I guai sembrano non finire mai per Chiara Ferragni: la famosissima influencer italiana deve ora, come concordato con l’antitrust, pagare oltre un milione di euro ad associazioni benefiche in seguito ha delle ricerche compiute dalle autorità garante della concorrenza e del mercato per quanto riguarda la vendita e la sponsorizzazione delle uova di Pasqua brandizzate.
A conti fatti, tramite le indagini delle autorità, sia constatato che le mosse sospette non sono nate e morte con la commercializzazione del pandoro griffato. Il brand della nota influencer, che in seguito allo scandalo natalizio ha subito ben più di una ripercussione, è stato messo sotto esame anche per quanto riguarda iniziative precedenti nel tempo.
“I Bambini delle Fate” riceveranno ciò che spetta loro
L’azienda dell’influencer avrà 3 anni di tempo per versare all’associazione benefica con la quale ha stretto un accordo collaborativo in occasione delle festività pasquali 2021 e 2022 circa 1.2 milioni di euro. A tale cifra ammonterebbero le donazioni che gli acquirenti hanno fatto mediante l’acquisto delle uova pasquali griffate.
L’indagine, che ha avuto riscontri positivi, è stata condotta al fine di rassicurare i consumatori che hanno acquistato l’uovo al fine di supportare l’associazione benefica che, data la situazione creatasi con i panettoni brandizzati, sembrava essere incerta. “Tutte le società parti del procedimento hanno presentato impegni che sono stati valutati positivamente e resi vincolanti nei loro confronti dall’Antitrust.” segnala l’organo apposito mediante un comunicato stampa.
La dichiarazione del Codacons sullo scandalo Chiara Ferragni
A proposito della questione è intervenuto anche il Codacons: leggiamo insieme le dichiarazioni del presidente Carlo Rienzi:
«Si conclude con successo l’operazione trasparenza avviata dal Codacons già nel 2020 per tutelare i cittadini della operazioni di beneficenza opache o ingannevoli. Riteniamo corretta la decisione dell’Antitrust di sostituire le sanzioni con donazioni in favore dei soggetti più bisognosi, ma la cosa più importante è che finalmente si blocca l’assurdo connubio tra beneficenza e vendite di prodotti, considerato che le società di Chiara Ferragni si sono inoltre impegnate a separare in modo netto e permanente le attività con finalità commerciali da quelle con finalità benefiche»