Yuji Horii, creatore dell’acclamata serie Dragon Quest, si è espresso in modo diretto riguardo una scelta ancora oggi riscontrabile in moltissimi titoli: far impersonare al giocatore un protagonista del tutto silente. L’argomento è emerso durante una chiacchierata negli studi di Atlus tra lo stesso Horii e Katsura Hashino, director e producer di Metaphor: ReFantazio, conversazione in cui i due hanno analizzato molteplici aspetti della scena GDR odierna, compreso quello riguardante tale tipologia di personaggi principali.
Horii, nella sua dichiarazione, ha evidenziato il contrasto che si crea tra un protagonista silenzioso e la resa grafica moderna. Per lui, infatti, in questo periodo storico il livello tecnico di un gioco può raggiungere un grado di dettaglio e realismo davvero molto elevati, dunque avere un personaggio principale che semplicemente resta immobile e muto in tale contesto lo farebbe quasi “sembrare uno stupido“, per utilizzare le sue parole dette con toni scherzosi.
Dragon Quest non avrà più i classici protagonisti silenziosi?
Naturalmente, Yuji Horii sa bene che anche la sua serie utilizza da quasi quarant’anni protagonisti silenti, definiti da lui “protagonisti simbolici“. Il silenzio, infatti, era considerato un mezzo per far immedesimare maggiormente il giocatore nel personaggio principale, quasi come se quest’ultimo fosse un contenitore vuoto nel quale riversare le proprie emozioni: un simbolo, in sostanza, dello stesso giocatore. Certo, al di là di tali implicazioni, questa fu una soluzione adottata fondamentalmente per far fronte ai limiti tecnici del tempo.
Oggi, come detto, il livello grafico permette invece di realizzare un contesto dai tratti fotorealistici in cui un personaggio principale silente non sarebbe credibile. D’altro canto, Horii ammette anche che un protagonista parlante ridurrebbe l’immedesimazione percepita di cui sopra, tanto ricercata fino a oggi. Questo dilemma pare sia una delle sfide che Dragon Quest affronterà in futuro, i cui risultati potranno forse essere già visibili nel capitolo XII: chissà che non arrivi presto un titolo della serie con un personaggio principale estremamente loquace!
In ogni caso, tanti sono i giochi che ancora oggi ci permettono di impersonare un protagonista muto, e che dunque entrano nel discorso di Horii. Per esempio, una serie molto famosa come The Legend of Zelda presenta sin dai primi titoli questa caratteristica, anche se Nintendo ha sempre mostrato impegno nel rendere Link molto espressivo nonostante la mancanza della parola.
Non sappiamo se, nel confronto con il producer di ReFantazio, quella di Horii fosse una critica velata proprio nei confronti di chi persevera con questa visione senza nemmeno porsi domande. La riflessione sul tema appare però stimolante, considerando la totalità dei titoli che ancora compiono questa particolare scelta per i propri protagonisti, attendiamo dunque di conoscere la vostra opinione!