Google ha da sempre la regola di non avere pubblicità indirizzate ai minorenni, ma spesso è meglio non fidarsi di quello che promettono le grandi compagnie. Infatti ha stretto un accordo segreto con Meta per violare le sue stesse regole e far vedere delle pubblicità riguardanti Instagram anche a coloro che hanno meno di 18 anni.
Google mostra pubblicità indirizzate ai minorenni
La campagna pubblicitaria segreta è stata mediata da Spark Foundry – branca americana dell’azienda francese Publicis – e avrebbe come target ragazzini di età compresa tra i 13 e i 17 anni, che farebbero parte di un gruppo di utenti “sconosciuti” per Google. A questi verrebbero fatte vedere delle pubblicità di Instagram mentre usano YouTube, in modo da convincerli a iscriversi al social di Meta.
Meta è disperata per la perdita di utenza in favore di TikTok, così tempo fa aveva stretto rapporti con Spark Foundry per convincere gli adolescenti a usare Instagram. Tutte le informazioni su questa campagna sono state diffuse in un report del Financial Times, che ha rivelato anche le mosse sleali di Google per nascondere il vero obiettivo di questa campagna pubblicitaria.
Purtroppo queste rivelazioni arrivano a mesi di distanza dall’inizio di queste pubblicità. In Canada sono infatti arrivate tra febbraio ed aprile, e hanno generato un risultato positivo che ha convinto le aziende coinvolte a lanciarle anche negli Stati Uniti lo scorso maggio e a farle arrivare persino nei mercati internazionali nei mesi successivi. Meta e Google avrebbero poi pensando di iniziare a pubblicizzare in questo modo persino Facebook, ma l’articolo della testata americana ha probabilmente rovinato i loro piani.
La cosa inaspettata è che Google ha risposto al report del Financial Times dicendo che ha iniziato a investigare sulla questione, come se fosse stata una mossa fatta solo da una parte della compagnia, sottolineando anche che prenderà dei provvedimenti per evitare che in futuro i responsabili di vendita aiutino gli inserzionisti e le agenzie a realizzare campagne pubblicitarie che aggirino le sue regole. Meta invece sostiene di non aver violato alcuna regola, e che ha seguito sia la sua politica che le regole del colosso di Mountain View.