Negli ultimi mesi, Bungie, il noto sviluppatore dietro la serie Destiny, ha affrontato una serie di turbolenze, culminate con il licenziamento di oltre 200 dipendenti. Questo drastico taglio del personale è stato preceduto dalla cancellazione di un ambizioso progetto spin-off in terza persona, noto come “Payback“, ambientato nel più noto universo di Destiny e inizialmente destinato a rappresentare un’importante evoluzione per il suddetto franchise, abbandonando la classica prospettiva in prima persona per una nuova esperienza in terza persona.
Il progetto si mostrava particolarmente ambizioso, deviando dalla serie originale e prendendo in prestito elementi da giochi di successo (e gratuiti) come Warframe e Genshin Impact, così da permettere ai giocatori di esplorare un vasto mondo usando i personaggi della serie. Tuttavia, Bungie ha deciso di annullare il progetto per concentrare tutte le risorse sullo sviluppo del nuovo shooter Marathon, previsto per il 2025, spostando la maggior parte del team di Payback su di esso.
Ma a quanto pare questo progetto non è del tutto nuovo all’interno della community e le indiscrezioni al riguardo hanno direzionato i fan verso il pensiero che Payback fosse un vero e proprio sequel di Destiny 2. Eppure, secondo i report di Jason Schreier di Bloomberg, il gioco non era mai stato inteso internamente come un “progetto Destiny 3”, ma bensì come spin-off, dato che l’idea generale si spostò gradualmente sul continuare a supportare il secondo capitolo con aggiornamenti mirati e di dimensioni ridotte, dati i fallimenti di alcune grosse espansioni, e allentare la presa sui titoli del futuro.
La confusione interna di Bungie come ragione della cancellazione di Payback
Secondo il CEO Pete Parsons, la ristrutturazione avvenuta negli ultimi periodi è il risultato di decisioni gestionali “eccessivamente ambiziose”, che hanno portato a un sovraccarico di progetti di incubazione, come appunto lo era Payback, lasciando il team di sviluppo “troppo ristretto, troppo in fretta“. Questo ha portato alla necessità di ridimensionare il personale, con un impatto significativo sul morale e sulla capacità operativa del team.
L’azienda, come abbiamo detto, sta ora abbandonando le espansioni annuali principali per concentrarsi su contenuti più piccoli e aggiornamenti gratuiti, un modello che ha avuto successo con l’aggiornamento “Into The Light”. Il licenziamento di veterani, come Luke Smith e Mark Noseworthy, ha ulteriormente scosso l’ambiente interno dello studio, così come i cambi di leadership hanno reso molto difficile mantenere il focus sui progetti emergenti.
In conclusione, l’augurio è che, per quanto dolorosi, questi cambiamenti possano ispirare nuovamente lo studio per creazione di nuovi titoli in grado di soddisfare le loro ambizioni e proporre finalmente qualcosa di nuovo e diverso. Alla luce delle voci attorno allo studio, però, come quella dell’investimento da 2.4 milioni di dollari in auto d’epoca fatto dal CEO Pete Parsons, percepito come insensibile in questo momento, forse il momento di crisi avrà vita lunga ancora per un po’.