Entro fine anno dovremo salutare Piracy Shield come la conosciamo oggi. La piattaforma contro la pirateria ideata dall’AGCOM ha oscurato diversi siti pirata ma ha attirato su di sé diverse critiche per aver bloccato anche siti legali che con la pirateria non c’entravano proprio niente. Nonostante i suoi diversi mesi di operato, alla fine non è riuscita a diventare uno strumento troppo impattante per la lotta allo streaming pirata di eventi sportivi e film, quindi l’AGCOM sta pensando alla sua naturale evoluzione a livello infrastrutturale.
Con questo “riavvio” atteso per fine anno, il commissario dell’AGCOM Massimiliano Capitanio ha annunciato l’introduzione delle sanzioni previste dalla legge 93 del 2023. In una diretta su YouTube, il commissario ha dichiarato che l’attività di Piracy Shield è ripresa con la limitazione di alcune disfunzioni che l’avevano caratterizzata nel periodo finale del precedente campionato:
“L’attività di Piracy Shield è ripresa, limitando alcune delle disfunzioni che l’avevano caratterizzata verso la fine del campionato. Solo nelle prime due giornate, per dare l’entità del fenomeno pirateria, sono stati bloccati 1.000 DNS e 500 indirizzi IP, e il numero è andato crescendo nella terza e nella quarta giornata di campionato“
Raggiunto il protocollo d’intesa: nuova fase per la lotta contro la pirateria
Sempre nella diretta, Capitanio ha rivelato che il protocollo di intesa per lo scambio di dati tra AGCOM, la Guardia di Finanza e la Procura Generale di Roma è praticamente pronto. Con esso praticamente le tre entità potranno incrociare automaticamente i dati delle carte di credito con le informazioni identificative degli abbonati a queste piattaforme. Così facendo, praticamente le multe saranno date in maniera più rapida.
Nonostante le buone premesse, ci sono ancora dei dubbi circa il procedimento dell’incrocio dei dati e sul bilanciamento tra l’ottenimento dei dati e la protezione della privacy degli utenti. Inoltre non è ancora chiaro quando questo protocollo entrerà ufficialmente in funzione, ma è stato confermato che sarà essenziale per il funzionamento di Piracy Shield 2.0.
Capitanio ricorda che chi usufruisce di questi streaming pirata potrebbe ricevere sanzioni che vanno dai 150 ai 5.000 euro, mentre chi li diffonde potrebbe anche finire in carcere per una pena detentiva che va dai 6 mesi ai 3 anni. E l’arrivo di multe in tempi ristretti potrebbe fare da deterrente maggiore per la pirateria. Inoltre, l’AGCOM è riuscita ad avviare dialoghi con Google e Cloudflare, che in futuro potrebbero portare ad altri step nella lotta contro la criminalità.