei cheat. L’efficacia limitata dell’anti-cheat non solo frustra i giocatori, ma rischia anche di erodere la fiducia nella scena competitiva e nella capacità di Activision di gestire queste problematiche.
La questione fondamentale resta: perché la modalità Ranked sembra essere un terreno fertile per i cheater, anno dopo anno? Mentre la comunità attende una risposta concreta da Treyarch e Activision, una cosa è chiara: il futuro competitivo di Black Ops 6 dipenderà dalla capacità degli sviluppatori di affrontare questa annosa problematica. Fino ad allora, le partite competitive rischiano di rimanere un’esperienza compromessa per molti.