In questi giorni le autorità sono riuscite a dare un duro colpo alla pirateria: dopo mesi di indagini, la Guardia di Finanza ha messo in atto un’operazione a Milano e in altre regioni per sgominare una IPTV che trasmetteva programmi televisivi in maniera pirata. Le autorità sono riuscite ad arrestare 13 persone accusate di aver gestito una piattaforma pirata che offriva degli abbonamenti a prezzi ridotti – a cui erano iscritti 1,3 milioni di italiani – e a disattivare tutti i server da loro utilizzati.
Duro colpo alla pirateria: la Guardia di Finanza sgomina una IPTV e dà un duro colpo alla pirateria
L’operazione è partita dopo una denuncia diretta fatta da Sky Italia, che aveva segnalato anche un ingente perdita economica a causa della pirateria dei suoi programmi. I colpevoli sfruttavano l’hacking per intercettare i segnali di Sky e altre reti televisive e trasmetterli sulla loro piattaforma tramite server virtuali diversi, probabilmente usati tramite VPN. Infatti sono stati proprio questi strumenti a rendere più difficili le indagini delle autorità.
La collaborazione tra Sky e le Fiamme Gialle ha avuto un’influenza non trascurabile sul successo del caso, e chissà come sarebbe andata a finire se le due parti non avessero collaborato. Il caso dimostra quindi che un’alleanza stretta tra autorità e aziende possa sgominare effettivamente la pirateria non solo in tutto il paese, ma anche in tutta Europa. Stavolta è finito tutto bene, ma il danno economico segnalato da Sky rimane e probabilmente non sarà ripagato tanto presto, nemmeno dalle multe che ricadranno sui 13 colpevoli.
Non sembra che in questo caso ci sia stato un apporto da parte di Piracy Shield, la piattaforma di AGCOM a cui le aziende possono segnalare gli eventi sportivi trasmessi su internet in maniera illegale (anche se a volte prende di mira indirizzi IP di siti che non c’entrano assolutamente nulla).
Inoltre questo non è stato l’unico successo contro il fenomeno. Pochi giorni fa in Spagna è stata chiusa una delle principali rete pirata europee, che negli anni ha frodato gli utenti per una cifra complessiva di 40 milioni di euro.