Il conflitto commerciale tra Stati Uniti e Cina continua: dopo il nuovo pacchetto di dazi approvato dallo Zio Sam nei confronti delle auto di fabbricazione cinese, sembra ormai prossimo anche il divieto di utilizzare software cinesi per la guida autonoma.
L’obiettivo della nuova regolamentazione sembrerebbe quello di limitare la diffusione e l’utilizzo di questo tipo di programmi, al fine di evitare che i dati delle vetture raccolte possano finire nelle mani del Paese del Dragone e in altri Stati qualificati come ostili dal Governo degli Stati Uniti.
I software per la guida autonoma cinesi stanno per essere banditi
Stando alle informazioni trapelate, sembrerebbe il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti (United States Department on Commerce) sia pronto a proporre il divieto di utilizzo di software cinesi nei veicoli a guida autonoma e in quelli connessi. Pare, inoltre, che la proposta sia già entrata nella sua fase finale, infatti questa dovrebbe essere depositata già nel corso della prossima settimana.
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Secondo quanto trapelato, il divieto colpirebbe tutti i software cinesi installati sui veicoli con un livello di guida autonoma pari o superiore a 3. La misura, comporterebbe anche il divieto per le auto cinesi di effettuare test a guida autonoma su tutte strade americane (di conseguenza verrà impedito loro l’accesso a qualsivoglia tipo di omologazione).
Alla base di questa decisione radicale ci sarebbero gravi sospetti di violazioni concernenti sia la privacy degli utenti americani, sia la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Le auto connesse, infatti, montano dei dispositivi capaci di collegarsi a internet e, dunque, di ricevere dati dall’esterno e di inviare dati all’esterno, potenzialmente verso server di terze parti.
Secondo quanto emerso, la questione preoccupa molto Washington, tanto che, negli scorsi giorni, si sarebbe tenuto un incontro a porte chiuse organizzato proprio dalla Casa Bianca e dal Dipartimento del Commercio in cui si è discusso come affrontare eventuali minacce alla sicurezza nazionali derivanti dalle auto connesse.
Al meeting avrebbero preso parte anche alcuni funzionari esteri, tra cui i rappresentati di Australia, Canada, Unione Europea, Germania, India, Giappone, Corea del Sud, Spagna e Regno Unito, con lo scopo di scambiarsi i dati sulle auto connesse e, forse, di studiare un piano unitario di risposta alla minaccia.
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