Negli ultimi giorni il tema della pirateria è tornato importante a livello politico, in quanto la camera e il senato ha approvato l’emendamento sulla legge antipirateria proposto lo scorso 14 luglio. Le modifiche apportate a quanto già stabilito per legge in realtà non sono così grandi, ma cambiano abbastanza il peso dell’AGCOM.
Le varie modifiche alla legge antipirateria approvato in Camera e Senato: ordini alle VPN e limiti per Piracy Shield
Nell’articolo 1 è stato giusto sostituita la parola univocamente con prevalentemente, per indicare che non basta una sola azione illecita per giustificare il blocco di un indirizzo IP, ma deve esserci una sua sistematica ripetizione:
“L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, di seguito denominata «Autorità», con proprio provvedimento, può ordinare ai prestatori di servizi, compresi i prestatori di accesso alla rete, di disabilitare l’accesso a contenuti diffusi abusivamente mediante il blocco della risoluzione DNS dei nomi di dominio e il blocco dell’instradamento del traffico di rete verso gli indirizzi IP prevalentemente destinati ad attività illecite“.
Come si diceva già qualche giorno fa, ora l’autorità prende di mira persino le VPN e i DNS, e gli ordina di “di disabilitare l’accesso ai contenuti diffusi abusivamente mediante blocco dei nomi di dominio e degli indirizzi IP ai sensi dei commi 1 e 2 del presente articolo“. Questo provvedimento, seppur discusso, dovrebbe tecnicamente approdare in una forma simile in tutta l’Unione Europea, che ha ricevuto numerose richieste dall’AAPA (Audiovisional Anti-Piracy Alliance).
Le modifiche introducono all’articolo 5-bis anche un procedimento per ripristinare gli indirizzi IP bloccati dopo 6 mesi, che entra in atto se si dimostra che essi non siano proprio più utilizzati per scopi illegali. L’articolo 7-bis prevede invece un limite agli indirizzi IP e ai domini che possono essere bloccati nel primo anno di funzionamento di Piracy Shield (che a breve diventerà Piracy Shield 2.0), a si aggiunge però anche un limite tecnico che dipende dalla capacità dei sistemi degli Internet Service Provider (ISP).
Ora che sono stati approvati, questi cambiamenti devono semplicemente essere tramutati in legge, anche se potrebbero scatenare diverse polemiche.