La Corea del Sud è conosciuta per la sua cultura frenetica e competitiva. Tutto in Corea è fonte per una competizione, persino stare seduti a non fare niente per ben 90 minuti. Ogni anno va in scena nella capitale Seoul l’evento Space-Out, una sorta di Olimpiade del non fare niente: i cento concorrenti devono infatti stare seduti per un’ora e mezza e non possono parlare, addormentarsi o guardare il cellulare.
Il regolamento delle Olimpiadi del far niente sudcoreane
Anche se non possono aprire la bocca, i concorrenti possono comunque esprimere i loro bisogni con diversi cartellini colorati: uno blu che serve per chiedere un bicchiere d’acqua, uno rosso per chiedere un massaggio e uno giallo per chiedere di essere ventilati.
Durante la competizione, gli addetti ai lavori monitorano la loro frequenza cardiaca e gli spettatori votano i loro dieci concorrenti preferiti. Il vincitore sarà ovviamente il concorrente più votato e con la frequenza cardiaca più stabile. A prima vista potrebbe sembrare un evento per perdigiorno, ma in realtà dietro si cela un significato più profondo.
Le intenzioni dell’evento dichiarate dall’ideatrice Woopsyang: un’opera d’arte in movimento
Space-Out è stato ideato dall’artista visiva Woopsyang dopo aver subito un grave esaurimento nervoso. Ha spiegato che quest’evento di ozio competitivo “ribalta la convenzione sociale secondo cui distanziarsi è una perdita di tempo nella società frenetica di oggi” e la trasforma in un’attività preziosa, in quanto l’ozio è un qualcosa di cui le persone ogni tanto hanno veramente bisogno.
Nella sua mente l’evento è anche una sorta di arte visiva, perché il pubblico si muove mentre i concorrenti stanno fermi, andando quindi a creare un contrasto visivo tra un gruppo che è occupato e uno che non fa niente.
Infatti l’evento stesso si presenta come una sfida fisica ma anche un’opera d’arte e in parte una tregua dalla società iper-competitiva della Corea del Sud. Il paese ha un sacco di paradossi, e anche quest’evento ne ha uno: vuole essere una tregua dalla società competitiva, ma di fatto ha reso questa tregua una competizione.