È un freddo mercoledì di gennaio quando il ronzio del flessibile di Fleximan torna a squarciare la notte. Sono le 21,30, ma al chilometro 71,760 della SS309 nessun testimone sente lo stridore del metallo o il tonfo nel fossato. Mentre la corrente continua a fluire dentro la testa mozzata dell’autovelox (che ormai vede solo i fili d’erba o al massimo qualche nutria), Fleximan ripone l’arma del delitto nel suo bagagliaio e riparte sulla Romea —la Statale che collega Venezia e Ravenna— dirigendosi verso Chioggia.
Non sa ancora di essere stato ripreso dalle telecamere. Se ne accorgerà solo qualche sera fa, quando i carabinieri di Adria, assieme al nucleo operativo radiomobile, si sono presentati davanti alla sua residenza nel Polesine, in provincia di Rovigo (basso Veneto). Perquisendo la casa, i militari hanno rinvenuto e sequestrato quelli che nei documenti verranno definiti “elementi necessari e finalizzati all’indagine“. Tra questi, probabilmente anche “l’arma del delitto” — la ghigliottina delle casse comunali.
I carabinieri hanno poi denunciato l’uomo, 42 anni, operaio metalmeccanico originario di Padova. Nei suoi confronti si ipotizza il reato di danneggiamento, che si aggiungerebbe ad altri precedenti penali. Sarebbe lui Fleximan, il “supereroe” che ha ispirato lodi e aspre critiche per la sua guerra contro i dispositivi di rilevazione della velocità — un conflitto che ha lasciato a terra ben 5 autovelox disseminati per tutta Rovigo, e molti altri in tutta Italia a causa dei discepoli di questo improbabile vigilante.
I “colpi” e l’eredità di Fleximan
Il “vigilante degli autovelox” ha colpito per la prima volta a Bosaro, il 19 maggio dell’anno scorso, e poi di nuovo il 19 luglio, per abbattere nuovamente lo stesso dispositivo che era appena stato ripristinato. Poi una pausa, mentre l’Italia gli affibbiava l’appellativo “Fleximan” e qualcuno lo osannava come un vendicatore delle ingiustizie su strada. Esce allo scoperto solo durante la vigilia di Natale, abbattendo dispositivi sia a Corbola che a Taglio di Po. L’ultimo “attentato”, quello che lo ha consegnato alle autorità, è avvenuto il 3 gennaio 2024, su un tratto della Statale 309 vicino a una uscita (limite di 70km/h).
Molti utenti della strada hanno simpatizzato con l’autore delle ghigliottinate, riconoscendosi nell’antipatia verso i tanti, secondo alcuni troppi, autovelox piazzati in punti critici per la circolazione. Nonostante le proteste dei familiari di vittime della strada, il vandalo ha trovato largo appoggio, dei veri e propri fan (esiste il videogioco e anche la sigla), e molti emulatori. A Bologna contro i dossi, in Emilia Romagna contro i dissuasori, ma i gesti vandalici sono arrivati anche in Piemonte, Calabria, e Puglia. Con trattori, fuoco, e persino pistole, sono in tanti ad aver seguito l’esempio di Fleximan, tanto che i comuni hanno dovuto istituire misure speciali contro sabotaggi di questo tipo.
Sebbene le autorità abbiano sempre condannato con forza i gesti di vandalismo dell’uomo, che potrebbero avere un effetto a cascata pericoloso non solo per i bilanci comunali, ma anche e soprattutto per gli utenti della strada, in molti sembravano voler scusare i mezzi in virtù del fine. Che si ritenga Fleximan un Batman incompreso o solo un pericoloso criminale, è evidente che una buona fetta di automobilisti non riesce a far pace con l’attuale gestione della viabilità; un problema che è risultato evidente anche nel recente dibattito sul limite di 30kh/h in alcune città italiane.
Intanto, almeno in Veneto, si potrebbe anche pensare che abbia vinto Fleximan: secondo una sentenza della Cassazione, andrebbero revocate le multe assegnate dai velox non omologati, che secondo i fan del Fleximan potrebbe essere stato un punto del suo ipotetico manifesto ideologico. Secondo Open le conseguenze del procedimento potrebbero essere “disastrose”, vista l’opinione di un perito investigativo sulla legittimità di tali dispositivi.