Ticketmaster, la nota società di vendita e distribuzione di biglietti per eventi, è stata recentemente al centro di un attacco informatico da parte di un gruppo di hacker. A seguito dell’attacco, il danno subito dalla società è stato stimato intorno ai 22 miliardi di dollari.
Ad affermarlo è lo stesso gruppo di hacker responsabile della violazione, gli ShinyHunters, che hanno pubblicato la lista dei beni sottratti in modo fraudolento. Secondo le stime fornite proprio dal gruppo, l’entità del bottino trafugato avrebbe un valore economico pari a 22,7 miliardi di dollari.
I dati di Ticketmaster trafugati dal gruppo di hacker
La comunicazione degli ShynyHunters è avvenuta tramite post pubblicato su un forum di “addetti al settore”. Gli stessi sostengono di essere entrati in possesso, a seguito della violazione informatica, di codici relativi a 193 milioni di biglietti, tra cui ben 440 mila biglietti per il tour mondiale della cantante Taylor Swift.
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Sempre stando alle stime fornite dai pirati informatici, il valore dei biglietti illecitamente sottratti ammonterebbe a circa 22,7 miliardi di dollari. Si tenga in considerazione, che i 440 mila biglietti per i concerti di Taylor Swift avrebbero un valore stimato attorno ai 4,4 miliardi di dollari.
Il messaggio postato dal gruppo di hacker ha anche svelato alcuni dettagli sul materiale rubato. Degli 1,3 TB di dati sottratti dai server di Ticketmaster figurano: 983 milioni di ricevute di vendita, 680 milioni di riepilogo di ordini, 440 milioni di indirizzi e-mail, 4 milioni di record completi, 560 milioni di report di operazioni AVS (Address Verification System), informazioni parziali (e criptate) di 400 milioni di carte di credito, 1,2 miliardi di record relativi al servizio clienti e alle operazioni di autentificazione e verifica.
Considerato l’elevato numero di codici trafugati, nonché i dati personali ottenuti, il gruppo di ShinyHunters ha deciso di elevare il riscatto chiesto a Live Nation, la multinazionale proprietaria di Ticketmaster, da 1 milione a 8 milioni di dollari. Si evidenzia come la stessa Live Nation avesse già acconsentito di pagare il riscatto iniziale, forse perché conscia del reale danno causato dal data breach.
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