È arrivato anche il momento di Ready At Dawn. Negli ultimi tempi le notizie riguardo chiusure di studi e tagli al personale sono all’ordine del giorno, e tale situazione sembra non avere fine. Tra l’altro ciò che più impensierisce è che nessuna realtà, nemmeno quella apparentemente più solida, può dirsi totalmente fuori da tali dinamiche. Insomma, è ancora un periodo buio, per il mercato.
Dopo aver lavorato a titoli come The Order: 1886, Daxter, diversi God Of War per PSP, lo studio si è verticalizzato nello sviluppo di esperienze in VR dopo essere stato acquisito da Meta nel 2020. Il team ha dunque dato origine a giochi basati sulla realtà virtuale destinati ad Oculus Rift, come Lone Echo, Lone Echo 2, Echo Combat ed Echo Arena. Nonostante quest’ultima serie abbia avuto un riscontro molto positivo di pubblico e critica, la stessa Meta ha chiuso il suo studio interno dopo quattro anni di onorato servizio.
Ready At Dawn è stata chiusa da Meta per favorire un altro team interno
Spesso e volentieri le notizie riguardanti chiusure di aziende e licenziamenti palesano un aspetto in comune: la riduzione dei costi come causa fondante di tali scelte. Stavolta, però, non sembra così. Infatti un portavoce di Meta ha rivelato ad AndroidCentral che la decisione di chiudere Ready At Dawn è nata per “restare entro nuovi vincoli di budget, in modo che Oculus Studios possa avere un miglior impatto a lungo termine nello sviluppo VR“.
Insomma, non essendo una decisione presa per ridurre i costi, l’azienda assicura che non ci sarà alcun cambiamento di piani rispetto al numero previsto di esperienze in realtà virtuale sviluppate per Meta Quest, e che non ci saranno tagli in questo senso. Inoltre, sottolinea che il lavoro nell’ambito VR è di primaria importanza, nonostante la chiusura di uno degli studi più promettenti in questo campo.
Non abbiamo conferme in tal senso, ma pare che i dipendenti colpiti da tale scelta siano stati incoraggiati a mandare la propria candidatura in altre divisioni presenti in Meta. L’azienda sembra stia cercando, dunque, di tenere il più possibile entro sé stessa quei professionisti.
Al netto di ciò, comunque, la conclusione è sempre uguale: un altro studio ed altri lavoratori si aggiungono all’ormai lunga lista di chiusure e licenziamenti che hanno colpito il mercato. Non ci resta che augurare, come al solito, il meglio agli sviluppatori coinvolti, con la speranza di poter trovare un ambiente più solido dove poter esprimere al massimo le loro capacità e professionalità.