Le ragazze magiche o maghette. Ragazzine spesso adolescenti che combattono mostri e organizzazioni malvagie per salvare il mondo che si trasformano con sequenze davvero cool e memorabili ogni settimana. Di opere dedicate a loro ne abbiamo visto a bizzeffe, e ce ne sono state anche tante che hanno cercato di dare una chiave di lettura diversa al genere. Pretty Cure ha puntato molto sul rendere le maghette simili ai Super Sentai con tante botte, Madoka Magica ha dato un tono più maturo al genere e Le mie adorate maghette… Lasciamo stare.
Questo mese J-Pop ci ha portato un manga che come mette le maghette (in esso definito con i termini inglesi magical girl) in un termine più “professionale”: Magilumiere di Sekka Iwata (storia) e Yui Aoki (disegni).
Di cosa parla Magilumiere
La storia di Magilumiere si svolge in una versione alternativa del Giappone moderno, dove talvolta nelle città compaiono mostri chiamati Kaii. A sterminarli ci pensano le magical girl, qui delle vere e proprie professioniste impiegate in delle società. La storia segue Kana Sakuragi, una neolaureata che sta facendo difficoltà a trovare un lavoro che durante un colloquio rimane invischiata nell’attacco di un Kaii e aiuta una magical girl di nome Koshigaya a risolvere la situazione.
Fin dalle prime battute, Magilumiere mette in scena un mondo con ragazze magiche molto diverso dal solito e in un certo senso simile all’universo di My Hero Academia: le magical girls sono infatti delle vere e proprie professioniste che lavorano per delle agenzie che si occupano di sterminare i Kaii, che sono molto diversi da tanti altri mostri presenti nella serie di maghette.
I Kaii non sono infatti creature che agiscono per malignità o per ordini di un cattivo di turno, ma si comportano più che altro degli animali infestanti quanto gli scarafaggi (anche se hanno un design che li fa assomigliare più a degli slime con tantissimi occhi).
Inoltre la serie dà alle magical girl anche una veste più tecnologica che magica: infatti le magie sono come dei programmi sviluppate al computer dagli ingegneri magici e i mostri vengono poi catturati in delle chiavette USB. Questi elementi contribuiscono a dare ai lettori una versioni delle maghette fresca e originale. A differenza di tante altre serie gli scontri non brillano particolarmente, in quanto non hanno tutti un gran pathos e si risolvono soltanto sparando magie come se fossero proiettili. Contribuiscono però a insegnare qualcosa alla protagonista Kana, che è ancora una magical girl novizia e spesso basa i suoi metodi sui manuali.
Di certo la afdòettura di questi due volumi mi ha messo molta curiosità su come si svilupperà la storia, in quanto sono stati dati alcuni spunti interessanti sui personaggi e sulle altre agenzie di magical girl sparse per il Giappone.
A rendere Magilumiere davvero divertente sono anche i personaggi principali, che hanno tutti dei tratti che li rendono eccentrici ed esuberanti. Le due magical girl dell’agenzia – la seria e meticolosa Kana Sakuragi e la professionale e maschiaccio Hitomi Koshigaya – che fin da subito dimostrano un ottimo gioco di squadra grazie alle loro personalità opposte. Per non parlare poi di Shigemoto, presidente dell’azienda che si presenta al lavoro sempre in cosplay.
Aoki ha inoltre un ottimo stile di disegno, che sui personaggi (soprattutto quelli femminili) ricorda alla lontana quello di Kohei Horikoshi. Nei capitoli extra poi viene assunto uno stile che fa assomigliare i designi a dei veloci sketch. Particolarmente affascinanti anche le poche pagine a colori e le copertine, grazie soprattutto ai colori utilizzati. L’edizione è in linea con tutte quelle realizzate finora da J-Pop. Facile da sfogliare e gradevole al tatto.
In conclusione Magilumiere si presenta come una serie di maghette che non reinventa il genere ma piuttosto lo svecchia e gli dà un look fresco. In questi primi due volumi non sembra ancora delinearsi una storia a lungo termine, ma vengono dati alcuni spunti interessanti che mettono curiosità per i volumi successivi.