Meta, la multinazionale del digitale capitanata da Mark Zuckerberg, da qualche tempo a questa parte ha dato il via ad un ambizioso progetto: costruire un data center destinato a fornire i dati per le AI interamente alimentato da energia nucleare.
La società, però, ora deve superare un grande ostacolo che non solo rischia di rallentare oltre ogni misura la tabella di marcia , ma addirittura di riconsiderare la messa in pratica dell’avveniristico progetto: le api.
Il data center AI di Meta bloccato a causa delle api
Si staranno chiedendo alcuni: “Come possono degli sciami di api ostacolare a tal punto i piani di una big tech?” È presto detto: sul sito su cui Meta aveva progettato di costruire il data center è stata rilevata la presenza una rara specie di ape, protetta dunque dalla legislazione statale.
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La presenza di questa rara specie di animale ha complicato non poco i progetti di Meta, come è emerso da una recente riunione della società che ha interessato i responsabili per la realizzazione del data center.
Secondo quel che è trapelato da questa riunione (non troppo) segreta, la multinazionale intendeva avviare a breve un partenariato con una società che gestisce una centrale nucleare, non ancora nota per il momento, per rifornire il data center per le AI con energia elettrica “pulita”.
Tuttavia, la società è incorsa in una grave battuta di arresto, di natura prettamente normativa, derivante proprio dalla presenza di questi sciami di api nell’area in cui dovrà sorgere il fabbricato, un arresto che arriva in un momento molto delicato: i principali concorrenti di Meta – Amazon, Google e Microsoft – hanno già iniziato a prendere accordi con le centrali nucleari per fornire energia ai loro server. Meta, quindi, rischia di rimanere indietro.
Infatti, Microsoft qualche settimana fa ha annunciato di voler riattivare la centrale nucleare di Tree Mile Island (Pennsylvania) per usufruire dell’energia prodotta, Amazon invece ha stanziato ben 650 milioni di dollari di investimento per costruire un centro di raccolta dati proprio accanto alla centrale nucleare di Susquehanna Steam Electric.
Da ultimo Google per il proprio data center ha direttamente ordinato la costruzione e l’invio di alcuni piccoli reattori nucleare modulare (sembra sei o, al massimo, sette) dalla startup americana Kairos Power. Secondo fonti interne all’azienda, Zuckerberg non ha ben digerito il rallentamento dei lavori e, anzi, sembra soffrire anche delle poche opzioni “nucleari” presenti negli Stati Uniti.
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