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Pokémon Heartgold & SoulSilver compiono 15 anni: sono ancora tra i migliori titoli della serie?

La serie videoludica di Pokémon, tra alti e bassi, è certamente una delle più note del panorama videoludico: a detta di una buona fetta dell’utenza, questa ha saputo dare il suo meglio con le uscite su Nintendo DS. La piccola console portatile sembrava infatti essere la piattaforma perfetta per contenere le nostre avventure nel mondo dei mostriciattoli tascabili e, infatti, su di essa ricordiamo alcune delle più belle storie del mondo Pokémon: abbiamo i capitoli di quinta generazione (che potrebbero presto fare il loro ritorno) e quelli quarta generazione, amatissimi dalla community, ma non dimentichiamoci dei remake di seconda generazione.

Questi ultimi rispondo al nome di HeartGold (in omaggio al leggendario Ho-oh) e SoulSilver (in omaggio al leggendario Lugia) e, più che essere dei semplici remake dei titoli Oro e Argento del 1999, pensiamo siano in verità il perfetto tributo al grande passato di Pokémon e una vera e propria chiave di volta per comprendere la direzione che, in futuro, la serie dovrà prendere.

Procediamo però con ordine nell’elencarvi i motivi secondo i quali, per la qui scrivente, i due titoli del 2009, che proprio oggi spengono la quindicesima candelina, sono ancora tra i migliori della serie, se non i migliori in assoluto.

Pokemon HeartGold e SoulSilver

Due giochi pensati per gli amanti delle origini della serie

I due titoli, come dicevamo in precedenza, sono remake della seconda generazione: facciamo il nostro ritorno a Johto, resa più dettagliata dal motore grafico dei capitoli Diamante, Perla e Platino, ma l’intero mondo di gioco è in verità molto più profondo (e vasto, ma a quello ci arriveremo dopo) di quello offerto dall’avventura uscita su GameBoy.

Ciò non è dovuto solamente all’eccellente remix delle colonne sonore e alla presenza dei tradizionali mostriciattoli “esclusivi” a seconda della versione di gioco, ma anche all’aggiunta di features quali il Safari, il Parco Lotta e il Pokéathlon. Ci soffermiamo su quest’ultimo, uno dei minigiochi più strutturati e dettagliati della serie di Pokémon, per darvi una prova di quanto, in questo titolo, nulla sia stato lasciato al caso o fatto con terribile fretta: ogni elemento di gioco è completo e interessante, con uno scopo all’interno dell’esperienza complessiva.

Pokemon
I leggendari presenti nel gioco erano ben 17!

Quantità al pari passo con la qualità

All’interno del gioco non è solo possibile catturare uno spropositato numero di leggendari, partecipare a tornei che sfruttano l’orologio interno della console (maledetti pigliamosche!) ed esplorare alcuni dei luoghi iconici della serie, non sarebbe abbastanza per definire questi due piccoli titoli dei must-play per gli amanti della saga, no?

Una volta completata la lega Pokémon di Johto, infatti, potremo esplorare anche la regione di Kanto! Con un livello di difficoltà particolarmente alto e la possibilità di sfidare tutti i capipalestra, oltre al campione Lance, questa sezione di gioco risulta essere uno dei post-game più ricchi e stimolanti della serie. Sconfiggere Lance, i capopalestra e ottenere gli starter di Kanto e Hoenn e non metterà la parola fine alla vostra avventura, perché il vero finale del gioco si trova tra le vette del Monte Argento.

Pokemon

La battaglia più epica del mondo Pokémon

Lo sappiamo bene: era possibile combattere Rosso anche nei titoli originali di seconda generazione, ma vi sfidiamo a non rimanere pietrificati di fronte all’atmosfera glaciale e solenne che si crea una volta intrapresa la strada per la sfida più grande dell’intero mondo Pokémon. Sconfiggere la squadra di Rosso, vero e proprio boss finale della nostra avventura, non avrà conseguenze dirette: nessun oggetto magico, nessun leggendario pronto a farsi catturare da noi.

Proprio quella sensazione di vuoto e di stupore che lascia in noi Rosso che, una volta sconfitto, sparirà semplicemente nel nulla, dimostra, secondo noi, appieno lo spirito di questo prodotto: dare forma ad un’avventura che sia preziosa non solo perché ricca di premi e soddisfazioni che si materializzano via via che riscuotiamo successi, ma anche perché capace di farci provare la soddisfazione di aver compiuto una piccola, grande impresa, da vero allenatore leggendario.

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Sara Pandolfi

Sara Pandolfi

Classe 2004, ma il mio gioco preferito è più vecchio di me. Mi trovate in giro per le strade con uno scudo Hylia sulle spalle e questo dovrebbe già spiegarvi molte cose

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