Negli scorsi giorni il Governo Meloni ha approvato il decreto Omnibus, che modifica alcuni passaggi delle già esistente legge antipirateria e dà praticamente il potere di colpire anche indirizzi IP che non c’entrano niente a Piracy Shield. Inoltre l’AGCOM pretende che i provider di rete e le VPN avvisino prontamente tutti gli utenti che fanno uso di streaming pirata, cosa già contestata anche da Diego Ciulli, Head of Giovernment Affairs and Public Policy di Google Italia.
Le telco contro i cambiamenti alla legge antipirateria
Con Google si schierano adesso anche le varie aziende delle telecomunicazioni. I CEO delle aziende Tim, Vodafone, Wind Tre, Iliad e Fastweb hanno espresso in una lettera al governo tutte le loro preoccupazioni in merito alla sproporzione delle sanzioni e alle nuove responsabilità che ricadranno su di loro.
Tra i passaggi contestati dalla nuova legge cc’è infatti l’articolo 6.0.36 del DL Omnibus, che prevede delle pene per gli operatori che mancano anche una sola segnalazione, che vanno da multe a pene detentive di almeno un anno. Come Google, anche le varie aziende di telecomunicaizoni sono convinte che questa sia una misura estremamente eccessiva, sia perché è estremamente difficile monitorare le attività di tutti gli utenti, ma anche perché il pezzotto è un problema che ha profonde radici nella cultura del paese.
Inoltre questi provvedimenti rischiano di mettere i bastoni tra le ruote sull’operatività delle aziende in quanto gli va ad aggiungere delle responsabilità che sono sproporzionate rispetto al contesto attuali.
Le aziende richiedono nella lettera una revisione immediata del decreto Omnibus con la quale venga rimossa la minaccia della responsabilità penale, sottolineando come il quadro normativo del nostro paese debba piuttosto allinearsi con quello europeo. Sono convinte che ci sia bisogno di un dialogo costruttivo con il governo per trovare soluzioni più equilibrate, ad esempio promuovere di più le piattaforme streaming legali e le offerte competitive sul mercato.
Inoltre le telco temono che provvedimenti simili possano alla lunga minare il rapporto di fiducia che c’è tra loro e le autorità, oltre che scoraggiare investimenti in misure antipirateria e far nascere incertezza. La lettera è arrivata all’attenzione del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, del titolare del Mimit, Adolfo Urso e del ministro dello Sport, Andrea Abodi, ma non c’è stata ancora un’effettiva risposta.