L’arresto di Pavel Durov, Amministratore Delegato della nota piattaforma messaggistica Telegram, avvenuto qualche giorno fa ha suscitato grande scalpore. Le ragioni alla base dell’arresto sono rimaste coperte da un velo di segretezza, per lo meno fino ad ora.
Infatti, il Tribunale di Parigi ha reso noti, attraverso un comunicato, i capi di imputazione gravanti in capo all’Amministratore Delegato di Telegram. Al magnate di origine russa si contestano diversi illeciti, dal concorso in reati pedopornografici, al concorso in reati legati allo spaccio di sostanze stupefacenti, passando per il riciclaggio e l’associazione a delinquere.
Le accuse mosse contro l’Amministratore Delegato di Telegram
Il comunicato pubblicato porta la firma del Pubblico Ministero della Repubblica francese Laure Beccuau e illustra, in modo sorprendentemente sintetico, i capi di imputazione gravanti in capo al fondatore di Telegram.
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Come già anticipato nell’introduzione, si tratta di reati abbastanza eterogenei tra loro, molti dei quali in concorso con in responsabili materiali. In totale i reati contestati sono 12 e risultato raggruppati nel documento in 6 diverse macrocategorie.
Il primo reato contestato è il concorso nella gestione di una piattaforma online atta a facilitare la realizzazione di “transazioni illecite”, in relazione alle attività di gruppi di criminalità organizzata.
Il secondo capo di accusa invece riguarda il rifiuto sistematico della società di comunicare, a seguito della domanda avanzata dall’Autorità incaricata, le informazioni o i documenti necessari per portare a termine attività di intercettazione legittime.
Il terzo capo di imputazione raccoglie una serie di illeciti penali in concorso: concorso per detenzione di materiale pedopornografico, concorso in distribuzione, offerta o messa a disposizione di contenuti pedopornografici (in un contesto di criminalità organizzata), concorso nello spaccio di sostanze stupefacenti, concorso in truffa (in contesti di criminalità organizzata) e associazione a delinquere.
Col quarto capo di imputazione, l’Amministratore Delegato di Telegram viene accusato di riciclaggio di proventi aventi natura illecita in contesti di criminalità organizzata, mentre col quinto gli viene contestato il concorso nella vendita o messa a disposizione “senza un motivo legittimo” di apparecchi, strumenti, programmi o dati diretti a ottenere l’accesso o danneggiare sistemi informatici.
Da ultimo, il sesto capo di accusa contesta a Pavel Durov diverse condotte poste in violazione della nuova legge francese in materia di crittografia: in sostanza, l’AD di Telegram avrebbe fornito servizi di crittografia privi di certificazione, privi di qualsiasi informativa diretta ad avvertire l’utente delle funzioni del sistema crittografico.