Ieri abbiamo parlato di una parte del flashback di Touya/Dabi nell’ottavo episodio della settima stagione di My Hero Academia in cui ci è stato rivelato come il ragazzo sia sopravvissuto all’incendio che si pensava l’avesse ucciso. All for One e il dottor Garaki l’hanno salvato per sfruttarlo come possibile sostituto per Shigaraki come erede del villain, ma lui è scappato per tornare a casa.
Come Touya è diventato Dabi
Peccato che è proprio il ritorno a casa che l’ha convinto a diventare un villain. Nella seconda parte del flashback vediamo infatti Touya tornare a casa e ritrovarsi di fronte Endeavor allenare violentemente Shoto. Questa scena gli ha fatto capire che lui è sempre stato un fallimento privo di qualsivoglia importanza per il padre, e che la famiglia l’ha ormai già dimenticato.
Allora Touya, senza farsi notare da nessuno, si è recato nella stanza dove c’era l’altarino funebre dedicatogli e ha pregato davanti a esso per dire addio alla sua vecchia identità e abbracciare il nome Dabi. Da allora il ragazzo si è concentrato solo e soltanto sull’alimentare e potenziare le sue fiamme, che da rosse sono diventate blu.
Il suo corpo, che avrebbe dovuto cedere in un mese, è stato tenuto in forze per tutti questi anni dal forte odio verso tutto e tutti, che si traduce nell’obiettivo di vendicarsi di Endeavor, che ha comunque “seguito” come un maestro. Ogni giorno Dani ha guardato incessantemente i filmati che lo mostravano in azione per copiarne le tecniche. Ogni volta che lo vedeva proteggere la città e poi venire conseguentemente elogiato dalla gente gli faceva battere forte il cuore.
La vendetta che vuole ottenere non consiste nell’uccidere Endeavor, ma anche di distruggere qualsiasi cosa gli sia cara, e poi morire. Queste azioni per lui hanno anche un altro valore, in quanto rappresentano l’unica cosa che ormai può provare la sua esistenza in questo mondo.
Ora che abbiamo un quadro completo della mentalità e delle origini di Dabi, possiamo goderci appieno lo scontro tra lui e Shoto, il quale ha tutta l’intenzione di fermarlo in modo che non faccia più soffrire nessuno.