A quasi sei anni dalla promulgazione della norma che bloccava la concessione di nuove licenze NCC, la Corte Costituzionale ha finalmente preso posizione sul tema, pronunciandosi contro il provvedimento legislativo.
Il giudice delle leggi, infatti, ha reputato la normativa esaminata come contraria alle norme contenute nella nostra Costituzione e ha proceduto a dichiararla incostituzionale. Secondo la Corte, il blocco delle licenze avrebbe determinato un grave pregiudizio all’interesse della cittadinanza e della collettività.
Bocciato il blocco delle licenze NCC dalla Corte Costituzionale
Colpito dalla pronuncia di illegittimità costituzionale è il comma 6 dell’art. 10 bis del Decreto Legge 135/2018 (rubricato “Disposizioni urgenti in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione”) e convertito in legge, con Legge 11 febbraio 2019, numero 12. (qui il testo della sentenza completa).
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La norma, istituita durante il primo Governo Conte, prevedeva il divieto di rilasciare nuove licenze per il servizio di Noleggio Con Conducente fino “alla piena operatività dell’archivio informatico pubblico nazionale delle imprese” titolari di licenza per il servizio taxi e NCC.
Come ha precisato nella decisione la Corte Costituzionale, il giudizio prescinde totalmente dalla presenza del decreto istitutivo del registro pubblico (datato luglio 2024), in quanto la questione di legittimità costituzionale è stata sollevata con riferimento alla “struttura” della legge e non in relazione alla sua concreta applicazione.
Il giudice delle leggi ha anche sottolineato come la vicenda storica in esame abbia “consentito per oltre cinque anni dalla sua entrata in vigore (e potrebbe consentirlo in futuro) di mantenere in vita un divieto, vincolante per regioni ed enti locali, che ha gravemente compromesso la possibilità di incrementare la già carente offerta degli autoservizi pubblici non di linea”.
Parimenti, la Corte evidenza il pregiudizio causato ai cittadini, nonché gli effetti illegittimi sullo sviluppo economico del mercato, imputabile a un sistema normativa caratterizzato da effetti protezionistici. Infatti, secondo la Corte Costituzionale, il blocco delle licenze NCC avrebbe elevato un’indebita barriera alla libertà di accesso al mercato da parte degli operatori.
Da ultimo, il giudice delle leggi, facendo leva sui documenti prodotti dall’AGCM, ha riconosciuto la generale insufficienza del trasposto pubblico nei Comuni italiani, soprattutto nelle aree metropolitane, sottolineando, allo stesso tempo, la necessità di introdurre anche soggetti privati nel mercato, in quanto il solo servizio pubblico non riesce a soddisfare totalmente la domanda di mobilità.
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