Questo periodo sarà ricordato sicuramente come il peggiore della storia di Ubisoft, e stavolta l’azienda francese deve vedersela anche con i suoi dipendenti. Niente a che vedere con i licenziamenti avvenuti nelle sedi statunitensi dell’azienda la scorsa estate, ma piuttosto con una nota interna inviata ai dipendenti in cui vengono definite le nuove regole sul lavoro ibrido.
I dipendenti di Ubisoft in sciopero per il ritorno in ufficio
Ubisoft infatti chiede ai dipendenti di essere presenti in azienda per almeno 3 giorni a settimana, e la cosa è stata accolta con sgomento dai dipendenti, con quelli delle sedi di Parigi, Montpellier, Annecy e Lione che hanno indetto uno sciopero di tre giorni. Le relazioni tra l’azienda e i suoi dipendenti erano già tese da mesi: a febbraio c’erano state diverse manifestazioni riguardo gli stipendi che sono rimaste inascoltate.
La notizia del ritorno in ufficio è stata la goccia che ha praticamente fatto traboccare il vaso, e probabilmente lo sciopero che ne è scaturito avrà un qualche impatto su Ubisoft. Infatti pare che a parteciparvi siano ben 700 dipendenti, e già questo lo renderebbe lo sciopero più grande di tutta l’industria del gaming.
Ubisoft vuole portare i suoi dipendenti in azienda per promuovere la creatività degli sviluppatori, i quali però lamentano il fatto di non essere stati consultati prima che l’azienda prendesse questa decisione. Un delegato del sindacato di Solidiares Informatique ha infatti dichiarato che “Questa decisione è del tutto ingiusta. Stiamo tornando indietro su un diritto che i dipendenti hanno acquisito di recente“.
Il malcontento è generato dal fatto che molti dipendenti vivano davvero lontano dagli uffici, quindi per rispettare i giorni in presenza dovrebbero fare un sacco di strada o trasferirsi in case vicino all’azienda. Inoltre nonostante il lavoro da remoto porti i rischi di sedentarietà e solitudine, per molti rappresentava anche un’occasione per organizzare la loro vita privata nel miglior modo possibile.
Già Amazon poco tempo fa aveva tentato questa mossa controversa, spinta probabilmente dal desiderio di convincere i dipendenti a presentare le dimissioni per non doverli licenziare.