Endeavor aka Enji Todoroki ha avuto davvero un’ottima evoluzione durante la storia di My Hero Academia, e queste ultime tre stagioni lo stanno dimostrando ampiamente. Durante lo scontro con All for One l’eroe è stato lievemente ferito, rimanendo per poco fuori combattimento. Questo non è però soltanto qualcosa di negativo, in quanto ora ha la possibilità di sbollire la rabbia verso il villain e se stesso, in modo da ritornare sul campo di battaglia con una mente meno accecata dalle emozioni.
Il confronto mentale di Endeavor
Durante questo frangente assistiamo praticamente a un dialogo mentale con un giovane se stesso, durante il quale ci viene anche rivelato il perché Endeavor ha deciso di diventare un eroe. In passato infatti suo padre ha tentato di salvare una ragazza da un villain, ma purtroppo sia lui che lei sono rimasti uccisi. Le azioni del genitore hanno avuto un impatto non indifferente su di lui, che di conseguenza si è iscritto allo UA.
L’eroe ha fatto davvero un ottimo lavoro nel salvare le persone e a proteggere le pace, nonostante le terribili azioni commesse verso la sua famiglia, per le quali ora desidera soltanto fare ammenda. Con le fiamme riaccese dall’affermazione delle sue intenzioni, Endeavor torna sul campo di battaglia e protegge Hawks, Tokoyami e Kyoka da un attacco di AFO, perdendo di conseguenza il braccio destro.
Finisce uno degli scontri principali di My Hero Academia?
Nonostante la tremenda ferita, grazie alle fiamme riesce a ricreare un braccio infuocato con il quale colpisce ripetutamente il villain, arrivando poi ad usare la sua mossa finale Prominence Burn su di lui. Quindi ora lo scontro si può considerare finito. Il villain è sconfitto, quindi ora va tutto bene… Vero?
Purtroppo AFO non è per niente sconfitto, considerato che il suo corpo inizia inspiegabilmente a rigenerarsi. Il villain dice quindi all’eroe che anche gli antagonisti con le spalle al muro possono avere più di un asso nella manica, mentre a schermo si vede uno dei proiettili contenenti la droga che annulla i quirk.